Page 116 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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coloro che all’aspetto sembrassero soldati italiani rivestiti di abiti borghesi.
Le caserme sotto lo sguardo indifferente degli occupanti venivano letteralmente
svuotate di quanto di meglio contenevano.
Gruppi di Patrioti raccoglievano armi abbandonate per le strade e per i cortili dai
soldati fuggiaschi e le riponevano in luoghi sicuri per poterne eventualmente far
uso quando si presentasse una buona occasione.
Cremona era definitivamente sottomessa.
Per le vie principali riapparivano i fascisti più faziosi, rimasti al sicuro durante i
45 giorni. Fraternizzavano con i tedeschi, li guidavano a colpo sicuro, si
accingevano a riprendere, nelle loro mani i poteri politici in sottordine ai loro
padroni.
Dal 9 settembre alla instaurazione dei poteri della “ repubblica fascista”
Cremona e il suo territorio vengono direttamente amministrati dal comando
tedesco, servilmente aiutato dagli organismi burocratici esistenti: prefettura e
questura.
Quest’ultima procede all’arresto di una ventina di antifascisti, i meno in vista,
che i più compromessi, avvertiti o consapevoli, prendono il largo.
I muri della città cominciano ad essere tappezzati dai manifesti funerari (grandi
caratteri neri su fondo bianco) della kommandantur e della prefettura e questura,
che avallano gli ordini della prima: ordine di consegna immediata di tutte le armi
da fuoco e fendenti, sotto aspre comminatorie; ordine di consegnare e denunciare
i prigionieri alleati lasciati liberi, alla data dell’armistizio, dai campi di
concentramento; coprifuoco e divieto di assembramento.
La popolazione di Cremona vive sotto l’incubo del terrore e nel timore dei
rastrellamenti.
Già lunghi cortei di soldati italiani, fiancheggiati da pochi SS col mitra spianato,
sono stati visti affluire dalle caserme alla stazione per essere tradotti al grande
campo di concentramento di Mantova.
Ma, anche se rotti dalle spietate misure di coazione, gli animi dei cittadini
cremonesi, come di tutti gli italiani, apparvero in quel momento risollevati da
una forza morale e da una volontà che passava oltre il terrore e la tragica
situazione venutasi a creare.
Il sentimento di solidarietà nazionale ed umana fu il primo ad esprimersi e a
splendere di purissima luce in mezzo alle durezze del periodo di terrore che si
inaugurava sotto i segni della svastica e del fascio.
Solidarietà nazionale nei confronti dei soldati fatti prigionieri dai tedeschi o
fuggiaschi dai corpi e dalla prigionia.
Passavano dalla stazione di Cremona le lente tradotte dei carri bestiame
letteralmente cariche di “carne italiana” diretta ai campi di concentramento in
Germania. Gli uomini stipati nei carri, privi di alimenti e di ogni conforto,
vigilati dai mitra puntati dalle SS imploravano un soccorso dai sentimenti della
popolazione.
Questa non mancò al suo dovere. Sfidando il timore e passando attraverso il
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