Premessa.
Con questo articolo inauguriamo una rubrica espressamente dedicata alla testimonianza dei Comitati di Quartiere. A Cremona questi organi, concepiti come strumento di partecipazione e di rappresentanza presso l'opinione pubblica e la Civica Amministrazione, hanno, nel corso dei decenni che separano il contesto attuale dalla metà degli anni settanta in cui furono concepiti ed incardinati nella vita comunitaria, evidenziato un trend non esattamente lineare. Complice l'impulso della politica di mettervi sopra il cappello e di finalizzarne la mission ad usi inappropriati: come cassa di risonanza, nel caso di ruoli di governo, ovvero di denuncia, nell'opposto caso di collocazione nei ranghi minoritari.
In entrambi i casi, comunque nell'evidente intento di deviare dai compiti d'istituto.
Per alcuni anni, a partire dalla giunta “anomala” di inizio 90, i Quartieri furono addirittura silenziati, posti in sonno.
Sono stati recentemente ripristinati, se non andiamo errando, grazie all'azione dell'Assessora Rosita Viola. Il territorio del capoluogo è stato articolato in 16 giurisdizioni decentrate; investite, come si diceva, del raccordo tra cittadini e governo comunale.
Non si può dire che la politica (dei partiti e delle lobby) resista algidamente all'impulso di influenzarne gli indirizzi. Ma, negli ultimi anni, si è avvertita, anche grazie al fiato sul collo esercitato dall'enorme, in qualche caso compulsiva, bocca di fuoco dei social, una mano nuova nello sforzo di rappresentare quelle istanze che non vengono tempestivamente e/o sufficientemente avvertite dal governo cittadino, quando addirittura ignorate.
Più recentemente sono salite agli onori dell'evidenza mediatica (senza ovviamente nulla togliere a tutti gli altri quartieri) le campagne del Cascinetto (per la ben nota difficile convivenza con un certo Centro associativo), del Quartiere 9 sull'altrettanto nota questione della strada Sud e del Quartiere 10, prima sul decoro della Piazza di Porta Po e, più recentemente, sull'illuminazione del Viale. Che costituisce, per la sua centralità, l'asse portante della consistente porzione cittadina affacciata sul Po.
La non troppo breve premessa è per significare che la nostra testata è interessata ad assumere un ruolo di lavagna per l'evidenza delle problematiche di quartiere. Non le sponsorizzeremo tutte. Non foss'altro per la consapevolezza del fatto che non infrequentemente la cittadinanza è portata a capovolgere l'aforisma kennedyano (non chiedere cosa deve fare la comunità per te, ma chiediti cosa puoi fare anche tu per la tua comunità). Detta in cremonese: a cuntentà en cumon ghé bon nisson. Ma pagato il pedaggio della consapevolezza etica, non possiamo non aggiungere che, al netto dell'impossibilità di far fronte a tutto (talvolta anche al superfluo), balza all'occhio l'evidenza della condizione di chi è destinato a scaldarsi meno perché lontano dal focus. Dell'interesse preminente delle posizioni di centralità rispetto alla periferia.
Avremo modo di approfondire, in un quadro più generale, questa tematica; che, almeno per quanto ci riguarda, si richiama ad una visione se non altro equitativa della qualità della vita in tutti i settori della Città.
Nella circostanza prospettiamo l'iniziativa assunta dal Quartiere 10, tendente ad ovviare ad una carenza nell'impianto illuminante del Viale.
Nell'istanza di un gruppo di residenti del quartiere Po mirante a rendere più sicura la circolazione dei ciclisti e garantire la sicurezza e l'incolumità dei pedoni è facilmente riscontrabile un fondamento di fattualità e di giustificazione dell'istanza. Nell'interesse non solo dei residenti del Quartiere 10, ma anche di tutti i cremonesi.
