Page 111 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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democrazia e allo sviluppo sociale.
L’8 Settembre segna dunque l’una e l’altra cosa. E se la prima, e cioè il rovinio
disastroso delle vecchie strutturazioni statali per l’urto violento della guerra e dei
panzer degli invasori germanici, sembrava al momento di importanza
preponderante, in realtà così non è.
Si tratta, a nostro parere, di una contraddizione interna per cui le forze
imperialistiche germaniche, pur esse ormai condannate, per sopravvivere
abbattono e impongono la loro legge ai complici del fascismo e della monarchia
che avevano cercato di sfuggire al cerchio della omertà e della responsabilità.
Viceversa il secondo evento che sorge l’8 settembre, nel silenzio della congiura o
fra le brevi sparatorie del primo atto della resistenza, è di gran lunga il più
importante e fondamentale. Esso indica l’inizio di un duro periodo di lotte, ma, al
tempo stesso, ha il segno della rinascita e della maturazione di un ciclo nuovo.
In questo senso l’8 settembre mentre da un lato per l’imbelle tramonto delle
vecchie istituzioni va considerato come data infausta nella storia della Patria,
dall’altro si può considerare il punto di partenza di un lungo cammino che porta
alle radiose giornate dell’aprile ’45.
Riprendiamo le mosse da Cremona.
L’8 settembre a Cremona presenta riflessi ed aspetti che non vanno sottovalutati.
Non solo per il dato di fatto dell’inizio della resistenza al nazifascismo ma anche
per talune caratteristiche salienti proprie dell’ambiente più maturo della lotta di
liberazione.
A Cremona, anzitutto, reparti dell’esercito italiano condotti da eroici subalterni
di complemento resistono, armi in pugno, al tedesco e bagnano del loro sangue
generoso i lastrici della città.
A Cremona elementi civili, uniti ai reparti sopra indicati, scambiano le prime
fucilate della lotta di liberazione contro i tedeschi.
Questi due dati di fatto sono particolarmente significativi nella storia locale
dell’8 settembre.
Il fatto che reparti o nuclei dell’esercito resistessero significava non solo che
ufficiali patrioti e ligi al dovere li inquadravano, ma anche e soprattutto che i
soldati, figli del popolo, nei 45 giorni avevano compreso i veri sentimenti dei
cremonesi ed erano decisi a combattere per la libertà di quelle masse di cittadini
che, in precedenza, li avevano sostenuti col loro caldo abbraccio di simpatia.
L’altro fatto, sia pure sporadico, dell’azione di alcuni elementi civili in appoggio
alla resistenza dei soldati testimonia che, in embrione, la resistenza nasce dal
reciproco appoggio che soldati e civili, il popolo d’Italia in sostanza, si danno per
la battaglia contro l’invasore.
Veniamo ora alla cronaca.
Il meriggio dell’8 settembre, calmo, assolato, sonnolento, era stato bruscamente
interrotto nel suo torpore, dall’improvviso annuncio della radio che comunicava
agli ascoltatori il proclama del re e il bando del maresciallo Badoglio.
Era l’annuncio ufficiale dell’armistizio di Cassibile.
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