Page 154 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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All’organizzazione delle Fiamme Verdi già dai primi tempi davano attività
Ottorino Rizzi e i fratelli Bianchi; a quella di Giustizia e Libertà Lionello
Miglioli, con qualche ex ufficiale dell’esercito; alle Matteotti nei primi tempi
alcuni ufficiali subalterni e di complemento dell’esercito, come Stefano Corbari
e Angelo Maiori, fiancheggiati in città e provincia da altri fidati elementi; alle
“Garibaldi” un buon nucleo di elementi come Roberto Ferretti, Menotti Screm,
Guido e Arnaldo Uggeri, Andrea Zeni, Angelo Pasquali, Sergio Percudani ecc.
Il primo armamento delle formazioni si era ottenuto, come si è visto, attraverso
la raccolta di armi del disciolto esercito. Altre erano state acquistate (il P.C.
dedicò a quest’opera un primo fondo di L.20.000 stanziate allo scopo dalla
direzione del partito).
Mentre l’armamento individuale, nonostante i “bandi” e le gravi pene per i
detentori di armi (pene che andavano fino alla condanna capitale), solitamente
era custodito dallo stesso patriota, l’armamento “pesante” o di reparto
(automatiche leggere, bombe a mano, mitraglie) era conservato in depositi ben
sistemati e occultati.
Il trasporto delle armi costituiva, naturalmente, il peggior rischio per i patrioti
che se ne incaricavano. I posti di blocco, i fermi arbitrari, qualsiasi incidenza
casuale potevano avere ripercussioni determinanti per colui che operava il
trasporto.
Nonostante ciò il trasferimento di armi da un deposito ad un altro avveniva
regolarmente secondo le necessità contingenti.
Si potrebbero citare, al proposito, episodi interessanti che ricordano l’eroismo e
l’atmosfera drammatica dei più duri periodi del Risorgimento.
Le riunioni interpartitiche dei comandi delle formazioni, come quella del C.L.N.
provinciale, si tenevano saltuariamente in località sempre diverse per non
incappare nella rete spionistica del neo-fascismo.
Venivano in esse scambiate notizie interessanti l’attività comune, si lavorava di
mutuo accordo all’ampliamento e allo sviluppo della organizzazione, si
delineava la traccia insurrezionale per gli avvenimenti decisivi che potevano aver
luogo da un momento all’altro.
Le difficoltà di un’organizzazione militare, in clima clandestino, senza possedere
basi sicure come potevano avere le formazioni in montagna, erano molteplici.
Alcune quasi insuperabili.
Suppliva a tutte un forte spirito di dedizione e di sacrificio il quale poggiava sul
convincimento di un totale appoggio da parte delle masse popolari.
E’ questo un dato di fatto fondamentale che agevola il movimento democratico
del 1944-45 rispetto a quello del primo Risorgimento. Allora le masse popolari
erano estranee al moto di idee e alla attività corporativa, oggi esse sentono
profondamente l’afflato e la portata degli eventi, sono disposte a dare un apporto
alla Resistenza e ad operare nella stessa.
Si veda un semplice fatto, ricordato recentemente dallo scrittore Elio Vittorini:
durante la lotta clandestina egli ebbe occasione di operare un trasporto di armi,

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