Page 171 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Quale migliore occasione per il duce del fascismo, repentinamente trasformatosi
in dittatore sociale di una repubblica più o meno in gamba, di andare ad attingere
alle vecchie reminiscenze della grande rivoluzione?
Ed ecco che esce il bando della “leva di massa“ del fascismo repubblicano.
Ecco la risibile dichiarazione del “duce”: “La repubblica sociale marcia contro la
Vandea!”
Evidentemente nel suo delirio paranoico il capo credeva che al suo grido
retorico, come una volta all’appello di Danton, dovessero sorgere dal terreno
legioni e legioni animate solo dal fuoco sacro di combattere per il nazismo e per
la gerarchia.
Il ferro e il bronzo, per dirla col poeta, erano invece in mano agli avversari che,
stavolta, non erano re Guglielmo e i reazionari di Germania, ma i popoli liberi
del mondo e la libera nazione italiana.
Invece delle legioni, suscitate dalla loro ardente fantasia, duce e gerarchia
repubblichina ebbero le “brigate nere”, donchisciottesche e vili formazioni che
seppero unicamente usar prepotenza e violenza con i deboli e che, al momento
del pericolo, sparirono come neve al sole.
La mobilitazione integrale del fascismo per la lotta anti-partigiana era così
congegnata: la direzione del p.f.r. (secondo il citato bando ducesco) si
trasformava in Stato Maggiore del “corpo ausiliario degli squadristi”.
Ogni federazione del p.f.r. si trasformava in “brigata nera” di cui facevano parte
tutti i fascisti dai 18 ai 60 anni.
Ogni altra attività veniva tolta al p.f.r. il quale così tornava alle sue origini di
“fascio di combattimento”.
Le “brigate nere” (anche il nome di “brigata” veniva tolto allo spontaneo frasario
del partigianato) dovevano essere essenzialmente impiegate nella lotta contro i
partigiani.
La federazione “fascista repubblicana” di Cremona si trasformò così nella “12
brigata nera Augusto Felisari” e accanto alle formazioni già esistenti (milizia
giovanile, G.N.R., Fiamme bianche, ecc.) rappresentò la forza d’urto del
fascismo cremonese in provincia ed anche fuori dal nostro territorio.
Comandante della “brigata nera” fu il “Commissario Federale” Cerchiari,
esponente del fascismo squadrista del casalasco.
Senza oltre insistere sull’attività di questa masnada di avventurieri si può
ricordare che essa, nel corso dell’estate ’44, venne inviata in zone montuose del
Piemonte come unità anti-partigiana.
E’ da ritenere, però, che la situazione di quelle zone e l’atmosfera balsamica dei
monti non fossero così propizie come lo era stata agli squadristi cremonesi del
’21, quella della pianura padana. La “brigata nera” lasciò sul terreno parecchi dei
suoi componenti. Ritenevano di andare a vincere e a far bottino, gli squadristi
dovettero rientrare a Cremona nella tarda estate convinti che non ce l’avrebbero
fatta e, quasi stancamente, rassegnati al destino.

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