Page 119 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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quelli del Risorgimento, la nazione poteva risorgere a dignità e a vita solidale
cogli altri popoli.
Il senso del diritto italiano, calpestato dai teutonici “aufruf” emanati dal
dispotismo della soldataglia, acuiva la ribellione allo stato di cose stabilito in
provincia.
La ribellione, prima di essere aperta insurrezione, fu, e doveva esserlo per dare a
questa maggiore forza, ribellione intima e morale contro le ingiuste coazioni, le
violazioni di diritto, le storture del costume, le inversioni del vivere civile e
sociale.
Nelle città e nei borghi maggiori della provincia questo senso di ribellione prese
tutti gli strati della opinione pubblica all’infuori d’un breve margine ove
crebbero gli sterpi, le erbe male e i sambuchi vuoti della “ repubblica” fascista.
Nelle campagne gradualmente, avvenne la stessa cosa.
Nei 45 giorni la propaganda democratica non era giunta a penetrare tra le grandi
masse dei contadini per lo spazio molto limitato di tempo e per le difficoltà
dovute allo stato d’assedio.
Segni di risveglio, come si ‘è visto, c’erano però stati nell’abbattimento dei
simboli del regime in cui, per tradizione dei movimenti popolari del 20-22, i
contadini identificavano lo schiavismo agrario, e nelle lezioni impartite, brevi
manu, ai gerarchi tirannelli di paese.
L’otto settembre, coll’afflusso dei reduci, degli sbandati, dei fuggiaschi, recò nei
paesi l’immagine visiva della disfatta e la rappresentazione palpitante delle
responsabilità.
Anche la campagna cominciò così a permearsi del senso di ostilità al nazi-
fascismo e della volontà di resistere.
Si aggiunga un altro fattore che tocca il determinismo economico e che per
questo non è meno importante.
La bardatura fascista di guerra aveva già seriamente intaccato l’economia agraria
e delle masse che vivevano dell’agricoltura.
Ora ai consueti strumenti dell’esosità fascista si aggiungono le rapine organizzate
direttamente dai nazisti per rifornire le riserve alimentari del grande Reich.
L’agricoltura cremonese, già stremata e infestata dalla borsa nera, vede ora
davanti ai suoi granai affollarsi altre file di voraci termiti. Dunque alla ribellione
morale nelle campagne si aggiunge l’opposizione economica per impedire il
depauperamento graduale della più importante fonte di ricchezza della provincia.
Nel silenzio delle loro case, all’ascolto delle radio dei popoli liberi, nelle
officine, negli uffici, nei locali pubblici, ovunque si trovassero, i cittadini
cremonesi si guardavano e si comprendevano senza far parola.
Sfilavano i reparti, in calzoncini corti, delle SS, passavano rombando teorie di
carri armati e di cannoni. L’odio di un popolo si esprimeva nel muto disprezzo
verso gli oppressori e i loro complici.
L’odio, è vero, non può da solo procreare alcunché di vivo e di vitale.
Ma accanto all’odio per l’invasore si faceva maggiormente strada la volontà di

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