Page 138 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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una azione partigiana continuativa così come consigliavano i vecchi teorici
italiani risorgimentali ( Bianco di Saint Jorioz ) e gli esempi contemporanei del
partigianesimo europeo o di certa montagna in Italia.
Alla fase “ribellistica” doveva succedere, per un lungo periodo, quella della
resistenza di pianura fatta di colpi di mano, di sorprese, di atti di sabotaggio, etc.
Una azione frazionata di episodi di guerriglia che si prolungherà fino alla fase
finale della aperta insurrezione, quando i distaccamenti e le brigate potranno
spiegarsi liberamente anche in pianura nella lotta aperta contro i nazisti in fuga e
i fascisti in via di liquidazione.
Prevalgono perciò completamente nella nostra zona i metodi organizzativi delle
brigate di pianura (Brigate S.A.P.) distinti e diversi da quelli delle agguerrite
brigate di montagna (Brigate d’Assalto).
Anche le scarse zone boscose della provincia, lungo il corso del Po e dell’Adda,
non si prestano alla costituzione di “basi” partigiane per una vera e propria
guerriglia continuata.
Questa mancanza si ripercuote, naturalmente, sull’addestramento dei componenti
delle Squadre patriottiche.
Fanno parte di esse anche giovani che hanno già fatto il servizio militare e si
sono addestrati sui campi di battaglia, ma la maggior parte è costituita da
giovanissimi delle ultime classi, inesperti e non temprati i quali, specie nelle
giornate decisive della insurrezione, si esporranno al fuoco dei veterani tedeschi
con grande sprezzo del pericolo ma con limitata conoscenza del maneggio delle
armi e di tutti gli accorgimenti tattici propri della difesa e dell’assalto.
Si cercherà, per supplire a questa mancanza, di inviare istruttori dalla zona di
montagna alla pianura. Nonostante però questi tentativi l’addestramento sul
terreno delle giovani unità partigiane cremonesi resterà sempre una grave
difficoltà.
Bisogna dire che, come per la organizzazione ciellenistica e dei partiti, anche
l’attività dei partigiani in provincia, durante i venti mesi, viene appoggiata dalla
popolazione.
Aiuti di ogni sorta pervengono ad essi. Le grida spagnolesche dei nazifascisti per
indurre alla consegna o alla denuncia dei patrioti restano lettera morta.
Questo sentimento di solidarietà operante fra partigiani e popolazione avrà le sue
più belle e creative manifestazioni nelle giornate della insurrezione nazionale.
Questa dunque, a grandi linee, la trama provinciale della organizzazione
clandestina.
E’ opportuno affermare che la rete organizzativa non si costituisce d’un colpo
solo da un angolo all’altro della provincia.
Rifare la storia in tale attività cospirativa, significherebbe indicare una serie
continua di sacrifici, un intrecciarsi assiduo di lavoro, un movimento continuo di
uomini, un profondersi nell’azione di strati sempre più vasti di popolazione.
Significherebbe passo per passo, seguire l’attività circostanziata dei singoli,
scrutare lo stato d’animo dei resistenti, intervenire sulla costruzione in loco di

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