Adottiamo, a prescindere o forse a dispetto di uno scenario polemico del tutto incongruo alla circostanza celebrativa, il bel lavoro del pittore cremonese Graziano Bertoldi, come griffe del 78° anniversario della Liberazione di Cremona e del territorio.
Contesto in cui emerge, con un inequivocabile certezza, una corale predisposizione ad una celebrazione di quella che, è o dovrebbe essere, la “festa” per eccellenza della comunità nazionale. La scaturigine, senza voler tracciare una gerarchia di importanza, delle ricorrenze, incardinate sui percorsi scanditi dalle conquiste civili: la Liberazione, appunto, il Lavoro, che connota il perno della Carta, la nascita della Repubblica, la Costituzione.
Un'ampia e articolata agenda di eventi celebrativi e rievocativi, di cui sono promoter l'associazionismo partigiano, le istituzioni locali, ma anche e soprattutto, spontaneamente, iniziative del territorio.
Sfoceranno nella classica manifestazione del Capoluogo e di Crema, che faranno da capofila di una rete diffusa ed alimentata, senza alcun bisogno di inputs dall'alto, da impulsi locali autonomi.
Significa che la ricorrenza della Liberazione è entrata nelle coscienze, individuali e collettive, istituzionali e comunitarie.
Prescindendo, abbiamo premesso, da una “punzonatura” né consona alla ricorrenza né particolarmente funzionale allo scopo di ritrovare nel Paese, in un momento particolarmente complesso da molti punti di vista, il bandolo della coesione. Sosteneva lo storico britannico Arnold Toynbee: history is again on the movie. Già, e sempre per non nobili intenti, questo tagliando, alla base di una accettabile target di identità e di inclusione, viene regolarmente scavallato. Specialmente in ricorrenze come questa.
Interrogarsi sulle maggiori ferite della nostra storia contemporanea è indispensabile per il percorso che ha come traguardo la condivisione delle basi fondanti del presente e del futuro della comunità nazionale. Ma se storia e memoria, almeno tendenzialmente, non coincidono, difficilmente si arriverà ad una risposta condivisa.
L'Italia è, diciamolo, un paese senza memoria. Nel caso di alcuni eminenti uomini di governo, inciampati in macroscopici errori (da matita blu), questa carenza di conoscenza basilare, ai fini dell'appartenenza civile e all'esercizio di ruolo di rappresentanza e di governance, appare meno che un trascurabile accessorio.
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, diceva Primo Levi. Sarebbe l'occasione buona, in un momento di delicato snodo politico, mettersi alla prova.
Già, ci siamo fatti scaldare il cuore dalle premesse di una “festa” che sentiamo particolarmente, nella nostra gerarchia di testimonianze civili.
Può essere l'auspicio affinché lo snodo della celebrazione sia meglio delle premesse.
Saremmo reticenti, però, se, prendendo le misure dai percorsi “dialettici” del tempo di avvicinamento al 25 aprile, non rilevassimo che la testimonianza dell'arco antifascismo, se non propria annaspa, sicuramente gioca di rimessa. Facendosi, per alcuni versi,dettare tempi e scaletta dialettica dal campo opposto
La testimonianza dell'arco antifascismo, se non propria annaspa, sicuramente gioca di rimessa. Facendosi dettare tempi e scaletta dialettica dal campo opposto
Quel profilo dell'antifascismo che si discostasse dalla vera mission resistenziale, che era inequivocabilmente di ripristinare la prassi liberaldemocratica e la sua evoluzione in senso repubblicano sarebbe quanto meno una eterogenesi dei fini.
La Liberazione ha liberato il Paese da vent'anni di autoritarismo/totalitarismo; ma non come presupposto per scenari che, narrati in modo diverso, avrebbero parimenti negato le prerogative liberali e democratiche.
I suoi valori sono universali e non possono essere piegati al perseguimento di altra finalità che non siano quelle di un sistema fortemente democratico.
Oggi ci fermiamo qui. Ma, come abbiamo scritto nelle premesse con cui abbiamo incardinato questo focus del 25 aprile del 78°, la testimonianza continua. Nella certezza che la divulgazione storica delle basi fondanti della Repubblica deve impegnare ogni giorno.
Una sorta di work in progress.
Cremona città
In occasione del 78° anniversario della Liberazione, il Comune di Cremona, in collaborazione con il Comitato Costituzione Liberazione (Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Cremona, Associazione Nazionale Divisione Acqui – Sezione di Cremona) ha predisposto il programma per la celebrazione del 25 Aprile.
Alle 9, al Civico Cimitero, manifestazione in memoria dei Caduti, con la Santa Messa all'aperto, alla Cappella ai Caduti. Al termine della Messa, accompagnati dal trombettiere del Complesso bandistico “Città di Cremona”, corteo all'interno del cimitero per rendere omaggio a quanti hanno dato la propria vita per la difesa della libertà con sosta e deposizione di corone d'alloro e fiori alla Cappella ai Caduti Civili, alla Cappella dei fratelli Di Dio, ai monumenti commemorativi dei soldati trucidati a Cefalonia e Corfù, dei Caduti per la Resistenza e all'Altare della Patria.
