Page 162 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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E’ una dimostrazione tale di forza e di potenza bellica che rassoda il morale dei
resistenti e fa parere più sciocchi e più “untorelli” i piccoli masnadieri neri anche
se armati fino ai denti. Essi al centro della città tentano, con modi bruschi, di
intimorire la gente per avviarla ai “rifugi” onde, come lo struzzo, non riporti
impressioni classificanti la caccia aerea germanica e repubblichina.
Le notizie che arrivano i giorni successivi dai microfoni di Radio Londra,
confermate tardivamente e pietosamente dai bollettini germanici (tutto un
frasario di ammissioni e di contro ammissioni che fa ridere per lo sforzo di “dire
tacendo”), diventano sempre più gravi per i nazifascisti.
L’ariete della guerra alleata batte metodicamente e con forza sempre maggiore
contro le posizioni difensive germaniche. Queste, logorate in vari punti, cedono
alla fine.
Nelle zone di sfondamento, appoggiate dal fuoco rovente dei velivoli di
combattimento e dal bombardamento a tappeto sui concentramenti nemici, le
colonne corazzate delle Nazioni Unite appoggiate da reparti dell’esercito
regolare italiano passano all’attacco per lo scardinamento del fronte.
Sui colli romani, nella zona montuosa del Molise e dell’Abruzzo, le formazioni
partigiane passano pur esse all’offensiva.
Nella zona ancor più retrostante del fronte, Toscana e Umbria, la resistenza
vibra poderosi colpi al potenziale bellico delle retrovie tedesche.
Sugli Appennini e sulle Alpi formazioni di patrioti passano all’azione mentre
nelle città si risponde, colpo per colpo, al terrorismo nazi-fascista inaugurato
dalla sanguinaria repubblichetta.
La situazione diventa fluida, per usare una espressione cara alla terminologia dei
bollettini di guerra nazifascisti. Il che significa, in poverissime parole, che lo
schieramento militare germanico è in crisi mentre gli organi di governo della
“repubblichetta”, sorpresi dagli incalzanti e drammatici avvenimenti, non sanno
più cosa fare e si intralciano a vicenda con una caotica attività discontinua e
discordante a base di circolari e di contro-circolari.
Arrivano, infine, e son colpi di mazza sull’ottimismo anche il più radicato dei
repubblichini, la notizia della liberazione di Roma e quella, addirittura stordente,
che il vallo atlantico è stato infranto e che le truppe delle Nazioni Unite hanno
aperto il tanto atteso Secondo Fronte.
La liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944 segna una importantissima
tappa nella lotta che il Movimento di Liberazione Italiano combatte contro
l’oppressore. Così come l’apertura del secondo fronte all’alba del 5 giugno suona
la diana dell’ultima battaglia che il “maquis” francese e la resistenza europea
debbono iniziare contro la tirannide nazista.
Tutto ciò segna il culmine della crisi germanica che sboccherà, poche settimane
dopo, nell’abortito attentato contro Hitler ad opera di forze schiettamente
tedesche convinte ormai della ineluttabilità della catastrofe.
Agli effetti della situazione italiana la liberazione di Roma ha conseguenze
profonde e di grande apertura. La Democrazia Italiana, anzitutto, esce dal chiuso

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