Page 118 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Binanuova e di qui, attraverso un complicato itinerario, condotto a Edolo verso i
confini della Svizzera.
Per tutto il mese di settembre i nuclei di patrioti di Cremona e della provincia
attesero, si può dire, all’unica impresa di aiutare e condurre in salvo i prigionieri.
Nel Cremasco avvenne la stessa cosa. Nei cascinali più nascosti, nelle casette
sparse fra i campi i prigionieri alleati trovavano vitto e rifugio.
Nonostante le gravi minacce, che comportavano anche la pena di morte,
nonostante le allettanti promesse di premi in denaro e in “sale” (cinque
chilogrammi) per ogni prigioniero consegnato alle autorità tedesche, l’azione
cospirativa rivolta a questo scopo continuò indefessamente, a costo di duri
sacrifici.
Nei mesi successivi ad Agnadello, a Vailate, così come in molte altre località,
patrioti italiani, fra cui lo stesso Parroco di Vailate, furono arrestati e subirono
gravi pene per aver dato ricetto ai prigionieri.
Un primo gruppo di patrioti cremonesi dalla città il 27 settembre si sposta sulla
montagna parmense, a Bezzola frazione di Pellegrini Parmense.
Si costituisce ad opera di Arnaldo e Guido Uggeri, di Roberto Ferretti e di
Menotti Screm, un gruppo armato indipendente cremonese per provvedere al
trasferimento dei prigionieri alleati.
Il gruppo, che si può considerare il primo nucleo armato della resistenza
cremonese fuori provincia, aveva legami con altri nuclei a cavallo del Po per
mantenere comunicazioni dirette con Cremona.
In città esso aveva collegamenti, sempre rivolti allo stesso scopo, con elementi i
quali, a loro volta, tenevano le fila di una organizzazione capillare agente in
ambienti diversi. Così Lionello Miglioli, l’avv. Ennio Zelioli, Giuseppe
Marabotti, Pietro Biselli, Rino Agosti.
Si è nella fase embrionale dell’organizzazione del movimento di liberazione; i
nuclei patriottici, basati ancora su conoscenze personali, hanno un collegamento
molto limitato, manca ancora una vera esperienza cospirativa e di azione rivolta
ad influire sulle grandi masse. La trama però si allargherà sempre più nei mesi
successivi. L’otto settembre cogli avvenimenti tragici che erano seguiti aveva
dato una scossa formidabile allo stato d’animo della popolazione di tutta la
provincia.
Il sangue, la morte, la prigionia dei soldati in città avevano acuito lo spirito
patriottico che il fascismo aveva sepolto sotto la grottesca e funeraria retorica del
nazionalismo imperialistico. La visione delle torme di soldati italiani, fatti
prigionieri e vigilati da pochi tedeschi, aveva buttato nel discredito dei più la
monarchia e gli altri poteri del vecchio stato così miseramente abbattuto nella
polvere.
Nasceva nell’animo dei democratici e degli italiani degni di questo nome, la
volontà di riscattarsi da un passato di infamia e di disonore. Nasceva la
sensazione, prima inespressa poi giganteggiante, che solo nella lotta risoluta e
decisa contro gli oppressori, solo nella fusione identificatrice dei nuovi ideali con

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