Page 115 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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reggimento di artiglieria di Corpo d’Armata, reggimento di tradizioni cremonesi
perché stanziato da decenni nella nostra città.
La colonna tedesca che aveva il compito di impadronirsene non potè assalirla
frontalmente perché alcuni pezzi d’artiglieria, piazzati nel cortile e sulla strada,
facevano un fuoco di interdizione che impediva la avanzata. La caserma venne
accerchiata ed assalita lateralmente e da dietro. In breve anch’essa dovette
capitolare. Tutti i soldati vennero fatti prigionieri.
La caduta della Caserma segnò la fine della resistenza organizzata.
Alcuni nuclei, alla periferia, scambiavano ancora rari colpi di fucile con gli
invasori, ma poi, convinti della impossibilità della resistenza, abbandonavano le
armi e si ponevano in salvo.
Alcuni civili, nelle zone periferiche, impugnate le armi abbandonate,
abbozzarono un simulacro di lotta contro qualche tedesco isolato.
Ormai la situazione era completamente compromessa.
L’invasore tedesco poteva premere, insolente, il suolo della città..
Erano passati esattamente 84 anni 2 mesi e 27 giorni da che, sotto l’impeto di un
popolo insorto, i tedeschi del generale Giulay avevano abbandonato Cremona.
Tornavano ora in virtù del tradimento fascista e della insipienza della monarchia.
La “battaglia” di Cremona cioè la resistenza dei reparti italiani all’invasore
tedesco ebbe una sua particolare importanza.
Pur se non si sviluppò quella serie di azioni che vennero descritte in un notiziario
di radio Londra, essa dimostrò, come esperienza a posteriori, che un saldo piano
di lotta appoggiato all’entusiasmo popolare, opportunamente confortato e
organizzato, avrebbe dato frutti cospicui alla resistenza e messo in imbarazzo
l’alto comando germanico.
Viceversa l’azione di Cremona restò quasi isolata in alta Italia.
Nelle città maggiori gli alti Comandi italiani non si decisero alla battaglia,
rifiutarono il concorso delle forze popolari, si abbandonarono al tedesco tradendo
la Patria e il giuramento.
Fu lo sfacelo delle forze armate.
Imbrancati come mandrie di schiavi, i nostri soldati e ufficiali, traditi dalla
monarchia e dallo Stato Maggiore, passarono per le vie della città a testa bassa
verso le tradotte e i campi di concentramento. Superata la resistenza Cremona
restò in balia del vincitore.
Il comando germanico, retto dal Tenente Colonnello Zichler, si stanziò a palazzo
Trecchi sulla piazza di S.Agata.
Caddero nella “battaglia di Cremona” da parte italiana 31 persone: 15 soldati e
16 civili. I tedeschi ebbero perdite imprecisate pari almeno al numero dei soldati
italiani caduti.
I reparti di SS ebbri della vittoria e di odio contro “ il tradimento italiano”, si
diedero, nel centro della città, al saccheggio di alcuni negozi e alle rapine contro
i pacifici passanti cui venivano strappati orologi e biciclette.
Attorno alla città un cordone di truppe vietava l’accesso ai cittadini e fermava

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