Page 179 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Il comando delle formazioni partigiane, allo scopo di salvare Ruggeri, fece
eseguire un’azione ad Olza Piacentina per catturare ostaggi coi quali patteggiare
uno scambio con le autorità repubblichine.
In tale azione furono catturati due G.N.R. di Cremona che, in attesa
dell’eventuale scambio, vennero avviati al campo di concentramento partigiano
di Prato Barbieri, presso Lugagnano.
Improvvisamente, però, prima ancora che fosse possibile compiere approcci per
lo scambio, Luigi Ruggeri venne portato sulla piazza di Pozzaglio e colà passato
per le armi.
Anche nell’ora estrema (e gli stessi fascisti lo ammisero) Luigi Ruggeri conservò
intatto lo stoico coraggio di cui aveva dato prova. Già esposto al piombo
avversario, doveva essere fucilato alla schiena, si voltò improvvisamente e
ricevette al petto la scarica mortale.
Agli ostaggi fascisti presi ad Olza, anche se Ruggeri era stato fucilato, non venne
torto un capello, ciò in omaggio a un pensiero espresso in antecedenza dallo
stesso Ruggeri. Alla vigliaccheria del nemico non dobbiamo rispondere con atti
di viltà.
Luigi Ruggeri, in un certo senso, impersona in provincia la figura del partigiano
combattente che spinge il suo spirito di lotta fino al sacrificio.
Altri cremonesi cadono nelle formazioni partigiane di montagna, altri cadranno
nei giorni di aperta insurrezione contro i tedeschi per le piazze e le vie cittadine e
di campagna, infiorate dalla primavera di risurrezione.
Luigi Ruggeri rappresenta, sinteticamente, nella azione e nel sacrificio, la lotta
dei partigiani durante i 20 mesi di battaglia clandestina.
Egli dimostra che ovunque è possibile combattere e morire per la libertà.
LA NEVE CADE SUI MONTI E SI ARROSSA DI SANGUE CREMONESE
Il fenomeno del partigianato italiano in montagna nasce dalla confluenza dei
disciolti reparti dell’esercito regio con la resistenza civile, più propriamente
politica, che intende sin dai primi giorni dopo l’otto settembre continuare
apertamente la lotta contro il nazi-fascismo là dove particolari condizioni lo
permettano.
Le battute di opposizione armata effettuate da singoli reparti dell’esercito,
guidati da subalterni valorosi e ben orientati, lo spirito di rivolta morale di altri
gruppi e di singoli alla capitolazione, in faccia al nemico, dei generali regi (fatta
qualche onorifica eccezione) determinano la costituzione delle prime bande
armate di “ribelli” e di “sbandati”.
Salgono intanto dalla pianura i primi nuclei di civili, elementi compromessi nei
45 giorni e decisi ad iniziare la lotta nella coscienza che l’alternativa posta agli
italiani è quella di insorgere per risorgere.
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