Page 140 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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I diari storici delle diverse formazioni segnano, giorno per giorno e passo per
passo, le attività patriottiche dei vari nuclei di resistenti.
Quanto avveniva nel capoluogo, nella organizzazione della attività clandestina, si
ripeteva anche nei centri maggiori della provincia. Il Casalasco, per la sua
vicinanza all’Emilia ha, nella cronistoria della resistenza, una particolare
importanza e funzione costituendo il punto di sutura fra la pianura padana e le
propaggini collinose degli Appennini con la via di transito attraverso i passaggi
obbligati sul Po.
Nella zona, all’otto settembre, i reparti militari italiani di stanza a Viadana,
Colorno, Brescello, Casalmaggiore, si sciolgono dopo aver combattuto
audacemente contro i tedeschi, lasciando sul terreno parecchi morti.
Immediatamente tra gli sbandati, rifugiatisi nelle zone boscose, nelle isole del
Po, nei cascinali spersi, e gli antifascisti coscienti si stringono i primi rapporti
che porteranno alla costituzione successiva di formazioni partigiane attive e
risolute di cui il nucleo combattivo, già alla fine del ’43, si trasferirà sui monti
del Parmense, nella zona di Osacca ove darà filo da torcere ai nazifascisti.
Fra i vecchi antifascisti della zona è possibile ricordare l’Avv: Claudio Orlando,
del P.S.I., e Angelo Formis della D.C. che, compromessi nei 45 giorni, debbono
prendere la fuga.
Altri giovani si riuniscono in una “libera associazione giovanile “ che ha per
scopo di riunire, sotto giuramento i partigiani della zona. Questa viene suddivisa
in tre settori che fan capo rispettivamente a Casalmaggiore, Viadana e
Sabbioneta.
L’attività è rivolta ai seguenti scopi: ricupero delle armi del disciolto esercito per
rifornire le formazioni; salvataggio e passaggio al traghetto del Po dei militari
italiani fuggiti dai campi di concentramento e dei perseguitati politici; sabotaggio
dell’attività militare tedesca nella zona; difesa e reazione contro le rappresaglie
che i neofascisti minacciano di commettere sulle persone di sentimenti nazionali.
Nel quadro di queste direttive generali si esplica la prima attività dei patrioti con
ricupero di armi operate nella caserma comando della tenenza dei C.C di
Casalmaggiore.
Qui si recuperano quattro moschetti con casse di munizioni, due mitra, sei pistole
automatiche mentre il gruppo comandato da Giovanni Favagrossa, che poi cadrà
gloriosamente in combattimento, ricupera nelle caserme 12 moschetti,
munizioni, bombe a mano, esplosivi.
In una azione di recupero di materiale da carri ferroviari, si fa luogo a una
violenta sparatoria con sentinelle tedesche.
Vengono compiuti atti di sabotaggio, intesi più come attività slegate e
manifestazione di odio risoluto contro il tedesco che come espletamento di un
piano organizzato.
Così il sabotaggio ad una centrale R.T. mobile alla stazione ferroviaria di
Casalmaggiore, così atti di sabotaggio su colonne di macchine dirette verso il
fronte sul ponte del Po.

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