Page 150 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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aspetto spettrale di città deserta e desolata.
E ce n'era ben d'onde: nei cinema potevano improvvisamente aver luogo le
cosiddette “razzie”, nelle strade potevano aver luogo rastrellamenti degli uomini
validi.
Una chiassata carnevalesca, basata però sulla brutalità squadristica riaffiorante
nelle giovani leve del fascismo repubblichino, avvenne in questo periodo sotto la
Galleria allora 23 marzo.
Gruppi di giovinastri si appostarono agli angoli dell’edificio aggredendo i
giovani e quanti altri essi ritenevano in età di andare a combattere “spalla a spalla
coi camerati germanici”.
Si ebbero quella sera colluttazioni e pugilati nonché “tagli di capelli” ai giovani
che non garbavano agli scherani repubblichini.
Altro tocco al quadro pittoresco e tragicomico del fascismo cremonese è dato,
proprio in questo periodo, dai “preti di Farinacci”.
Già nel corso del lavoro si è sottolineato il carattere anticlericaloide
dell’ideologia di Farinacci.
Costui, immesso imprudentemente nella massoneria nei suoi giovani anni, aveva
attinto da essa la parte deteriore del programma.
In prosieguo di tempo egli era ormai divenuto un transfuga dalla stessa per
ragioni esclusivamente di carattere personale.
Gli era rimasto un astio velenoso contro i preti, astio che non si identificava in
una pura e semplice presa di posizione politica e religiosa, ma in una avversione
podrecchiana ai preti come tali.
Il lato umoristico della faccenda sta in ciò che, mentre egli per ragioni politiche o
personali avversava e polemizzava coi preti fedeli alla chiesa e alla loro
gerarchia, al tempo stesso raccoglieva attorno a sè un gruppetto di preti spretati
o sospesi a divinis che non distavano molto dall’acclamarlo profeta e vate
d’Italia.
In questo clima antichiesatico e giuspatronalistico di marca repubblichina, uscì
alla luce il libello, pseudo religioso e pseudo patriottico, intitolato “Crociata
italica” settimanale diretto da un certo don Tullio Calcagno.
Era costui un ex parroco di Terni, sospeso a divinis dal suo vescovo e giunto al
nord colle prime bande di profughi.
Moralmente un avventuriero, come tanti altri abati venturieri che infestarono
l’Italia nel ‘700.
Meno fortunato del suo collega, Eusebio Zappaterreni, che i cremonesi ebbero la
ventura di ascoltare in una sgrammaticata concione tenuta sotto la Galleria,
Tullio Calcagno, nei giorni dell’insurrezione, finì fucilato in località lungi da
Cremona.
L’attività di “Crociata italica”, per i toni sostanzialmente antireligiosi assunti e
per la polemica contro le direttive della Gerarchia Cattolica, incontrò
logicamente la decisa riprovazione del Vescovo di Cremona, promosso dalla
Santa Sede, proprio in quel periodo, ad Arcivescovo in riconoscimento delle sue

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