Page 165 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Il primo bombardamento, effettuato da caccia bombardieri il 14 giugno, non è di
grande rilevanza.
Alcune case sono distrutte alla periferia di Cremona, in Piazza Castello ed oltre il
passaggio a livello di Via Milano.
Poche vittime fra la popolazione civile che però resta seriamente demoralizzata.
Circolano per le vie e danno aiuto all’opera di sgombero soldati cecoslovacchi
arruolati forzatamente dai tedeschi.
Il bombardamento pesante di Cremona avviene nella mattinata del 10 luglio
1944.
Squadriglie di bombardieri pesanti si succedono nel cielo di Cremona, fra le ore
11 e le ore 11 e tre quarti antimeridiane, e scaricano grappoli di bombe nella
zona abitata che circonda la stazione ferroviaria. Evidentemente l’obiettivo è
quello di troncare con il bombardamento degli scali e dei binari, le
comunicazioni fra Cremona e Mantova e Milano e Brescia.
Le linee ferroviarie che passano per Cremona non hanno grande importanza, ma
stante il super ingombro delle vie principali di traffico e le interruzioni d’ogni
genere ad esse frapposte, hanno conquistato un interesse notevole per il comando
tedesco.
L’obiettivo dell’incursione, rapidamente individuato, viene pesantemente colpito
dall’aviazione alleata.
Il bombardamento a tappeto implica però un largo margine di distruzioni
nell’abitato cittadino che, da Piazza Risorgimento, Via Trento e Trieste, Via
Dante e oltre gli impianti ferroviari, giunge al rione di Sant’Ambrogio e al
Cimitero.
Oltre un centinaio i morti sepolti sotto le macerie. Un numero quasi doppio di
feriti ingombra le corsie dell’Ospedale Maggiore.
Non è storia questa, ma semplice cronistoria. Una però, delle più sanguinose
pagine della cronistoria cremonese. E giova perciò su di essa soffermarsi perché
dalle pietre distrutte, anche se ora ricostruite, e dai tumuli dischiusi a centinaia di
innocenti cittadini emana ed emanerà nel volgere della storia la più severa
sentenza di condanna nei confronti del fascismo, causa prima ed immanente della
guerra e delle distruzioni da essa causate.
Lo spettacolo che la zona bombardata offriva (e consimili scene si ripeteranno
nei centri maggiori della provincia, da Crema ripetutamente e duramente colpita,
a Casalmaggiore, a Pizzighettone, a Soresina, a Soncino, ecc.) era tale da colpire
l’animo e l’immaginazione di tutta la cittadinanza.
Rovine informi e fumanti. Piazze e strade ingombre di macerie e di masserizie
spezzate. Il gemito dei feriti, l’urlo angoscioso dei superstiti.
Il cimitero, con la apocalittica visione della morte che colpiva due volte,
presentava una macabra scena di tombe devastate, di sepolcri violati, di corpi e
di ossami stravolti in pose impensate sui lastrici degli androni e tra i vialetti cinti
di cipressi.
L’impressione e il timore che ne derivò la cittadinanza furono devastanti.
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