Page 160 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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PRIMAVERA ESTATE DEL 1944: SI COMBATTE E SI MUORE
OVUNQUE SI SPIEGA LA BANDIERA DELLA LIBERTÀ
La stasi bellica sul fronte dell’Italia Meridionale, l’attività ancora limitata delle
formazioni partigiane, la relativa facilità con la quale, valendosi dell’appoggio
tedesco, si era costituita l’ossatura dello staterello nazista nell’alta Italia, avevano
ingenerato negli animi della neo gerarchia repubblichina una tal quale sicurezza
di un relativo equilibrio di forze.
Bene o male, sia pur passivamente, la massa degli italiani sopportava le
imposizioni non ancora drastiche degli organismi repubblichini.
Un simulacro di forze armate appoggiava i decreti e i normali atti amministrativi
delle autorità di fatto esistenti.
L’eco stesso dei tonanti appelli: combattere per la repubblica e per la
socializzazione, aveva inebriato le orecchie della gerarchia che, quasi quasi,
aveva finito per credere alla sua stessa illusoria propaganda.
Avendo bisogno di convincere gli altri, e ritenendo magari di esserci riusciti per
l’assenza di una opposizione pubblica e legale, i fascisti si erano quasi convinti,
al suono delle loro stesse parole, di aver ristabilito la situazione.
Non che non si accorgessero dello stato d’animo generale, nettamente contrario
alla guerra e alla “ repubblica “.
Ma considerando il popolo italiano, così come l’avevano considerato per venti
anni, una massa di manovra da usare per le parate e come carne da macello,
ritenevano valido il principio per cui sono le minoranze audaci che guidano le
maggioranze inerti.
Massima questa in gran parte esatta, appunto, fino a che la maggioranza, anziché
rimanere inerte, sprigiona dal suo seno forze tali e idee così fatte da ridurre
all’impotenza e annichilire quella pattuglia di audaci malfattori che intende su di
lei esercitare il predominio, contro i diritti e gli interessi della generalità.
I veli delle illusorie speranze e il malfermo equilibrio della situazione non
tardarono più a lacerarsi e a spostarsi non appena i fattori determinanti della
contro-azione si misero in movimento come voleva la dialettica interna degli
eventi.
La propaganda nazi-fascista, per velare la realtà sostanziale della posizione di
difesa assunta dall’Asse, aveva escogitato, capovolgendolo dalla teoria delle
Nazioni Unite, il concetto che il tempo lavorava ora a favore della Germania.
Inversione piattamente propagandistica alla quale abboccavano molti nazifascisti
presi dal miraggio delle armi nuove e segrete di inaudita potenzialità.
Ora però le sorti della guerra si mettevano in movimento per opera della contro-
azione alleata e delle forze democratiche ad essa collegate.
Senza parlare della “apertura di un secondo fronte” che ormai era questione di
giorni, i nazi-fascisti dovevano resistere all’arte esterna e alle forze interne di
disgregazione nel vastissimo territorio occupato. Tale forza centrifuga è
rappresentata dalla resistenza europea, di già agente in forma più o meno attiva,
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