Page 142 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Comitato di Liberazione che funziona, rappresenta gli interessi e i diritti legittimi
degli italiani, identifica in sé la continuità storica e giuridica dello Stato italiano.
C’è d’altra parte, agente alla luce del sole per l’appoggio e la violenza
dell’invasore straniero, un sedicente governo di parte, espressione di una fazione
e identificantesi in una banda di avventurieri, che dichiara di rappresentare la
volontà del popolo coatto, opera contro gli interessi permanenti della nazione,
sfrutta le scarse risorse e spreme le ultime ricchezze al solo scopo di compiacere
e di fare il gioco dello straniero.
Si vive un tragico paradosso: mentre i buoni italiani, i patrioti, sono costretti ad
agire nascostamente, a sacrificarsi, a cadere sul campo per la salvezza della
nazione; i pessimi cittadini, tornati al seguito dell’invasore, apparentemente
trionfano e compiono le loro vendette ai danni di coloro che li hanno smascherati
durante i 45 giorni.
E sgombriamo subito il campo da una perfida illazione che, in questi ultimi anni,
è venuta affiorando nella stampa e nella dialettica qualunquistica di movimenti
spurii che sono i reali fiancheggiatori del fascismo.
La lotta di liberazione, il grande sforzo che il popolo italiano esercitò per
compiere il voto dei padri e riconquistare libertà e indipendenza viene da costoro
definita come “guerra civile”.
E’ questa una definizione che puzza di arbitrarietà e di malcostume e che finisce,
apertamente, per confinare col patteggiamento col fascismo.
Guerra civile vorrebbe significare una tal quale equivalenza dei fattori morali
portati a sostegno delle due parti in lotta. Vorrebbe significare che entrambe le
parti avevano pressappoco eguali torti e ragioni. Noi, e con noi tutta la
Resistenza e colla Resistenza l’autentico popolo italiano, neghiamo in forma
assoluta che si possa parlare di guerra civile tra fascismo e democrazia.
La banda dei negrieri fascisti, legati a filo doppio cogli invasori, combatteva per
mantenere i suoi privilegi, per mantenere schiavo il popolo italiano, per favorire,
ai danni di questo, uno stato straniero di cui era divenuta serva umilissima e
ubbidientissima.
La resistenza italiana scattò in piedi come un solo uomo. Non aveva interessi
personali da difendere e da conquistare la Resistenza Italiana! Non avevano i
figli del popolo italiano, senza alcuna distinzione politica, speranze immediate di
bottino o remore di carriera per affrontare nelle forre delle Alpi e degli
Appennini e nelle strade e piazze delle città le torme agguerrite di nazifascisti.
Il sogno generoso dell’idea liberatrice, la patria tradizione di lotta allo straniero
invasore guidavano i giovani della resistenza e li confortavano nelle dure lotte e
nell’ultimo sacrificio.
Non guerra civile dunque, non rissa sanguinosa e malvagia fra due fazioni che si
dilaniano a vicenda sotto gli sguardi attoniti o beffardi degli stranieri. Sacra
guerra, invece, combattuta dalla stragrande maggioranza del popolo contro lo
straniero invasore e i suoi servi in Italia, la lotta di liberazione!
Resistenti e partigiani non sono la “guardia armata” di una fazione, sono

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