Page 157 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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presenza di forti contingenti di SS e gli ordini severissimi di repressione emanati
del Generale Zimmermann.
I repubblicani appaiono, al principio, come stupefatti per il calmo ardire delle
masse operaie. Reagiscono poi all’impazzata con ridicole imprese sui tram e sui
pullman di Milano (centinaia le vetture fracassate) con arresti e sparatorie
all’entrata delle fabbriche.
L’azione unitaria degli operai è saldamente appoggiata dai nuclei partigiani della
montagna e dai distaccamenti sapisti della pianura.
In un secondo tempo l’azione fascista, sul terreno propagandistico, è rivolta a
minimizzare l’importanza degli scioperi e la partecipazione delle masse operaie.
Si arriva a dire che gli scioperanti non hanno superato i duecentomila mentre
tutti gli italiani conoscono l’ampiezza e la consistenza ben superiori della
manifestazione.
Farinacci, nel solito “Regime”, emette ululati di soddisfazione nel dichiarare che
le masse operaie cremonesi non hanno partecipato allo sciopero continuando nel
lavoro produttivo per la “Repubblica Sociale” e per il grande alleato.
Naturalmente egli finge di dimenticare che le “masse” operaie cremonesi sono
ben poca cosa nei confronti delle grandi masse del triangolo e che, le maestranze,
divise come sono in stabilimenti quasi artigianali, sono troppo direttamente
sorvegliate e minacciate per poter intraprendere un’azione che, in questo
particolare momento, è azione praticamente rivoluzionaria.
Se l’agitazione sotto la forma dello sciopero è preclusa ai lavoratori cremonesi,
essa però penetra nelle fabbriche con la minuta propaganda, con lanci di
volantini incitanti alla lotta di liberazione e con altre forme possibili.
Difatti nei giorni dello sciopero nazionale anche le fabbriche cremonesi sono
oggetto di intensa distribuzione di stampa clandestina mentre sui muri delle case
situate in vicinanza degli stabilimenti vengono affissi manifesti e apposte scritte
inneggianti alla resistenza e in odio ai nazi-fascisti.
D’altra parte l’eco grandiosa della lotta impegnata nel triangolo non tardò ad
arrivare in tutta la Lombardia galvanizzando l’attività e dando forza a tutti i
nuclei organizzati.
Accanto alle altre forme di attività resistenziale, il C.L.N. aveva e svolgeva
anche la funzione di raccogliere, ed eventualmente comunicare agli organi
direzionali dell’alta Italia, dati e notizie riguardanti movimenti strategici di
truppe e di materiali, depositi o magazzini di questi ultimi, ubicazione di
impianti, piani di produzione di fabbriche, carte topografiche riguardanti zone di
particolare interesse militare ecc...
Funzione legittima in periodo bellico da parte di una nazione in stato di guerra
contro un nemico ferocemente asserragliato in casa nostra.
Il Cremonese, per la vicinanza all’Emilia e per le vie di comunicazione
sussidiarie al grande traffico fra il Brennero e il fronte e fra il Brennero e la
Liguria, rappresentava un passaggio obbligato, coi suoi ponti (ancora intatti)
sull’Oglio, sull’Adda e sul Po. Vigilare su questi passaggi, ai quali perveniva

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