Avanti… con le difficoltà da spianare
Caro direttore, dopo essermi autoassolta per non aver votato causa problemi di salute, ho atteso il risultato finale dei voti ottenuti al ballottaggio dai due contendenti. Sinceramente non avevo alcun presagio, perché gli appartenenti al 50 per cento del 50 per cento dei votanti non si esponevano su quanto deciso. A parte i partiti politici e l'Anpi, le persone, i singoli cittadini più o meno importanti (ma uno vale uno ) esprimevano dubbi e perplessità. Allo spoglio la maggioranza è stata catturata da Virgilio e subito il nome dello sfidante è andato sfumando…
Naturalmente si cerca il modo per accettare il risultato con una buona dose di ottimismo. La presenza di Pizzetti rassicura, così come l'impegno del PD e di altri enti …FI non gode di molte simpatie qui nella nostra città, nemmeno aver chiamato in causa Salvini è stato ben accetto. Quindi una volta individuate più possibili cause da giustificare l'uscita di scena della lista ritenuta di destra alcuni e non pochi votanti si sono aggregati per salire sul carro del vincitore. Così sembra: da un giorno all'altro si passa dal parlare o lasciare intendere che la lista di sinistra non convince a trovarsi sorridenti e contenti tra le braccia di Virgilio. La politica è strana, ma questa non è politica, è il saltare di palo in frasca, purché tutto vada bene.
Siamo ottimisti, dobbiamo essere ottimisti per seguire le nuove fasi della lista arrivata a Palazzo. I liberi cittadini se hanno convinzioni che potrebbero rivelarsi più che utili non devono fare passi indietro mimetizzandosi l'uno dietro le spalle dell'altro …la città è in primis loro, devono viverci con fiducia e a viso aperto … Avanti con le difficoltà da spianare per la rete ferroviaria, no al Biometano e no alla costruzione del nuovo ospedale, recupero delle casette o degli appartamentini per chi vive in condizioni molto disagiate. Il nuovo sindaco dovrebbe farsi carico di queste esigenze pur affiancandole al recupero del centro storico già promesso nelle scorse consiliature. Altri problemi si potranno risolvere se si è propensi ad ascoltare la voce dei più deboli. I tempi giusti sono questi, sorridere ma fare orecchie da mercante non è un bell'agire, un agire onesto.
L'amarezza della disaffezione al voto
L'articolo su Eco del popolo ballottaggio a Cremona è ricco di coraggio, chiarezza, ampiezza di documentazione e valori umani. La mia riflessione sull' esito del voto non è positiva, ho esultato per la vittoria della sinistra, ma approfondendo l'analisi resta sempre l'amarezza della disaffezione al voto da parte dei cittadini.
Il nostro è un elettorato spinto dalla paura e dalla rassegnazione non alla speranza. Lo Stato fatica a confrontarsi con la realtà e non ha le risorse per fare fronte ai bisogni della gente. Il cinismo della politica ed i messaggi contrastanti che ci arrivano demotivano i cittadini convinti che non ci saranno cambiamenti. Ieri parlando con un amico, astensionista, e che si lamentava per il mal governo gli ho ribadito che è anche colpa sua perché il voto è un dovere civico. La sua risposta è stata che ha diritto di lamentarsi e è libero di scegliere per il NO al voto. Temo per una decomposizione della nostra democrazia, continua sul tuo giornale a parlare di memoria storica, di cittadinanza attiva, di bene comune è con un esame veritiero del passato e con la consapevolezza di un presente riformista, liberale e democratico che si costruisce un futuro miglio.
Il ciel l'aiuta...
L'euforia è molto contenuta, scrive il cronista/analista della cerimonia del passaggio del testimone. Verrebbe da dire: te la do io l'euforia! Un sentiment/postura che, considerato lo sfascio prodotto, l'assenza di ordinati e fecondi propositi, il modo e l'entità della performance elettorale, dovrebbe essere decentemente bandita per lasciar posto a ben diverso approccio al cambio di fase innescato dalla nuova Consiliatura
Giustamente Pizzetti, che, a prescindere dalla (ancora inspiegabile) rinuncia ad un ruolo che competeva per statura, professionalità, consuntivo prestazionale, consapevole della transizione in atto, è sempre più il perno, da un lato, della gestibilità futura del competitor risultato vincente ma consegnato, nella sua inconsapevolezza, ad un probabile destino di ininfluenza strategica e, dall'altro, di una coraggiosa sutura di profilo istituzionale prima che politico di un consesso elettivo, privo di coesione nell'indirizzo progettuale e nel senso di camaraderie.
