Page 155 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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nella fattispecie una valigia piena di bombe a mano. A pochi chilometri dalla
meta la sua bicicletta (allora la bicicletta era l’usuale mezzo di trasporto e di
trasferimento e verrà tempo in cui le autorità naziste vieteranno che la gente se
ne serva per impedire ai patrioti di compiere nell’azione rapidi spostamenti) bucò
improvvisamente.
Serpeggiavano le pattuglie nazi-fasciste. Urgeva la necessità di far presto.
Vittorini vide allora davanti a un manifesto della Kommandantur germanica un
operaio che leggeva tenendo a mano la propria bicicletta. Dalla espressione del
volto egli comprese che l’operaio non era certamente del parere dell’estensore
del manifesto. Vittorini gli si avvicinò e gli disse: “mi occorre la bicicletta perché
la mia ha le gomme bucate”. L’altro lo guardò stupefatto. La bicicletta era allora
un capitale. Senza parlare Vittorini aprì la valigia e mostrò il contenuto.
L’altro comprese al volo e consegnò la macchina.
Quando Vittorini tornò dalla missione trovò la sua bicicletta già riparata.
Di questi episodi, nella storia della Resistenza Italiana, se ne possono trovare a
centinaia e tutti come testimonianza della solidarietà popolare a coloro che si
erano assunti il grave compito di organizzare la lotta contro il fascismo.
In questo periodo in città e in provincia continua con ritmo più organizzato la
serie degli atti di sabotaggio, di recupero armi, di disarmo di fascisti isolati.
Gli scherani della “ Repubblica “, frammessi alla loro attività più gradita
(vigilanza sul mercato nero che si traduceva in una “decima” raccolta a loro
particolare vantaggio) compivano anche rastrellamenti contro refrattari in talune
località.
A Casalmorano, nel febbraio 1944 una pattuglia di G.N.R., guidata da un certo
Merlini (che il giorno prima era stato disarmato dai patrioti a Soresina), sorprese
in un caffè alcuni sbandati e fece fuoco su di essi. Uno cadde ucciso. Non era che
una avvisaglia.
Nei giorni seguenti un rastrellamento in grande stile venne organizzato nella
zona e un centinaio di sbandati, arrestati, vennero tradotti a Cremona.
Nella zona cremasca, nello stesso periodo, si opera un trasporto di armi da
Crema a Romanengo; pattuglie armate provvedono il 10 marzo 1944, al lancio di
manifestini nella zona di Castelleone. Sulla stradale Crema-Soresina, prima del
passaggio di una colonna tedesca, vengono disseminati i classici “chiodi
rivoltabili” anti-autocarro.
Ancora a Soresina due militi della cosiddetta “compagnia della morte” vengono
disarmati.
Lo stillicidio delle azioni, di ampiezza limitata ma di indubbio effetto specie per
l’addestramento dei gruppi di patrioti a questa particolare forma di attività,
prosegue anche nelle altre zone della provincia. Disarmi di G.N.R. e di
“guardiafili” avvengono alla periferia cittadina e con lanci notturni di volantini di
propaganda varia. Armi vengono ancora sottratte ai depositi e alle caserme.
Un’azione si dirige al “Casermone“ di S.Bernardo.

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