Page 144 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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di anticipazioni umane e sociali l’aurora fosca della resurrezione italiana.
Le forze della tirannide avevano già oltrepassato l’acme della parabola e più che
aggrapparsi a tutte le asperità della discesa per prolungare la loro esistenza altro
non potevano fare.
Passato che fosse il periodo di sbigottimento e impreparazione delle forze
conservatrici e di reazione, da una parte e passato che fosse il periodo di
sbigottimento e impreparazione delle forze vitali democratiche dall'altra, le prime
erano destinate a cadere anche se la loro resistenza si faceva più accanita man
mano che si affacciava il destino segnato.
Salò rappresenta dunque una fosca pagina nella storia della patria. Indica la
fazione ostinata nella difesa dei suoi privilegi, segna un passo a ritroso nella
storia che inizia dal 1943.
L’ostinazione della gerarchia nel non voler cedere di fronte alla dialettica della
storia fa sì che l’equivoco perduri ancora per qualche mese con danni infiniti per
l’avvenire della nazione. Ciò non avviene solo in Italia ma anche in Francia con
Petain e in tutti i paesi occupati dai tedeschi con governi “fantoccio”.
Agli inizi del ’44 dunque, mentre la Resistenza accresce la propria
organizzazione clandestina e si appronta a dare aperta battaglia alla dittatura
schierandosi sul fronte dei popoli liberi, la “repubblica” dei traditori si è
costituita ed agisce.
Con opera cieca, ubbidendo alle direttive straniere e ai propri livori di casta,
contro la resistenza e contro il popolo. Pel resto cerca di mimetizzarsi con atti
amministrativi di governo che tradiscono però l’essenza di stato fittizio creato
pei bassi servizi dell’oligarchia hitleriana.
Non certo come “atto rivoluzionario” col quale una qualsiasi rivoluzione segna,
sia pure nelle contraddizioni interne e nei moti scomposti, le linee della sua
evoluzione, ma come misfatto di basso impero va inteso il “processo di Verona”,
macchinato machiavellisticamente per far colpo sulla opinione pubblica con una
esibizione propagandistica, ributtante, a sfondo macabro. Con esso la gerarchia
filohitleriana si vendica sui suoi ex componenti che in ultima analisi avevano
compreso, sia pure in extremis, la necessità di sacrificare la fazione per le sorti
immanenti e permanenti della patria.
Il fatto della condanna a morte e della esecuzione seguitane degli ex dignitari del
regime (compreso fra essi il genero del dittatore) si intende e si spiega come un
avvenimento di cronaca nera nel quale i complici irritati si vendicano dei
resipiscenti alleati, credendo con ciò di determinare una ripercussione utile allo
scopo di continuare sulla strada intrapresa.
In questa atmosfera si giustifica, dal punto di vista reclamistico, l’apostrofe,
barocca e fuori della realtà rivoluzionaria, dell’Avv. Fortunato, pubblico
accusatore al processo di Verona: erano andati a scovare nei testi scolastici
perfino una fraseologia da rivoluzione francese!
Ai cinque condannati, stupiti di dover morire per mano di persone da cui
praticamente nessuna ideologia li divideva, egli gridava: “getto le vostre teste

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