Page 251 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Fra le siepi e i prati in fiore della ridente primavera si era destata anche la
primavera della patria. Era l’Aprile che, come dice il poeta, dal Po rideva fino
allo Stelvio.
La gioventù italiana, per tanti mesi costretta al grigiore dei ripari, alla vita dura
dei campi, correva alle armi con un impeto in tutto degno dei tempi eroici del
primo Risorgimento.
E ancor più bella era la battaglia. I giovani combattevano all’ombra del
campanile natio, stretti in fraterna emulazione, sotto gli ordini di capi da loro
stessi scelti.
Le donne gettavano fiori. I tedeschi fuggivano o si arrendevano. Un senso di
fraternità e di solidarietà, mai prima d’allora sentito, prendeva il cuore di tutti.
Mai come allora l’Italia, mai la Patria, furono così presenti all’animo e
all’aspettativa di tutti gli italiani.
Cadeva, frantumato, un vecchio mondo. Si sognava una prossima aurora.
Frattanto, nelle strade della provincia, presso i vecchi ponti diroccati, fra le fila di
alberi appena rinverditi dal tocco gentile dell’Aprile, presso i viadotti, i passaggi
a livello, lungo i fossati di questa nostra vecchia e cara terra, si accendevano gli
scontri armati, si bruciavano le ultime cartucce.
I giovani patrioti (garibaldini, fiamme verdi, matteottini, indipendenti) bruciati
dall’ansia del combattimento e delle assidue veglie si lanciavano ovunque
all’assalto dei tedeschi in ritirata. E i veterani dell’Africa e di Cassino si
arrendevano a frotte agli adolescenti audaci che, per prendere meglio la mira, si
mettevano in mezzo alla strada imbracciando il moschetto 91, già impugnato dai
padri nel 1918 sul Piave e sul Grappa.
La battaglia per le strade infuriò, con varie vicende dal 26 aprile fino al 30.
Così come si è andata frantumando in singoli episodi, da campanile a campanile,
non è certamente possibile ricostruirla come in un gioco di mosaico.
Forse sarebbe possibile farlo (anzi lo è certamente) ripubblicando i “diari storici
delle brigate”, le relazioni in stile soldatesco, rese dagli improvvisati comandanti
di S.A.P. e di distaccamenti.
O forse è meglio conservare all’epopea patriottica della lotta contro i tedeschi
negli ultimi giorni di guerra quel carattere un po’ mitico che circonda le gesta
popolari e che, già sfumando i contorni, va assumendo nei racconti
popolareggianti fatti di padri, allora giovani combattenti, alle generazioni che
crescono.
Ogni paese, del resto, ogni angolo della provincia, ha i suoi particolari ricordi.
Ha a storia del suo gruppo audace di patrioti combattenti. Motta Baluffi,
Scandolara, San Giovanni in Croce, Piadena, Drizzona, Pessina... proprio qui a
Pessina, nella frazione di Sant’Antonio Negri, sulla stradale da Cremona a
Piadena, ci fu il bellissimo ed epico episodio della barricata.
Ripetila tu, Cesare Brunelli, garibaldino e contadino, ora sindaco del tuo paese,
ripetile tu le gesta eroiche della barricata fatta, come nel’48, di tronchi d’albero,
alla disperata, attraverso la strada asfaltata per respingere gli attacchi tedeschi

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