Page 135 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Ribelle”.
L’autore di queste note ebbe l’Olivelli caro collega all’Università di Pavia e
ancora ne ricorda le doti brillanti di ingegno e di bontà.
Quando veniva a Cremona, per incarico di Partito, Teresio Olivelli, alloggiava
nel Convento dei Barnabiti di S.Luca.
Catturato dai nazifascisti durante una rischiosa operazione, venne deportato in
Germania.
Morì là in un campo di concentramento con l’animo di un Antonio Oroboni fiso
alla Patria e alla sua Fede.
Pace alla sua Anima e gloria eterna al suo Nome di combattente per la libertà!
Per una elementare misura di prudenza il luogo di riunione del C.L.N.
logicamente non poteva essere sempre lo stesso.
Nel corso dei venti mesi esso si riunì nei luoghi più disparati.
Da Via Tribunali passò all’Ospedale Maggiore nel gabinetto anatomico del Prof.
Franz Cortese, tenne riunioni in via Aporti ( Studio di Ottorino Rizzi e Zelioli), si
riunì in Via XX Settembre in casa di Giulio Grasselli (e la “Staffel” germanica
era alloggiata nello stesso palazzo), passò per il Convento dei Padri Barnabiti in
un salone ampio sotto lo sguardo solenne di antichi Padri Rettori effigiati su tela.
Negli ultimi tempi si riunì in via XI Febbraio (in casa dell’Avv. Rizzi e in un
ripostiglio di mobili di Ugo Cavana), in via Bertesi (Studio Avv. Calatroni), in
Piazza Castello (Casa Gino Rossini) e finalmente, nelle sedute decisive della
insurrezione, alla Sede della “Mutilati” in Via Beltrami.
Si è riportato questo arido elenco di “san martini” per dare una testimonianza
anche topografica, della vita difficile e movimentata che ebbe il locale comitato
di liberazione..
Nelle periodiche riunioni che venivano tenute, dopo uno sguardo generale alla
situazione provinciale si trattavano, di volta in volta, singoli problemi sorti dalle
circostanze contingenti.
Accanto a quelli “permanenti” di rapporti fra i partiti, di direzione della
resistenza, di preparazione della insurrezione, sorgevano quelli
“casuali”derivanti da allarmi dati all’organizzazione da elementi infiltrati nelle
file avversarie o determinati dalla necessità di avviare alla clandestinità uomini
che si erano compromessi e che venivano ricercati dalla polizia fascista. Oppure
la messa in salvo di prigionieri alleati e di perseguitati per ragioni di razza,
l’avviamento in montagna dei giovani renitenti ai bandi di Graziani, l’invio di
diffide ai pubblici funzionari dal compiere determinate operazioni (riscossioni di
imposte, misure a carico dei patrioti, etc.), la raccolta di fondi rilasciando
ricevute provvisorie contrassegnate dal sigillo del Comitato.... tutto ciò costituiva
l’attività dello stesso C.L.N..
Al di là delle attività specifiche ed a prescindere dalle preoccupazioni che esso,
per il fatto solo della sua esistenza, destava negli ambienti repubblichini e nazisti,
l’importanza del C.L.N. va soprattutto esaminata per quel che rappresentava nei
confronti della massa dei democratici resistenti e dei più vasti strati del popolo

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