Page 164 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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La situazione, però, non si sposta di un millimetro anche se tutti i giornali della
“repubblica” ostentano un dolore e una rabbia ufficiale che non è affatto
condivisa dal popolo.
Questi ha salutato, con una ovazione nella coscienza di ogni singolo, la
liberazione di Roma auspicando che la marcia dal sud al nord venga accelerata al
massimo perché il paese esca al più presto dalla situazione.
Né valgono, parimenti, i roboanti appelli diffusi con sollecitudine sui giornali e
dall’Eiar perché i giovani accorrano ad iscriversi nei ruoli della “Decima” o nei
battaglioni della SS Italiana e quelli dei Bersaglieri “Mussolini” o “Mameli”.
Passando sotto il grande manifesto, appeso a pali nel pubblico giardino e che
riproduce un “baldo legionario” che puntando il dito chiede imperiosamente: “E
tu cosa fai per la patria?”, i giovani cremonesi pensano che la patria, innanzitutto,
non è la patria fascista ma quella che cresce fra stenti e sangue nella congiura e
sulle Alpi, e tirano diritto pensando al modo migliore per porsi al riparo dalle
vendette e dalle rappresaglie nazifasciste.
Le notizie di guerra, l’una dopo l’altra, arrivano e sono sempre più gravi per il
nazifascismo in Italia.
Lo stato di anarchia della caotica repubblichetta tende ad accrescersi per la fuga
dai “territori invasi” dei fascisti di fede che non vogliono sperimentare le
legittime ritorsioni al loro passato malgoverno.
Cominciano a passare per Cremona macchine impolverate di “profughi”. A
bordo di esse visi stravolti e affannosi di gerarchi che si guardano attorno con
sospetto e tengono d’occhio il mitra per timore di agguati e di assalti partigiani.
Ora non ci sono più soltanto i governi “ombra” ma addirittura le “federazioni
fasciste ombra” che spostano la loro sede dal sud al nord e si organizzano presso
le più sicure consorelle.
I bombardieri alleati, dalle basi occupate nell’Italia meridionale, ampliano la loro
sfera d’azione. I cacciabombardieri si spingono avanti in azioni di
mitragliamento e spezzonamento aggravando la difficoltà del traffico militare e
civile.
Ingorghi paurosi si producono presso i ponti non ancora distrutti; paralisi si
determinano nei gangli più vitali e complessi della vita; interruzioni e lacune di
ogni genere che si ripercuotono, fatalmente e inevitabilmente sulla pacifica
popolazione.
Le riserve alimentari vengono dirottate in Germania. L’esercito nazista e i
vassalli fascisti vivono a spese del paese esaurendo così non soltanto la scorte,
ma le fonti stesse della vita col depauperamento del patrimonio agrario -
zootecnico e dei prodotti tessili e industriali.
In poche settimane dallo stato di vita quasi normale della provincia (almeno dal
lato funzionale amministrativo e di usuale attività) si passa al periodo caotico e
discontinuo che si protrarrà fino alla liberazione di Cremona.
Incidono profondamente sulla vita normale cittadina e provinciale i
bombardamenti effettuati in zona dalla aviazione alleata.

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