Page 159 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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A parte i 38 stringenti o scaltri interrogatori da lui subiti, la “polizia”
ripetutamente mise in scena il simulacro macabro di una finta esecuzione con
plotone schierato e ufficiale pronto a dare ordine di “fuoco”.
Sta il fatto che l’Uggeri apparteneva a quella falange di uomini che si venivano
educando alla resistenza attraverso la lotta e il sacrificio.
La “generazione perduta”, quella che aveva pochi anni quando sorse il fascismo,
su cui il fascismo aveva cercato di imprimere la sua impronta “educativa” ora,
nella stragrande maggioranza, si ribellava al perfido insegnamento e sviluppava
la sua evoluzione nel senso dei grandi ideali tradizionali della democrazia e della
patria.
Si è visto in precedenza che, già durante il ventennio, nel seno della gioventù
stessa “pupilla del regime” si erano sviluppati i germi di una opposizione al
fascismo fondata su motivi propri agli assillanti problemi giovanili e in parte
ispirati alle correnti del pensiero democratico.
L’opposizione ora si fa più generale e compatta. Salvo un superficiale straterello
di giovanissimi, in cui fanno breccia la bolsa e ridondante retorica repubblichina,
la speranza di stipendi e la certezza di una liberissima condotta di vita, i giovani
cremonesi, coscientemente e per la forza delle innate virtù, resistono agli
allettamenti e comprendono da quale parte stia il dovere e dove sia il posto da
occupare e il combattimento da scagliare.
Ciò si vedrà ancor meglio quando si tratterà dell’azione partigiana dei giovani
cremonesi fuori dai limiti della provincia.
Ora si può dire che l’opera corruttrice del fascismo nei confronti della
generazione provata dalla guerra e da dieci anni di vita convulsa, distolta dalla
normalità e dalle leggi cardinali della morale, non era riuscita.
E mentre nella lotta di resistenza la migliore gioventù d’Italia temprava le sue
doti e il suo carattere e si educava alla scuola del sacrificio, solo margini
irrilevanti di essa si lasciavano prendere all’amo dalle seduzioni della retorica di
una vita moralmente distratta dai suoi cardini fondamentali.
Nel crogiolo della lotta di Liberazione, per la maggiore parte, la gioventù italiana
fuse il più nobile metallo della sua tenacia rivolta all’avvenire.
Gli altri, i sopravvissuti dell’ideologia fascista, si identificarono nelle scorie
morali che, nel secondo dopo guerra, affiorarono alla superficie così come i
detriti di un grande naufragio.
E di ciò: della crisi morale post-bellica di parte della gioventù, della corruzione
evidente nella vita italiana caratterizzata da scetticismo, velleità di godimento,
superamento dei limiti morali, uno solo è il responsabile: il fascismo.

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