Riprendendo il fiato della lunga premessa ed il filo di una lucida saldatura tra passato, recente e remoto, ed un sentiment a valere per l'immediato futuro, Pizzetti esterna consapevolezze fattuali sulle ragioni della vittoria mutilata. Che assomiglia di più ad una sconfitta, limitata ad un virtuale no contest. Che prescinde dal risicato esito delle urne, ma che allunga un'inquietante ombra sulla "governabilità " effettiva della Consiliatura. Il cui vernissage è griffato da un esordio griffato dall'esatto contrario motivazionale di quanto esorcizzato dall'eletto preferito dalle preferenze "dobbiamo smettere di partire sempre dal presupposto che siamo i più bravi e che gli elettori non ci hanno capito". Un riferimento, quello di Pizzetti, che calza a pennello con la permanenza in capo alla nomenklatura dem del cardine autoreferenziale (così ben delineato da Bertolt Brecht) sfociante nell'assunto " il popolo non ha capitola Direzione del partito allora cambiamo il partito". Un "partito" che come comunità di idealismi, di militanza attiva, di forte e consapevole componente della vita amministrativa non esiste più (neanche virtualmente. Questo asserto (ben lontano da un inclemente volontà di imprimere simbolicamente il tallone sul grugno), peraltro, non viene tenuto in nessun cale da un minimale obbligo di valutazione del più ampio andamento nel contesto territoriale. Dove (e questo certamente è un dato negativo per la tenuta degli equilibri) il PD o l'aggregato che dir si voglia di centro sinistra ormai, con l'eccezione del capoluogo e del vicecapoluogo (dove con una studiata strategia di intercettazione dell'indotto derivante dal clientelismo, dello scambio, della sistematica occupazione degli interstizi della relazionalità politica, riesce, ormai da tempo e specificatamente nei giorni scorsi a restare in sella, sia pure per il rotto della cuffia). Nel resto della provincia, scendendo per li rami e limitandoci a focalizzare le realtà comprensoriali, il centro sinistra è da anni fuori mercato. Aveva resistito (ci sembrava per merito) a Soresina. Ma una popolazione, da anni alle prese con una periclitante sicurezza, ha presentato il conto. Tra i Comuni storici regge (bene e con merito) Gussola. Il dato generale è che la sinistra, lato sensu, è sempre più fuori mercato. Perché o soccimbre nella pugna elettorale e non è in grado neanche di allestire decenti programmi e liste.
Avendo lasciato il posto ad insignificante aggregato di apparatchik che, come scandisce Pizzetti in termini di rimando delle motivazioni al base del getto della spugna da parte del segretario Soldo (l'unico appartenente al vertice che in questi anni abbia professato un indirizzo di non satrapia ma di disponibilità sinergica nei confronti delle sensibilità emarginate della sinistra riformista), "fa solo amministrazione e finisce per identificarsi con questa attività ". Aggiungiamo noi: fa solo cattiva, arrogante ed autoreferenziale gestione del potere amministrativo. E questo l'alert lanciato da Soldo (al quale rivolgiamo l'appello a non disertare il campo della sinistra riformista ma a diventarne uno dei riferimenti), ma anche da Pizzetti. Il cui assunto inevitabilmente non potrà, per la forza implicita del ragionamento e l'autorevolezza del personaggio, non essere testato in un ruolo che non può essere relegato solo al rating tripla AAA delle preferenze. Ma che deve trarre consapevolezza e motivazioni dello stato di fatto e dall'imperativo di riprendere per i destini del capoluogo e di un più vasto territorio una lunga marcia di progetti per il futuro. Il cui background non può essere rappresentato dalla sommatoria degli stracci lanciati dal ballatoio dalle indigene casalinghe (non di Voghera, ma di Cremona). L'intero consesso della appena omologata Consiliatura del sentirsi pienamente protagonista del "tavolo" strategico su cui per il prossimo quinquennio e quasi certamente per i successivi Cremona scriverà le linee di un futuro sostenibile. In cui siano assicurati alle nuove generazioni il diritto ad una educazione/formazione di livello qualificato congruente all'aspettativa di un lavoro nel proprio habit, alle fasce adulte una accettabile qualità della