Page 105 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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I comunisti cremonesi, come si è già visto, anche nel ventennio avevano
esercitato una certa attività con nuclei sparsi nella provincia, attività che era loro
costata un certo numero di deferimenti al Tribunale Speciale e di condanne al
carcere e al confino. Col 25 luglio, più o meno, si presentavano a Cremona nelle
stesse condizioni degli altri Partiti, privi di collegamenti esterni e divisi in nuclei
isolati.
Un gruppo di comunisti anziani si attardava su posizioni di polemica interna
personale e si chiudeva in sé stesso senza aprire le prospettive di lavoro a nuclei
di giovani giunti alla ideologia per proprio conto e studio o per contatti personali
con comunisti di altre città. La situazione si sbloccò verso la prima metà d’agosto
con l’intervento di un dirigente di Milano e della stampa di Partito. Una riunione
tenuta in una casa privata di Via del Sale segnò la fusione del gruppo e l’inizio di
una vasta attività organizzativa.
Il Partito Liberale, ideologicamente legato ai “Gruppi di Ricostruzione Liberale”
di Milano, non ebbe in quei primissimi tempi, se non un embrione di
organizzazione. Ispiratori della idea liberale a Cremona erano allora i fratelli
Grasselli, Paolo Serini, Franco Catalano.
 L’avvocato Giacinto Cremonesi, radicale sacchiano del prefascismo, faceva un
po’ parte a sé propendendo per quella corrente che poi si disse della
“Democrazia del Lavoro” ispirata da Ivanoe Bonomi.
Né maggior consistenza aveva a Cremona il Partito d’Azione che pure, nel
ventennio, colla organizzazione di combattimento “Giustizia e Libertà” aveva
dato notevolmente del filo da torcere agli strumenti
dell’OVRA. .Tendenzialmente erano vicini a questa corrente Francesco Frosi e
Lionello Miglioli.
In linea di massima, questa era la consistenza organizzativa dei movimenti
cremonesi antifascisti.
Giova però sottolineare un altro fatto che ha riflessi politici: il ritorno dall’esilio
di Francia e dal confino dell’On. Guido Miglioli, già dirigente del Partito
Popolare e del movimento sindacale bianco del soresinese.
Guido Miglioli dopo quasi vent’anni, tornava alla città natale, dove aveva svolto
la sua cospicua attività politica, con un bagaglio di esperienze nuove e con ben
ferma nell’animo la volontà di proseguire la sua battaglia a favore dei contadini.
Egli infatti riprendeva subito il contatto coi suoi amici di Castelleone andando a
visitare il Santuario della Misericordia al termine del viale... ai cui alberi,
secondo una grottesca e stupida deformazione della propaganda fascista, egli
avrebbe voluto fare appiccare gli agricoltori.
Nel complesso e colle esperienze del poi, quale giudizio complessivo può essere
dato circa l’azione della democrazia cremonese nei 45 giorni?
Evidentemente la democrazia, costretta in una semi legalità dopo l’eclissi di
venti e più anni, non poteva, in quel breve lasso di tempo, operare più e meglio
di quanto operò. Lo sforzo della democrazia cremonese si indirizzò anzitutto a
fare scomparire dagli organismi provinciali le menti direttive che reggevano la

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