Se si pensa che il Viale costituisce non solo una struttura viaria di quartiere, ma un asse di collegamento per tutta Cremona. Il fatto che, per lungimiranza delle precedenti amministrazioni sia dotato di contro-viali e piste pedonali e ciclabili (che in altri quadranti sono in via di realizzazione o quanto meno nelle intenzioni), non ammette né esimenti né attenuanti.
Se vuoi indurre i cremonesi a recarsi al lavoro, a scuola, alla canottieri o al Ponticello, non devi solo promuovere la modalità verde, ma devi soprattutto curare che l'opzione sia assistita da elevati standards di sicurezza. In tutte le ore della giornata. Condizione che non è rilevabile né nelle evidenze delle immagini proposte dal Quartiere 10, né tantomeno nell'esperienza pratica della quotidianità.
Anche il Duomo di Milano ha comportato una costruzione dilatata nei secoli.
La civica Amministrazione ha provveduto a migliorare la luminosità nelle ore notturne della carreggiata centrale. Mentre ha lasciato un po' correre l'adeguamento dell'illuminazione delle banchine laterali.
Non vogliamo qui sostenere proditoriamente l'inversione della priorità. Ma, indubbiamente, i maggiori rischi sono in carico ai pedoni ed ai ciclisti, piuttosto che agli automobilisti.
Sull'argomento l'assessore alla partita, Andrea Virgilio, ha avviato una risposta non esattamente dilatoria(o almeno osiamo sperare).
Ed, affinché questo interessamento non protragga alle calende greche la concreta soluzione del problema, il pressing della mobilitazione con la raccolta delle firme appare, oltre che una testimonianza di civismo, anche un'occasione di consapevolezza.
Il governo cittadino dovrà farsi una ragione della tendenziale dilatazione della propensione a partecipare della “base”. Fin qui (e ci riferiamo alla realtà di quello che un tempo era conosciuto come il “Villaggio Po”, insediato e sviluppato a far tempo della seconda metà degli anni 50) talvolta si è avvertita un'inclinazione, se non proprio in capo all'idea di uno stato etico, ad una visione da grande fratello nel rapporto tra amministratori ed amministrati.
Sicuramente questi secondi devono essere consapevoli della limitatezza delle risorse, orientandosi a chiedere ragionevolmente. Ma non v'è chi non veda, specie nel trend dell'ultimo quarto di secolo, l'impulso del governo cittadino a curarsi del decoro e della vivibilità del centro (non sempre riuscendoci) ed un po' meno delle periferie.
E, di fronte a cahiers dei doléances impegnativi, a rapportarsi a comportamenti non esattamente ispirati a culture montessoriane. Sono stati i casi della Strada Sud e della riforma della viabilità interna al Quartiere Po (che ha visto la giunta precedente attestarsi su posizioni non esattamente dialoganti).
La nuova Giunta sembra volersi orientare diversamente. Anche se lo spacchettamento delle competenze assessorili può far temere dispersioni di interlocutori e di operatività.
Chi vivrà vedrà, diceva fatalisticamente la nostra nonna. Quel che è certo è che coloro che pensassero di sopperire all'indotto di partecipazione con una mera moltiplicazione di murales su edifici fatiscenti sbaglierebbero di grosso. Se non altro perché le bocche di fuoco della testimonianza dei Quartieri si sono moltiplicate e non sembrano propense a far sconti.
Nota di servizio:
La raccolta delle firme è cominciata ieri domenica 27 ottobre e, dalle 9,00 alle 12,30 e verrà ripetuta domenica 3 e domenica 10 novembre sotto i portici di via Adda n.29.
È inoltre possibile firmare tutti i giorni nelle seguenti postazioni fisse: Caffetteria Km Zero – viale Po, 15; Bar Sole – viale Po, 21; Bar Belsit – via Oglio, 1; Bar Il Cantuccio – via Mincio, 34; Tabaccheria Persico – piazza Cadorna, 13; Edicole di viale Po, via dei Navaroli e via Trebbia.