Page 139 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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tutti gli organismi e nuclei operativi.
Nelle città e nei centri maggiori l’attività di organizzazione della rete clandestina
del movimento di liberazione, segue, grosso modo, il metodo classico
dell’avvicinamento individuale e del reclutamento col proselitismo per affinità
ideologica di Partito. In provincia l’organizzazione della rete si svolge con
metodo diverso essendo diversa la realtà sociale a cui ci si rivolge. Dopo l’otto
settembre, difatti, nei paesi si formano, embrionalmente, i primi gruppi potenziali
di resistenti. Tornano a casa i soldati fuggiti dalle caserme nelle ore antecedenti
alla resa ai tedeschi, tornano i soldati fuggiti dai campi di concentramento e dalle
tradotte di prigionieri in movimento.
Sono gli “sbandati”, i renitenti alle leve fasciste e ai bandi di Graziani. Legati
fraternamente da vincolo di amicizia, costituiscono gruppi di resistenza con una
organizzazione di staffette e di segnalatori che li avvertono degli eventuali
movimenti dei “rastrella tori”.
Potenzialmente gli sbandati di oggi sono i ribelli, i partigiani di domani.
L’organizzazione di tali gruppi, come nella zona casalasca e del basso
cremonese, arriva perfino alla costruzione in aperta campagna di rifugi attrezzati
per sfuggire ai rastrellamenti e alle sorprese. Rifugi di tal genere, scavati nella
terra e protetti con tronchi d’albero sul sistema delle opere di difesa della TODT
sono predisposti lungo l’Oglio e lungo il canale Navarolo.
Altri rifugi per sbandati si predispongono in case private o in cascinali sparsi per
la campagna.
I nuclei accennati, e per il fatto di essere direttamente minacciati dai nazifascisti
e per la particolare circostanza di essere fraternamente uniti ed assieme operanti,
sono particolarmente suscettibili di divenire i centri propulsori della resistenza
nelle varie località.
Vincoli e rapporti vengono poi stretti fra i nuclei di località vicine. Quando
qualche elemento riesce ad avere il collegamento col centro provinciale, altre
maglie si aggiungono alla rete provinciale della congiura.
In provincia i giovani dispongono di una maggiore possibilità di movimento
anche perché la rete repressiva della G.N.R. in sostituzione dei carabinieri
deportati o fuggiaschi, ha scarsa consistenza e spesso soggiace, per timore di
peggio, alla massima di non disturbare coloro che, a parte la forza che oggi
rappresentano, possono domani divenire i padroni della situazione.
I bandi, le leve, i rastrellamenti che diverranno sempre più numerosi e condotti
con maggior violenza non riusciranno ad aver ragione della opposizione sorda e
tenace della campagna.
Al momento più scottante della situazione (primavera-estate del ’44) i giovani
più risoluti e più compromessi partiranno per arruolarsi nelle brigate di
montagna, là dove con l’arma in pugno potranno affrontare in campo aperto gli
oppressori.
Per l’economia del lavoro non è possibile entrare nei dettagli delle prime azioni
compiute dai patrioti nelle varie zone della provincia.

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