Page 131 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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vengano a conoscere le notizie veritiere sulla guerra.
Anche in questo fatterello di cronaca, in questo episodio di “guerra fredda “ fra
governo nazi-fascista e massa degli italiani, quest’ultima resiste e riesce a
spuntarla.
Le radio non verranno consegnate col pericolo che esse divengano bottino dei
tedeschi e dei rapinatori al soldo della repubblica.
Questa resistenza è ancora un atto legalitario.
Non tarderà molto e si tramuterà in ribellione più organizzata e con mezzi
incisivi.

          SIMBOLO DELL’UNITÀ DELLA LOTTA ANTIFASCISTA
                                     SI COSTITUISCE

      IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DI CREMONA

L’occupazione tedesca, l’infausto ritorno fascista, la guerra sul territorio
nazionale, il crollo delle vecchie istituzioni, la miseria e il terrore crescente
avrebbero dovuto ingenerare nei cremonesi il senso della dèbacle morale e
materiale, forzandoli a una piatta sottomissione ai dominatori del momento.
Nella secolare storia della nostra città c’era già stata, al 31 luglio 1848, una data
infausta e paurosa quando, dopo Custoza, le truppe austriache, rametto di quercia
al kepi, fecero tremare al loro passo marziale gli echi solenni dei palazzi e delle
quiete strade.
A quei tempi i democratici cremonesi, colpiti dagli avvenimenti, si chiusero in sé
stessi, esularono, diedero inizio a una cauta azione di opposizione passiva e di
attesa.
Dopo l’8 settembre 1943 la resistenza cremonese inizia una attività organizzata,
dà luogo a manifestazioni di lotta, comunque condotta, nettamente superiore per
ampiezza e per grandezza di eventi a quanto i padri operarono durante il
risorgimento nazionale.
Ciò è dovuto, innanzitutto, al fattore morale per cui un popolo, libero, unito e
indipendente da ottanta anni, reagisce quando si vede sottomesso allo straniero
colla complicità di traditori di dentro.
Ciò inoltre è dovuto al fatto grandioso che i ceti lavoratori, propriamente detti,
non sono più in gran parte estranei al grande moto nazionale e patriottico.
Essi, nel periodo prefascista, si sono immessi nel ciclo politico produttivo della
nazione.
Nonostante il fascismo, poi, hanno sviluppato all’interno la loro dialettica
affacciandosi nuovamente nel marzo e il 25 luglio 43 alla ribalta politica del
paese.
I ceti lavoratori sentono ripercuotere in sé stessi il dramma nazionale, lo vivono
in quanto essi stessi costituiscono la parte più matura e produttiva della nazione.

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