Page 127 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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ambulanti che tintinnavano ad ogni passo mentre guardavano di sbieco i passanti
che li rimiravano con ripugnanza.
Affollavano i passeggi cercando di provocare i cittadini e quanti, secondo loro,
si sottraevano al dovere di “salvare l’Italia”, affollavano soprattutto i locali
pubblici e le “case chiuse” accompagnandosi a donne degne di loro, le così dette
“ausiliarie”.
Il ribrezzo, quasi fisico, che questi scherani suscitavano nella popolazione era
pari all’odio che i giovani italiani nutrivano contro di loro e che si tradusse, come
si vedrà in seguito, nei continui “disarmi” effettuati dai patrioti a loro danno.
Coraggiosi coi deboli; al momento della crisi decisiva dimostreranno la loro
innata viltà colla fuga più precipitosa e coi lagni più vigliacchi.
Il regime repubblichino non esitò a servirsi, pei suoi fini, di questa razzamaglia
raccattata fra i rifiuti della nazione, non esitò a dare questa in balìa di quella
accolta di masnadieri.
Con torvo cipiglio essi insultavano e provocavano gli italiani, compivano atti
illegali per estorcere denaro e cibarie da dissipare nei loro festini, sostituivano
talvolta, con atti di forza, la stessa autorità civile repubblichina per esercitare
vendette o prepotenze.
Lo spettacolo più ributtante veniva dal loro servilismo all’invasore. Andavano
assieme ai tedeschi ad arrestare sbandati e sospetti, a fare “retate” nei cinema per
il servizio di lavoro e per depredare il bestiame e il grano nelle cascine.
I tedeschi se ne servivano, ma, i più rigidi e i più anziani ufficiali e soldati della
Wermacht non esitavano, talvolta, a significare il disprezzo che nell’intimo
sentivano per questa ibrida soldataglia.
Accanto a questi “irregolari” e alle unità di SS italiana, direttamente inquadrata
dai tedeschi, non tardò a costituirsi un embrione di esercito regolare
repubblichino.
Qui il discorso deve mutare.
Tra gli ufficiali dell’esercito “regolare” repubblichino c’erano indubbiamente dei
faziosi e dei fanatici. Una gran parte era povera gente del mezzogiorno che non
sapeva dove andare e che si rifugiò nell’esercito sperando di fare il salto della
quaglia al momento opportuno. Doppiogiochisti da poco, in fondo, che
anteponevano però il loro personale interesse a quello della nazione.
Venivano poi i soldati, o del mezzogiorno o richiamati, gente magari senza
alternative sulla quale il fascismo ben poco poteva contare.
Col passare dei mesi qualche migliaia di soldati, nei campi di concentramento di
Germania, aderì alla “repubblica” per spossatezza, anche dovuta allo scarsissimo
rancio. Ci furono poi i richiami di intere classi (’24-’25-’26) delle quali una certa
aliquota si presentò ai comandi provinciali militari della repubblica.
Un materiale umano, in complesso, sul quale il fascismo potè contare fino a un
certo punto e lo si vide, non solo al momento decisivo, ma ai primi approcci
nelle azioni di rastrellamento contro i partigiani quando intere compagnie della
“Monterosa” passarono, armi e bagagli ai partigiani.
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