Page 11 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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casta aberrante, dalla sua vera anima riprendeva coscienza di se, ci restituiva gli
ideali del Primo risorgimento, coronava l'opera di un secolo di lotte dei patrioti,
poneva infine le premesse per un avvenire agli italiani, meno duro e denso di
speranze e certezze.
Perciò più che il superamento delle malsane e infeconde iniziative del ventennio
rivolte ad una proiezione di parata di problemi italiani in una falsa e lunare
visuale di teorie e di miti di cartapesta, la lotta del popolo per la liberazione
equivale al compimento della grande opera iniziata dai padri e che il primo
dopoguerra per immaturità di ceti produttori e per cecità egoistica di categorie
privilegiate, aveva interrotto.
Anche se il risultato di questa dura battaglia, la Costituzione Repubblicana, è
ancora oggetto d’interpretazione o di dissenso, ben si può affermare che esso,
con gli sviluppi di cui è suscettibile in avvenire, mercé la evoluzione democratica
e il progresso, sempre maggiormente nei secoli futuri apparirà come il
documento capitale del popolo, l'ancora a cui, nelle immancabili bufere o
tempeste, potrà assicurarsi la nave della Nazione.
Di ciò è arra e prima speranza sopratutto il nuovo senso nazionale che pone gli
strati lavoratori in prima linea sul terreno patriottico e della difesa e sviluppo
della Costituzione Repubblicana.
Se il suffragio universale, concesso poco tempo avanti la prima guerra mondiale,
è stato ripagato col sacrificio ci migliaia di lavoratori sulla via di Trieste e di
Trento, la partecipazione delle grandi masse contadine, operaie ed impiegatizie
alla guerra di liberazione rappresenta la conquista dell'idea nazionale e la
definitiva penetrazione degli ideali patriottici in ceti che, per la loro particolare
immaturità dovuta a secolare ignoranza, erano rimasti quasi estranei al lavoro di
costruzione delle fondamenta dello Stato Nazionale.
Oggi il processo di fusione delle varie categorie del popolo, iniziato subito dopo
il 1859 dalle élites risorgimentali, interrotto l'oligarchia fascista, si è quasi
compiuto.
Anche se i nostalgici dell’oligarchia, e fra essi non vanno solo compresi i reduci
delle assoldate bande nere, si battono ancora perché rimanga la incrinatura della
coscienza nazionale, questa trionferà infine definitivamente così come sugli
egoismi municipali trionfò nel secolo scorso il concetto della unità della
indipendenza.
In ciò ha senso e valore il lavoro che tutto un popolo diede affinché la terza Italia
di Mazzini, di Garibaldi, di Manzoni, di Carducci e di Matteotti, deposta la
servile livrea del nazifascismo riprendesse in un’Europa pacificata ed unita il
grande compito che le spetta: sanare le piaghe inferte, dare dignità e riscoprire
sulle vie del progresso i motivi di fraterna convivenza fra le Nazioni.
Oltre la ripresa dei valori in nome dei quali l'Italia combatté nel primo
Risorgimento, il Movimento Nazionale di Liberazione ebbe nei suoi martiri, nel
suo filo conduttore, nelle sue azioni, una singolare e significativa concomitanza
con essi non solo in simboli esteriori, ma di profondo e connaturata identità nelle

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