Procede speditamente la campagna per la raccolta delle firme necessarie alla procedura referendaria per (definizione semplificata) la “giustizia giusta”.
Indiscrezioni, o se si vuole, stime ufficiose accreditano in 10000 il primo step delle adesioni raccolte ai gazebo. Gestiti, a seconda dei casi, in via partecipata dai due partners della campagna (Lega e Radicali) ovvero in via disgiunta.
Dopo la comune conferenza stampa, avvenuta anche a Cremona, ed il primo gazebo, nelle prossime settimane i Radicali di Cremona allestiranno propri stand, parallelamente alle “gabine” salviniane.
Ne traiamo notizia da una mail inviata alla nostra testata dal Sergio Ravelli, storicamente riconosciuto leader del movimento pannelliano.
Il tavolo di raccolta firme del Partito Radicale, che si terrà sabato 10 luglio (ore 9-12, piazza Stradivari, davanti a spazio comune), sarà rivolto soprattutto ad esponenti politici ed istituzionali dell'area di centro-sinistra. E si potrebbe replicare anche sabato 17 e sabato 24 luglio.
L'annuncio di Ravelli sembra aver colto due elementi politici di rilievo e di fattualità.
Il primo riguarda quello che dovrebbe essere il profilo super partes dell'iniziativa referendaria. Il secondo riguarda, invece, il disagio in certe fasce di opinione pubblica e di testimonianza laica e riformista a fronte di quello, che nell'operazione, sembra di fatto essere il prevalent partner.
Dovendo essere iniziativa trasversale non è pensabile qualsiasi pregiudizio. Ma, diciamolo francamente come proprio su queste pagine scrisse alcuni giorni addietro Clara Rossini: “Puntualmente Salvini si assume la paternità di ogni buon risultato, anche se a venire. Non mi vedranno ai loro gazebo. Mi dolgo solo di non aver firmato per richiedere con mille e mille altri l'attuazione della autodeterminazione del fine vita, così come presentata dall'illustre professor Riccio”.
In aggiunta al disagio espresso dalla figlia del primo Sindaco elettivo dopo la Liberazione in rapporto alla “disinvoltura” della linea post-bossiana c'è, nel caso fosse stato necessaria la conferma, che, pur nella pendolarità ingannevole, il cuore del “capitano” batte decisamente nel sovranismo-suprematismo. A fianco dei leader europei e mondiali, che, come il magiaro Orban, hanno riformato in house la giustizia ma sottoponendola al regime autoritario.
Firmare presso un gazebo “a due piazze” per i socialisti (non se ne dolgano i salviniani) sarebbe un calice impotabile. Firmare presso un gazebo radicale diventa abbordabile.
Ed è questa la segnalazione che la nostra testata rivolge ai socialisti.
D'altro lato, avevamo chiosato la lettera di Rossini, facendo leva tanto sull'insostenibilità di un sistema giudiziario in teoria da paese avanzato ma in pratica da stato sudamericano.
Al punto che UE ha posto come condizione del flusso del Recovery una profonda riforma del sistema.
Una giustizia non giusta, “cattiva”, delegittima il sistema-paese e lo discredita nel perno più sensibile, che è il complesso dei rapporti con i partners europei e mondiali.
Una siffatta giustizia colpisce sia gli imputati nel diritto costituzionale ad un giudizio dai tempi ragionevoli sia le parti civili.
Tra i fiori all'occhiello della legge Cartabia c'è la rimodulazione dei requisiti per il rinvio a giudizio, la sussistenza per il rinvio a giudizio di elementi inoppugnabili per una ragionevole probabilità di condanna.
L'esternazione della volontà di riformare il potere giudiziario, per via legislativa ordinaria, appare come un “minimo sindacale” affrontato per dovere d'ufficio. E presenta più di un elemento di scarsa attendibilità. La chiamata del corpo elettorale sulla modifica della legge costituisce un bel deterrente al menar il can per l'aia.
Il totale degrado del terzo potere costituzionale esige una visuale molto più lunga e un impegno di maggior lena.
Occorre tornare ai contenuti, ampliandoli, del referendum del 1986. In particolare alla separazione delle carriere e a una ben diversa “autogestione” delle medesime. A cominciare dalla profonda riforma del CSM e dal blocco delle porte girevoli tra ruoli nella giurisdizione e nel potere politico ed istituzionale.
Per questi motivi, accantonando con molta ma molta riluttanza il pregiudizio di una partnership con i salviani e nella convinzione di una testimonianza per giusta causa, invitiamo chi fa riferimento a noi ad essere parte defilata ma attiva. (e.v.)