Page 114 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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di armamento adeguato e lasciati a sé dagli alti comandi dell’esercito.
La mattina del 9 settembre una nuvoletta di fumo si alzò nel cielo roseo ed
azzurro seguita da una violenta esplosione. La cittadinanza apprese così, verso le
8 antimeridiane, che l’impari battaglia stava per cominciare.
I germanici, ricevuto qualche rinforzo di carri pesanti e di reparti SS, erano
attestati in vicinanza della città ed ora si muovevano lungo le vie di
circonvallazione che sboccano verso il centro abitato di Cremona.
Le truppe italiane erano in gran parte consegnate nelle caserme, con reparti
dislocati a difesa degli edifici pubblici. Nuclei di bersaglieri, in avanscoperta,
erano avanzati oltre il rione di S.Ambrogio, sulla strada di Crema, verso il
Migliaro e Terra Amata.
In queste località furono sparati i primi colpi contro pattuglie motociclistiche di
SS.
Alcuni tedeschi caddero sotto il piombo italiano; 4 bersaglieri circondati, qualche
tempo appresso vennero uccisi a sangue freddo.
Gli scontri di maggiore importanza avvennero però nell’abitato della città.
I germanici, superata la periferia, comparvero agli imbocchi delle vie principali.
Una colonna dal Piazzale di Porta Po cercava di raggiungere l’ex palazzo della
rivoluzione.
Il pezzo italiano di artiglieria, qui sistemato, manovrato da pochi soldati guidati
da un valoroso Tenente toscano, prendeva di infilata il corso spazzando la strada
a mitraglia radente.
Pattuglie germaniche, nascondendosi dietro le colonne del Teatro Ponchielli,
avanzano faticosamente cercando di controbattere con i mitra il fuoco di fucileria
che veniva da nuclei di tiratori italiani sistemati nel palazzo dell’Intendenza di
Finanza e in quello ex rivoluzione.
Dal fondo della strada i pezzi dei carri armati germanici abbozzavano il fuoco di
controbatteria.
Il Tenente toscano Flores, ferito a morte, cadde sul pezzo.
Superata la resistenza, i tedeschi occupavano la sede del Comando provinciale
facendo prigionieri quei soldati che non erano riusciti a mettersi in salvo.
Da notare che in questa scaramuccia caddero uccisi alcuni civili fra cui
un’infermiera della Croce Rossa.
Altre colonne germaniche, accompagnate dal fuoco di mitra e di mortaio,
prendevano d’assalto alcune caserme che rapidamente venivano occupate a
S.Bernardo e nei pressi della Stazione.
Bersaglieri, sistemati a difesa del Palazzo Comunale, privi di munizionamento, si
erano congiunti con i nuclei dislocati nel Palazzo delle Poste.
Qui colpi di mortaio tedesco scheggiarono il palazzo mentre gli italiani
sparavano brevi raffiche di mitraglia dalle finestre e dai portici protetti da una
balaustra.
Anche qui rapidamente la mischia terminò con la resa.
La Caserma Manfredini, situata in Via Bissolati, era occupata dal terzo

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