Page 132 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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L’offensiva nazifascista diretta contro gli ideali risorgimentali è particolarmente
avversa agli interessi degli strati lavoratori in quanto offensiva schiavistica,
rivolta a costituire una società in cui i privilegiati della “razza eletta” prevarranno
sui servi proletari delle razze inferiori.
Lo spirito di lotta dei lavoratori italiani e, conseguentemente, dei lavoratori
cremonesi si acuisce e si rafforza su questi due elementi: spirito patriottico
nazionale e spirito di classe.
La stragrande maggioranza della popolazione cremonese è costituita da
lavoratori, da gente che trae dal lavoro quotidiano i mezzi per il frugale
sostentamento della famiglia.
Il regime nazifascista oltre che minacciare l’avvenire della nazione,
quotidianamente incide sulle condizioni di vita degli italiani.
La contingente situazione economica e politica determina, all’interno della
Repubblica di Salò forme di aperte ribellioni, quali sono gli scioperi pei
miglioramenti salariali e del vitto, disobbedienza ai bandi di presentazione per
l'arruolamento e per servizio di lavoro, primi atti di sabotaggio, primi disarmi di
militi repubblichini etc.
Alla ribellione con questi fatti e forme, nel quadro di una resistenza od
opposizione passiva di tutta la popolazione, fa seguito, o contemporaneamente si
svolge, l’attività organizzativa del movimento di liberazione.
Il problema che per primo si presenta allorchè si entra nell'esame dei fattori della
resistenza, è relativo alla definizione stessa del fenomeno.
La lotta del popolo contro l’invasore nazifascista deve catalogarsi come impresa
a semplice carattere nazionale o viceversa rappresenta qualcosa di superiore che
si identifica nel fenomeno della rivoluzione?
Ormai universalmente è ammesso che i 20 mesi di lotta clandestina del popolo
italiano culminati nella insurrezione rappresentano, nella storia d’Italia, la
continuità storica della rivoluzione democratica del risorgimento,
particolarmente ora caratterizzata pei nuovi fattori entrati nel gioco.
La domanda che attende ancora una soluzione è quella relativa al momento in cui
si creò in Italia una situazione rivoluzionaria vera e propria.
Il colpo di Stato del 25 luglio anche se facilitato dall’elemento nuovo degli
scioperi del marzo e dal peso dell’opinione pubblica non maturò, a nostro parere,
in una atmosfera o, quanto meno, in una situazione rivoluzionaria.
Situazione rivoluzionaria si ha quando sulle rovine e sul discredito di vecchi
istituti altri germinano nel sangue, nel sacrificio, nella volontà di coloro che si
impegnano alla costruzione di un avvenire totalmente diverso da quello per cui si
affaccendarono le forze retrive in vista dei loro particolari interessi.
Alla fine di settembre, ai primi di ottobre del ’43, la situazione italiana presenta
precisamente queste caratteristiche di fondo.
Le strutturazioni monarchico-burocratiche sopravvivono nella interpretazione
badogliana e in forma sbiadita soltanto nell’Italia meridionale.
Nell’Alta Italia la forza nuova rappresentata dal popolo si trova in urto drastico

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