Page 168 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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insorgere con tutte le forze a sua disposizione per cacciare lo straniero e per
eliminare i complici traditori dell’interno.
Lo stato germanico aveva condotto e conduceva ancora la guerra con metodi e
con brutalità al di fuori di ogni elementare rispetto dei fondamentali diritti
dell’uomo. I fascisti si erano accodati a questi turpi esempi di inumanità feroce e
di assoluto disprezzo delle norme che debbono regolare l’umana convivenza.
Per lo stupido mito razzistico, assolutamente non sentito dal popolo italiano, essi
avevano messo “au poteau” decine di migliaia di onesti e laboriosi cittadini che
pure avevano contribuito all’evoluzione democratica ed economica del paese,
spesso con grande sacrificio.
Nel periodo repubblichino i fascisti si erano fatti persino aguzzini degli stessi
connazionali di religione ebraica, raccogliendoli in campi di concentramento ed
inviandoli a quelli di sterminio in Germania.
Anche a Cremona si erano avuti esempi di quest’orrenda persecuzione con
cittadini ebraici, di nulla colpevoli, chiusi nel “canile” alla Caserma di S.Giorgio.
I fascisti avevano adottato il metodo di fucilare degli ostaggi in caso di attentati.
I fascisti fucilavano renitenti e sbandati, confiscavano averi, bruciavano case,
rapinavano mezzi e bestiame.
Sostanzialmente essi si erano posti fuori legge e al bando della comunità
nazionale.
Era giusto e necessario, anche se estremamente doloroso, che, al terrore fascista
instaurato nella provincia occupata dal tedesco, i patrioti rispondessero con atti
energici tali da incutere timore agli oppressori e da ristabilire, per quanto fosse
possibile, la legalità democratica.
Altro dato di fatto che non deve essere dimenticato è che alla guerra “totale”
proclamata dal nazi-fascismo i patrioti non potevano rispondere che con la
guerra totale del popolo condotta senza esclusione di forme e di colpi.
D’altro canto l’esercito clandestino, legittimamente investito di poteri dal
governo nazionale e riconosciuto come forza combattente dagli eserciti alleati,
operava nei settori dove aveva possibilità di muoversi e i colpi di mano, le
imboscate, le azioni insidiose e proficue, i sabotaggi, rientrano, da che storia è
storia, nell’ambito tradizionale della guerra partigiana o per bande.
Ciò si è detto non per giustificare (chè di giustificazione non si tratta) le legittime
azioni compiute dal partigiano italiano ma per far giustamente ricadere sui
fascisti le colpe e le responsabilità di cui essi andarono coperti e che ora, con
sanguinante ironia, vogliono far ricadere sulle pure forze della Resistenza
italiana.
E che gli atti di guerra, quali che fossero, compiuti dai partigiani rientrassero
nella moralità umana nonché nella legalità costituzionale del paese, basta a
significarlo l’opinione pubblica di allora che, nel crogiuolo della lotta, dava il
suo appoggio fisico e morale all’attività patriottica.
Logicamente i fascisti, i quali ritenevano di poter agire indisturbati, di
saccheggiare impunemente la nazione, di uccidere e di provocare, rimasero

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