Page 143 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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l’esercito dell’Italia democratica e civile, costituiscono lo stato maggiore e la
classe dirigente della nazione impegnata in un durissimo sforzo di rinascita
insidiata dagli stranieri e dai servi dello straniero.
Alla luce di questa constatazione, valida agli effetti storici e morali per
l’antifascismo militante e per il popolo, gli avvenimenti appaiono direttamente
collegati agli ideali del Risorgimento e inalveati nel corso potente della storia.
La repubblica Salodiana, a questa luce, appare come è realmente, un’appendice,
un’escrescenza del corpo da pachiderma, già in decomposizione dello stato
hitleriano.
Per illogicità storica e ideologica esso supera perfino gli staterelli esistenti in
Italia prima del periodo risorgimentale.
La sua esistenza, sul piano politico, vien giustificata dai suoi assertori con una
“legittimità” di diritto che si basa, evidentemente, sui plebisciti falsati e
violentati dal ventennio.
Sotto questo punto di vista valeva di più la “legittimità” delle pretese di
Francesco V da Este sul Ducato di Modena, basate su trattati internazionali e sul
possesso ab immemorabili.
Su tale concezione repubblichina non varrebbe, del resto, nemmeno la pena di
soffermarsi tanto essa appare sfasata e alla luce delle leggi e ancor più, nel XX
secolo, a quella della volontà popolare che è l’unica fonte di diritto pubblico nei
nostri tempi.
La repubblica Salodiana, per concorde opinione di giuristi e per manifestazione
di popolo, non è altro che uno stato di fatto, una succursale, in tradizione italiana,
pan germanica costituita in Italia per meglio servire gli interessi stranieri.
Da ciò discende che gli atti compiuti in spregio ai diritti e agli interessi della
collettività e dei singoli, con una impostazione politica contraria a quella
nazionale e patriottica, costituiscono altrettanti crimini di lesa nazione che si
traducono in delitti contro la personalità umana e in offesa alle norme del diritto
penale e civile.
La responsabilità di tali atti ricade sugli agenti materiali e morali della dittatura.
Ora, se, per ispirito di conciliazione nazionale, è opportuno stendere un velo sui
misfatti perpetrati, in un periodo di aberrazione mentale, sia ben chiaro che ciò
avviene solo per l’indicato spirito perché la Resistenza non ha nulla da
rimproverarsi e nulla da rimpiangere nel suo rettilineo operato e nella linea retta
della sua politica.
Ai primordi del ’44 l’opinione pubblica nazionale e la volontà popolare erano
tese al grande compito della liberazione.
Lo stato di cobelligeranza stabilito colle nazioni unite mutava sensibilmente la
posizione internazionale dell’Italia.
Il capovolgimento delle alleanze, da quella formale e imposta colla Germania a
quella di fatto e sentita dal popolo colle nazioni unite, dava un tono alla guerra di
liberazione e al processo formativo di una coscienza europea.
La ribellione in atto alle bieche forze del dispotismo nostrano e tedesco colorava

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