Page 252 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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che si profilavano davanti e sui fianchi. Ripeti tu il racconto della morte di
Leonida Magrini, il figlio del vecchio repubblicano Luciano, che, nelle gesta
dell’eroe risorgimentale esce dalla barricata e all’aria aperta, lancia le bombe a
mano contro i tedeschi che lo crivellano di colpi!
Dinanzi a questi episodi si ferma, in attesa, la penna dell’espositore dei fatti.
E’ il popolo italiano, è il popolo cremonese che, in quei giorni, ha scritto la sua
storia col proprio sangue e con i propri sacrifici.
Ad Isola Dovarese avvenne in quei giorni l’altro glorioso episodio del ponte
sull’Oglio. E’ una pattuglia partigiana delle “Matteotti” che avanza per cercare
un collegamento con gli alleati che si dicono in zona, onde, di comune accordo,
distruggere i nuclei tedeschi tuttora in posizione offensiva.
E’ una pattuglia della gloriosa 2^ brigata Matteotti che, assieme alla “Cerioli”
delle Garibaldi e alla “Boccoli” delle Fiamme Verdi, aveva lottato tenacemente
da Isola a Stagno Lombardo per frantumare i reparti germanici in transito.
La pattuglia, di 5 uomini, viene improvvisamente assalita da un nucleo di SS
tedesche annidate nella boscaglia.
I cinque patrioti vengono portati all’imbocco del ponte. Fuoco sugli italiani
prigionieri rei d’essere insorti contro i fascisti e i tedeschi.
Altri tre patrioti: Bocci Romolo, Meda Cesare, Piazza Giuseppe cadono spenti.
Due, sfuggiti al piombo, si gettano nel fiume e si salvano.
E’ l’alba del 29 aprile!
Sia nel Soresinese che nel Casalasco la lotta si svolge su due fronti contro i
reparti tedeschi che vengono dalla zona Cremonese e contro quelli che, superata
l’Adda, sopraggiungono dal Lodigiano e dal Piacentino.
Anche in quest’ampio settore le azioni di rastrellamento partigiano dei nuclei
tedeschi, cui si erano agganciate aliquote di repubblichini, si svolgono
favorevolmente.
Parecchi i caduti partigiani, molti gli scontri ravvicinati in prossimità dei posti di
blocco di approccio ai paesi e alla stessa città di Crema.
In questa sola città oltre 6mila erano i prigionieri tedeschi catturati.
Sincronicamente agli eventi dell’insurrezione nazionale era insorta anche
Bergamo nel cui carcere di Sant’Agata erano detenuti oltre cento cremonesi, là
trasferiti per essere giudicati dal tribunale speciale fascista.
La miglior parte della gioventù bergamasca era in armi, nelle brigate, sulle
prossime montagne.
In città i prigionieri, liberatisi dalle carceri, diedero un contributo notevole
all’insurrezione.
Pur se indeboliti da lunghi mesi di carcere non esitarono ad impugnare le armi
che già, in periodo clandestino, avevano usato.
Era il fiore dell’antifascismo cremonese quel nucleo che aveva languito nel duro
carcere. Ora esso pensava di tornare a Cremona il più rapidamente possibile per
partecipare, se necessario, all’ultima battaglia.

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