Page 254 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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coscienze, dando ala e fiamma alla forza d’assalto del popolo italiano
immeritatamente recluso per 20 anni nell’ergastolo fascista.
Ai giovani della nuova generazione che sorge, questo studio vuole significare
una prima introduzione nella storia complessa della Liberazione e un primo
contributo alla conoscenza di quanto il popolo cremonese ha fatto per la sua
libertà.
Dieci anni sono ormai trascorsi dal memorabile evento della Liberazione.
Alcuni elementi caduchi son caduti; alcuni veli la storia ha rialzato. E perché
oggi non si dovrebbe far conoscere ai giovani la storia di un turbinoso ed
esaltante periodo di lotta che ha restituito l’Italia agli italiani e la patria a tutti i
patrioti?
E’ tempo perciò che anche nelle scuole il secondo Risorgimento italiano venga
studiato e tenuto nel debito conto.
Le battaglie affrontate dai figli del popolo, la morte serenamente incontrata da
eroi degni in tutto dei loro predecessori dell’Unità nazionale, i sacrifici di tutto il
popolo teso alla sua resurrezione, debbono essere valutati per quelli che
realmente sono: un’epopea grandiosa per cui batte ancora il cuore dei partecipi
alle gesta e fremerà l’animo dei giovani pensosi a studiarla.
Il contributo provinciale a questa lotta non deve essere sottovalutato.
Dallo sforzo di tutte le province occupate dal nazi-fascismo è sorta la possibilità
per l’Italia di risorgere e di progredire.
Cremona, in quest’attività patriottica, non è stata l’ultima delle città italiane.
Essa ha dato alla patria 165 caduti partigiani sul campo; 31 caduti nella giornata
del 9 settembre ’43; 150 morti gloriosi della Divisione Acqui a Cefalonia.
Ventidue suoi figli sono caduti in provincia, fucilati dai fascisti dopo un processo
“regolare”, cui non mancarono torture e sevizie.
Sulle bandiere delle sue formazioni partigiane brillano due medaglie d’oro al
valor militare, quattro d’argento, 12 di bronzo, decretate a morti e a vivi della
lotta partigiana.
Numerose le proposte di medaglie non ancora assegnate.
Con tutto ciò il gonfalone della nostra città che tanto si è adoperata per la causa
patriottica dal 1796 al 1945 non ha mai avuto, dai governi che si sono succeduti,
un segno di riconoscimento.
Poco contano, è vero, questi formali distintivi di un dovere energicamente e
fortemente voluto e compiuto.
La gloria di Cremona patriottica è sulle lapidi e sulle croci che in città e lungo le
strade della provincia ricordano i luoghi dove, con la vita, si spense l’anelito
patriottico dei resistenti e dei partigiani.
A questi luoghi, in ideale pellegrinaggio, gli italiani, i cremonesi, dovranno
tornare, quando le sorti della patria sembreranno periclitare.
I martiri di quest’umile Italia, modesta e lavoratrice, sono là che attendono.
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