Page 161 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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ma che accompagnerà con forza esplosiva di azione l’arte esterna che i
nazifascisti debbono rappresentare.
Inizia pertanto quella grande battaglia su quattro fronti che il piano di guerra
germanico avrebbe voluto evitare ma che, invece, si ripresenta e nelle condizioni
più sfavorevoli per i nazifascisti.
La lotta partigiana, per essi, rappresenta la quarta dimensione della guerra, quella
che debbono affrontare senza preparazione, senza particolari apprestamenti, ed
avendo inoltre al proprio passivo una psicologia inadatta a comprendere le
mentalità ed i moventi dei popoli soggiogati. Una psicologia “razzista” che pone
altezzosamente gli altri popoli a un livello inferiore, così che l’infatuamento
germanico ne ricava una visione prospetticamente sfasata circa la essenza reale
della situazione.
Agli imponderabili del precedente periodo si vanno dunque ora aggiungendo per
i nazifascisti pericoli reali rappresentati da una errata concezione delle cose che
si riproduce, meccanicamente, in errori e lacune del piano strategico generale.
La guerra è a un svolta decisiva non soltanto per il formidabile apporto del
materiale pesante delle nazioni alleate, ma perché tutti gli accennati
imponderabili vengono ora al groppo costituendo il punto critico della
situazione.
Il nazifascismo, sulla difensiva, è preso nella stretta finale dell’avversario.
Contorsioni e divincolamenti di vario genere non serviranno ad altro che a
procrastinare, di qualche mese, l’esito finale e a rendere più disastrosa la
situazione post-bellica dei paesi europei.
Con la primavera, auspicata al tempo dell’avventura greca dal duce e dai “
parolieri “ di canzonette, viene il bello.
Il fronte dell’Italia meridionale, appoggiato dalla zona di sbarco di Anzio e
Nettuno, si mette in movimento.
L’urto iniziale di artiglieria pesante, battente sulle posizioni germaniche di
Cassino, e il bombardamento metodico dei centri e dei nodi stradali di
comunicazione sono i primi segni della iniziata battaglia.
In una luminosa mattinata di domenica (è il due maggio 1944) Cremona e
provincia assistono al passaggio (quasi una parata aerea) di centinaia e centinaia
di aerei pesanti da bombardamento che procedono in serrate formazioni verso
obiettivi lontani: Austria e Germania.
I bombardieri pesanti, metodicamente serrati in squadriglie come truppe
inquadrate, procedono fiancheggiati da velocissimi velivoli da caccia e da
combattimento.
Il rombo imponente dei motori, da oltre 3.000 metri di altezza, fa tremare i vetri
e le case della città e dei paesi.
Con rabbia inenarrabile dei fascisti (Farinacci pubblicherà sul solito “Regime”
un trafiletto di biasimo per i “pericoli” cui i cittadini si sono esposti) la
popolazione assiste al passaggio curiosa ed attonita.
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