Page 113 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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C'erano poi qualche altro sparso reparto di altre specialità e i sedentari del
distretto e degli ospedali.
La milizia, conservata sotto Badoglio con le stellette al bavero, esisteva sulla
carta e aveva qualche nucleo di contraerea distaccato in Piazza S.Paolo. Essa non
comparve negli avvenimenti dell’8 settembre né contro né a favore del popolo.
Nella carenza di ogni altro potere politico e delle autorità, la sera dell’8
settembre un gruppo di democratici, facenti parte del ricordato comitato
antifascista che negli ultimi giorni di agosto si era trasferito in una casa privata
all’imbocco di Via XX Settembre, si riunì per esaminare la situazione e studiare
se era possibile od utile impadronirsi del potere per una azione difensiva contro
le possibili mosse tedesche.
Disgraziatamente, per la subitaneità degli avvenimenti, solo pochi elementi si
erano raccapezzati e ritrovati insieme, mancavano i mezzi per la convocazione
dei più volonterosi cittadini; mancavano i collegamenti con le autorità civili, già
in preda al panico, e con quelle militari disorientate dal succedersi degli eventi e
dalla mancanza assoluta di disposizioni dall’alto.
Il Comando militare, pur non avendo preparato un piano di difesa (che d’altra
parte, avrebbe dovuto completarsi con una azione preventiva di assalto, essendo
la città, alla lunga, indifendibile strategicamente e priva di apprestamenti) diede
disposizione ai singoli corpi di assumere posizioni defensionali e di tenere pronto
il dispositivo di allarme.
I maggiori edifici pubblici, fin dal 25 luglio, erano presidiati da distaccamenti di
bersaglieri e di fanteria.
L’armamento individuale era quello consueto dell’esercito italiano nel 1943: il
classico ’91 (fucile o moschetto con baionetta), un paio di caricatori nelle
giberne.
Alcune mitragliatrici erano in dotazione al distaccamento dei bersaglieri di
guardia alle poste e alla centrale telefonica.
La difesa del Comando militare, situato nell’ex palazzo della rivoluzione, venne
rinforzata con la dislocazione, nelle prime ore del 9 settembre, di qualche pezzo
di artiglieria. Un cannone venne piazzato sul Corso Vittorio Emanuele puntato
verso il piazzale di Porta Po.
Nelle ore notturne le truppe tedesche, che alloggiavano in caserme cittadine,
erano uscite dalla città dando l’impressione ai cittadini che esse, secondo un
piano prestabilito evacuassero la città per ritirarsi eventualmente su una linea
strategica tra Lombardia e Veneto.
Viceversa le formazioni hitleriane erano uscite dalla città per avere maggiore
libertà di movimento in quanto, evidentemente, temevano di essere accerchiate e
successivamente annientate nelle caserme e nello stretto budello di strade dove
non esisteva possibilità di aperta battaglia e dove i carri armati potevano essere
sottoposti ad attacchi ravvicinati imprevedibili e micidiali.
Ciò non era comunque nelle possibilità delle truppe italiane qui stanziate,
costituite da complementi anziani non addestrati alla guerra moderna, sprovvisti
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