Page 136 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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cremonese. Esso era il simbolo della resistenza e della lotta, rappresentava
l’organo depositario delle idealità democratiche per le quali era bello e decoroso
lottare e lavorare.
Per le masse del popolo il C.L.N., circonfuso del mistero delle cose ignote,
ingrandito dalle persecuzioni, reso nella immaginazione più forte ancora di quel
che fosse nella realtà, rappresentava il Governo legale ancor prima del
riconoscimento ufficiale; rappresentava l’unità di tutto il popolo che combatteva
per la libertà e l’indipendenza nazionale.
In questo senso perciò il C.L.N. esercitò anche una funzione unitaria tutt’altro
che trascurabile tenendo vivo, col suo nome e col suo prestigio, il sentimento
popolare della continuità democratica dello Stato.
Componenti diretti del C.L.N., rappresentanti cioè dell’avanguardia democratica
italiana, erano i partiti antifascisti, ricostituitisi nei 45 giorni e che ora si
andavano organizzando nelle fila clandestine della congiura, educandosi nella
prassi quotidiana e traendo seco l’appoggio di vaste masse popolari.
Parlando di partiti democratici in questo periodo bisogna, beninteso, riferirsi a
una struttura organica quale era possibile nella clandestinità.
Generalmente a Cremona, in periodo clandestino, l’organizzazione del partito era
così fatta: una centrale direttiva provinciale, un esecutivo insomma, che
collegialmente esaminava la situazione politica e i problemi organizzativi,
distribuendo poi ai suoi membri le varie particolari mansioni: Segreteria;
rappresentanza nel C.L.N.; lavoro “sportivo” ovvero militare; stampa; assistenza;
giovanile; amministrativo.
Il collegamento fra la centrale provinciale del partito e la direzione o le varie
branche della direzione del movimento in alta Italia era, solitamente, tenuto da
un “ corriere “ che, dalla provincia, settimanalmente o periodicamente, si recava
a Milano e riportava i pacchi di stampa clandestina, le circolari, le armi, i denari
e tutto quanto era necessario per la continuazione della lotta.
Talvolta era un delegato del Centro che veniva staccato dal lavoro del proprio
settore per essere inviato a Cremona per un certo periodo di tempo, oppure un
“corriere” della Direzione che, in momenti eccezionali, passava a portare ordini
o direttive.
Dalla Centrale provinciale o dall'esecutivo di partito dipendevano, attraverso
fiduciari o responsabili periferici, i nuclei, le sezioni o le cellule costituite tra un
numero limitato di militanti.
Un altro “corriere” adempiva quindi all’ufficio di collegamento con le sezioni e
con i nuclei costituitisi in provincia.
In ognuna di queste località il centro direttivo del partito aveva un
funzionamento quasi uguale a quello provinciale cosicché i partiti democratici, in
ogni paese, si collegavano poi ed agivano unitariamente attraverso i C.L.N. locali
comunali, di fabbrica etc.
L’azione di partito si esplicava nella organizzazione degli aderenti anche
mediante mezzi speciali di tesseramento (la liretta di carta a serie uguale usata,

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