Page 123 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Non vi compaiono anzitutto, sul pittoresco proscenio del ducato travestito in
repubblica sociale, quei gerarchi del ventennio che, spirando il vento infido e
avendo sulle spalle una responsabilità secondaria da violino di spalla, ritengono
di non volersi compromettere l’avvenire e di rimanere a mezz’aria in un doppio
gioco fruttifero per entrambe le soluzioni.
Spinte o sponte riappaiono i grossi gerarchi maggiori, gli ex consiglieri
nazionali, i comandanti di “legione”, i papaveri del sindacalismo e
corporativismo fascisti.
Appare poi lo strato intermedio dei fascisti che nel ventennio traevano dal regime
l’unica fonte di sostegno e che non possono esimersi, per ragioni di vita e per
legami col passato, dal riprendere i posti di prima. Sono i redattori del “Regime
Fascista”, i minuti organizzatori sindacali o del “Dopo lavoro”....
La burocrazia, insomma, che, per lo stipendio e gli incerti, sfida ogni
responsabilità ed appoggia qualunque governo perché le siano assicurati i mezzi
di vita.
Sotto ancora compare la massa dei faziosi fanatici cremonesi e non, degli
avventurieri che puntano sulla carta nera del fascismo; repubblichini per far
carriera, venduti che cedono la coscienza per uno stipendio elevato. Pochi
(troppo pochi) quelli in buona fede che credono all’ideale “sociale e
repubblicano” che già, nel ’19, era servito da paravento alla collusione del
fascismo col capitalismo deteriore e coll’oscurantismo delle forze reazionarie
italiane.
Questo materiale umano, degenerato, tarato, viziato nel modo di pensare e nel
costume, irretito in una deformazione morale, o illuso e succube di luoghi
comuni e della propaganda, rappresentava tutto quanto il fascismo poteva trovare
di meglio nella nazione italiana dopo vent’anni di governo e di artefatta
educazione.
C’era poi, è vero, lo strato degli attendisti che si era posto in disparte non
parteggiando attivamente pei fascisti e dando, magari, qualche aiuto, sotto banco,
alla resistenza.
Strato che tendeva all’alibi attraverso il doppio gioco, solo perché convinto della
finale sconfitta del nazi-fascismo.
Questo strato, evidentemente, nel profondo della coscienza propendeva per il
fascismo, non lo appoggiava per timore di danni personali, lo rimproverava per
averlo messo ad un duro sbaraglio.
E’ la categoria, in definitiva, che oggi attraverso il movimento monarchico e
quello neo-fascista auspica un ritorno ai metodi del ventennio.
Al di fuori dunque delle ristrette categorie indicate e della palude degli attendisti,
la gran massa del popolo cremonese, in tutte le sue espressioni, era decisamente
ostile al ritorno del fascismo.
Non soltanto in quanto il fascismo rappresentava la continuazione della guerra in
alleanza col nemico tradizionale del popolo italiano, ma soprattutto perché il
popolo cremonese, libero di esprimersi, intendeva ricostruire la sua vita sulla

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