Page 147 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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sottrarsi alle ricerche e raggiungere un rifugio sicuro già procurato per loro.
Non è a dire che mancassero la vigilanza e gli organi di repressione.
A parte la gendarmeria tedesca, la quale più che altro interveniva
eccezionalmente e solo quando era minacciata direttamente la sicurezza della
Wehrmacht e della organizzazione hitleriana, il fascismo, come staterello di
polizia, aveva subito riorganizzato, ampliandoli e dando ad essi maggiori poteri, i
suoi organismi repressivi.
Si è ancora nella fase “legalitaria” della “repubblica” ma se l’U.P.I. e gli altri
servizi antipartigiani non funzionano ancora in pieno e con metodi
completamente brutali, è anche vero che era scomparso definitivamente quel
senso” borboneggiante” di “non t’incaricà “ e di quieto vivere che aveva
aleggiato nell’ultima fase del ventennio nelle alte sfere e in quelle periferiche
della burocrazia italiana.
Gli elementi non faziosi o semplicemente i mestieranti si sono eclissati dalla
burocrazia Salodiana temendo per la carriera e per gli stipendi futuri.
L’attuale padrone non dà difatti soverchie garanzie di stabilità e di durata.
Rimangono, è vero, elementi doppiogiochisti o “pagnottisti” che siano, ma
restano negli anfratti morti degli uffici, attenti a non farsi scorgere e a non farsi
sentire, attendendo lo svolgersi degli eventi per poter riapparire a galla.
Stanno alla superficie e agiscono i funzionari ed i dipendenti che nulla hanno da
perdere dato il loro passato fazioso e per aver raggiunto i posti e gli impieghi con
criteri e metodi illegali. Essi sentono che domani, in democrazia, tutto verrà
rivisto e rimesso sulle basi della giustizia amministrativa.
Questura, Prefettura, Intendenza di Finanza, Provveditorato agli Studi, si
popolano di arnesi vecchi e nuovi che si pongono in vista o per i criteri dianzi
accennati o colla segreta speranza (il fronte dell’Italia meridionale è fermo e
ancora non si parla di secondo fronte) di una vittoria dell'Asse che sancisca
anche per loro i diritti di “ante marcia” nella repubblica sociale agli effetti della
carriera, delle promozioni e dei trattamenti speciali riservati ai benemeriti della
causa.
Nella Questura e nella Intendenza emergeranno elementi, fortunatamente non
cremonesi, che passeranno ad una nera notorietà per i misfatti commessi nella
tentata repressione dell’antifascismo.
Alcuni di essi pagheranno anche il fio delle loro colpe davanti al plotone di
esecuzione.
Ad ingrossare le fittizie apparenze della atmosfera fascista della città e provincia,
già vivace per l’affluire e il dimenarsi in variopinte divise degli avventurieri
usciti dal sottosuolo politico, si aggiunse in questo torno di tempo,
contemporaneamente al passaggio dei primi profughi, l’arrivo dei “ministeriali”,
assieme ai loro “ministeri”.
La repubblica sociale a Roma sentiva il terreno bruciarle sotto i piedi per la
vicinanza al fronte. La capitale per questa sostanziale ragione era stata trasferita
al nord, assieme al cosiddetto “quartiere generale”. Anche se verbalmente si

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