Page 148 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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diceva che lo sgombero era stato fatto per risparmiare a Roma gli orrori della
guerra, oppure, come dichiarava qualche fazioso esaltato, che esso veniva fatto
per allontanare il governo “dalla cloaca della capitale badogliana”. Si veda a
questo proposito l’o.d.g. dei fascisti repubblichini del Ministero Africa Italiana
presentato allo stesso Farinacci.
A Cremona con bagagli e scartoffie si trasferirono dunque in questo periodo il
“Ministero dell’Africa Italiana”, una sezione della “Cassazione” e la “Corte dei
Conti”.
Naturalmente, nella loro quasi totalità, funzionari e impiegati dei predetti
ministeri o uffici centrali erano il fior fiore del fascismo burocratico.
Gli altri si erano dati alla macchia o erano riusciti con qualche pretesto a
rimanere nella capitale.
I neo venuti contribuivano, dunque, a colorare di toni più accesi il quadro della
Cremona repubblichina.
Il Ministero dell’Africa aveva sede in un palazzo di Corso Garibaldi ed il suo
Dopolavoro era al circolo della Caccia in Corso Campi.
“Regime Fascista” acquistava così dei collaboratori che davano un tono diciamo
“ideologicamente più elevato” alla quotidiana serie di menzogne e di panzane
davanti alle quali l’animo dei cremonesi, notoriamente scettici e scanzonati, si
arrestava stupefatto per l’impudenza degli estensori.
A proposito di questi collaboratori, di cui non facciamo i nomi perché non ne
vale assolutamente la pena, vogliamo ricordare un episodio che fece impressione
sulla cittadinanza. Uno di questi articolisti fasulli ricordando, il 10 marzo, la data
della morte di Giuseppe Mazzini (ma quando mai se ne erano ricordati durante il
ventennio questi complici della monarchia?) aveva dichiarato che “questo grande
italiano era stato odiato e beffato dai clericali, dai liberali democratici, dai
socialisti e dagli stessi repubblicani.
Vittorio Dotti, vecchio repubblicano cremonese, si sentì colpito dalla ridicola
affermazione e non esitò a prendere posizione con una lettera pubblicata sul
“Regime Fascista” del 12 marzo, contro l’asserzione bugiarda.
Egli si rivolgeva al “cittadino Ministro” (aggirando così l’ostacolo del
“camerata” e dell’ossequio ad esso dovuto) e, dopo aver ribattuto l’asserzione
chiedendo dove e come i repubblicani del vecchio partito avessero odiato e
beffato il maestro, giungeva a criticare severamente “la giovane repubblica
fascista”citando un passo di una lettera di Mazzini indirizzata durante la
repubblica romana ai ministri francesi.
Ecco la parte essenziale della lettera: “... Vorrei invece per il bene della nostra
Patria straziata che la giovane repubblica fascista potesse scrivere le stesse parole
che Mazzini indirizzava ai Ministri di Francia, Sigg.Tocqueville e Falloux, che lo
accusavano di non so quali atrocità da lui ordinate durante la breve ma gloriosa
vita della Repubblica romana. Eccole “potete, signori, citare per cinque mesi ad
un di presso di governo repubblicano una sola condanna a morte per ragione
politica? Un solo giornale sospeso per ordine governativo? Un solo decreto
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