vita, alla terza età un accompagnamento di livello. Secondo chi scrive l'outing di Pizzetti è clamorosamente claudicante nella persistenza nel pregiudizio nei confronti dell'amplissimo parterre dei portatori dei no tematici. Anziché contribuire, anche nel nuovo mandato, all'ulteriore marginalizzazione per di più indifferenziata di questa diffusa testimonianza civile, Pizzetti dovrebbe cominciare a rappresentare il punto di confluenza dialettica delle ragioni in campo. Alcune sono effettivamente incardinate in inestricabili pregiudizi ideologici. Altre, invece, dovrebbero rappresentare i cardini di una testimonianza civile e sociale per una sinistra riformista che voglia legittimamente definirsi tale e tale essere percepita. Ci riferiamo a tutto quel retroterra motivazionale dell'opposizione al cosiddetto nuovo ospedale ma nella realtà confluente nella denuncia della privazione del diritto alla cura della salute e nell'inversione della sanità privatizzata e territorialmente spianata, nella denuncia dell'aggravamento dell'insalubrità atmosferica (per effetto della concentrazione dei fattori inquinanti, come nel caso dell'impianto biometano), della sostanziale abdicazione all'esercizio delle funzioni programmatorie in campo urbanistico a vantaggio di tutti gli stakeholders della deregulation della destinazione (prevalentemente speculativa dei suoli) e, vogliamo sul punto essere chiarissimi, dell'arbitrario riconoscimento alla cosiddetta multiutility partecipata di un potere sostitutivo. Sarebbe come pretendere di interpellare, circa il menù del Thanksgiving, il pollaio dei tacchini Ma, conclusivamente, non possiamo non mettere metaforicamente con le spalle al muro un ciclo storico comunale che in 35 anni ha smantellato la visione etica del municipalismo, anche nel suo profilo di gestione aziendale ( se si pone mente al fatto che in prima assoluta le aziende municipali nacquero qui e a Milano per iniziativa degli apostoli del socialismo riformista). Se Pizzetti vorrà confermare di che stoffa è fatto il suo phisique (in tal modo accreditando il fondamento della tormentata opzione, in capo ai vetrans della Comunità Socialista, del voto disgiunto protetto finalizzato alla sola preferenza) gli consigliamo di mettere mano a questo inverecondo suicidio rituale che è stato il percorso attraverso cui (dalle giunte anomale PCI DC in poi) la "ditta" ha minato la sostenibilità di un'azienda sanissima e competitiva, sottoposta ad un processo sistematico di cannibalizzazione finalizzato all'acquisizione di risorse necessarie alle politiche di spreco comunale. Sul punto non è inappropriata la richiesta alla nuova Consiliatura di avviare un'indagine atta a stabilire inoppugnabile percezione dei fatti e delle responsabilità. Nonché di tentare, pur nella consapevolezza dell'impraticabilità del riavvolgimento della pellicola, almeno tentare un'organica agenda di visione e di passi finalizzata ad una generale tutela degli interessi cittadini nei confronti della concessionaria multiutility e, per quanto reso improbo dalla pochezza del rating (inoppugnabilmente testato dai fatti)del ceto amministrativo e politico, al riposizionamento dell'indecorosa ed umiliante condizione di partnership all'interno dell'asset societario.
Sconsolatamente, a questo punto, da affetti da ipermnesia aggravata dall'incontenibile impulso a non farsi sfuggire nulla di quanto avviene nei processi politici, non possiamo non appellarci, raffrontando la postproduzione dell'election day di questo giugno 2024, al proverbiale “nihil novi sub sole”.
Esattamente cinque anni fa la Comunità Socialista espresse le perplessità che oggi L'Eco del Popolo reitera. Bando alle ciance riproduciamo più sotto l'articolo. Con la speranza che repetita juvant.
PS. Approfittando della pazienza dei lettori comunichiamo quanto segue:
I Soci fondatori dell'Associazione Zanoni rendono pubblica la decisione presa un anno fa di revisionare l'asset. Che rinuncerà alla presenza dei Soci Istituzionali Comune e Provincia. Quel che resta della Comunità Socialista, dopo i tentativi di reiterata infiltrazione, confluirà nel club Amici dell'Eco del Popolo. Mission: l'innesco di una testimonianza di sinistra riformista.