Alle 10.15, dalla piazzetta di fronte alla chiesa di San Luca, partirà il corteo che sfilerà lungo il seguente percorso: corso Garibaldi, corso Campi, via Verdi, piazza Stradivari, via Baldesio per raggiungere infine piazza del Comune. Il corteo sarà preceduto dal Corpo bandistico di Vailate, dalla storica bandiera tricolore, dai labari delle Associazioni partigiane e dai Gonfaloni del Comune e della Provincia.
La cerimonia in piazza del Comune inizierà alle ore 11 con gli interventi di due studenti, Paola Roversi e Ali Bakr del Liceo di Scienze Umane “S. Anguissola” di Cremona, di Paolo Mirko Signoroni, Presidente della Provincia di Cremona e Giancarlo Corada per le Associazioni partigiane di Cremona. Concluderà la serie degli interventi il Sindaco Gianluca Galimberti. Al termine esecuzione di brani musicali del Corpo bandistico di Vailate.
Seguirà la deposizione delle corone alla lapide dei Caduti per la Libertà, alla lapide Medaglia d'oro CVL (Corpo Volontari della Libertà) in cortile Federico II e alla lapide dedicata alle Donne cremonesi della Resistenza. La cerimonia si concluderà davanti al quadro con le foto di tutti i caduti della Resistenza Cremonese. Nel Cortile Federico II saranno esposte le fotografie dei partigiani cremonesi caduti per la libertà.
Alle 12.30 nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale saranno consegnate le borse di studio della Resistenza (in allegato l'elenco dei premiati).
Per la Festa della Liberazione corone di alloro verranno deposte in varie zone della città: in via Ghinaglia (torrione dell'ex castello di S. Croce), al tempietto del Cristo Risorto, posto a fianco della chiesa di San Luca, in via Manini, tra via della Colomba e via Ettore Sacchi sotto la lapide che ricorda Giuseppe Robolotti, e alla lapide che si trova sulla scuola di San Felice.
27 aprile: cerimonia in memoria dei Martiri di Bagnara
Il 27 aprile si svolgerà una cerimonia in memoria dei Martiri di Bagnara organizzata dal Centro sociale per anziani di Bagnara in collaborazione con il Comune di Cremona, A.N.P.I., A.N.P.C., A.N.D.A., Vigili del Fuoco di Cremona, AUP – Associazione Unitaria Pensionati. Con il seguente programma: ore 10 Santa Messa alla chiesetta del Santo Volto di Bagnara; ore 11 deposizione di una corona d'allora alla lapide posizionata sull'edificio che ospita il Centro sociale anziani, saluti dei rappresentanti delle istituzioni cittadine; ore 11,30 consegna delle borse intitolate ai Martiri di Bagnara. Come ogni anno il 27 aprile, a Bagnara, si ricorda l'eccidio dei quattro vigili del fuoco e di due partigiani compiuto per mano di una squadra di nazisti delle SS il 27 aprile 1945 nelle vicinanze dello stabile delle ex scuole che era allora un distaccamento dei Vigili del Fuoco. La lapide posta anni fa sul luogo dell'uccisione a perenne memoria, restaurata ed integrata nel 2018 dagli aderenti all'Associazione Nazionale Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale – Sezione di Cremona, è posizionata sul muro esterno della sede del Centro sociale per anziani di Bagnara. Nel punto in cui avvenne la fucilazione, davanti al muro di cinta dello stabile delle ex scuole, è stato posto un nuovo cartello stradale sul quale sono riportate le fotografie dei martiri e una breve descrizione dell'accaduto.
A Bagnara, dove si trovava un distaccamento dei Vigili del Fuoco, un contingente di tedeschi in ritirata, ormai allo sbando, cattura e fucila quattro vigili del fuoco: Domenico Agazzi (35 anni), Guido Azzali (39 anni), Odoardo Cerani (42 anni) e Luigi Rusinenti (19 anni). Uccide inoltre due civili: Giovanni Vaiani (52 anni) e Ivan Mondani (16 anni). Una vile e crudele rappresaglia, anche perché erano tutti disarmati: i vigili del fuoco si trovavano a Bagnara in missione civile e di pace per prestare soccorso alle persone in difficoltà.
Il 25 aprile della Società Filodrammatica
Un possibile percorso delle pietre d'inciampo a Cremona
Nella nostra città è presente un segno nuovo, suggestivo ed importante per la memoria della
storia tremenda da cui uscimmo con la Resistenza e la Liberazione.
Il Comune di Cremona ha provveduto alla posa delle “pietre d'inciampo” con le quali vengono ricordati nostri concittadini che morirono nei lager del nazifascismo.
L'iniziativa è stata gestita dall'Assessorato alla Cultura con l'ausilio operativo dell'Ufficio Tecnico e con la collaborazione dell'ANPI e di NETZER, Organizzazione dei Giovani Ebrei in Italia.
Il Comune ha anche pubblicato un libretto (“Le pietre d'inciampo e la memoria”) con essenziali notizie su questi concittadini e gli indirizzi delle abitazioni davanti alle quali è stata posta una pietra d'inciampo.
Per chi volesse fare una passeggiata per vederle un percorso possibile potrebbe essere il seguente:
Nella via Zaccaria del Maino al numero 4 vi sono due pietre. Sono dedicate alla signora ebrea Eugenia Hammerschmidt, vedova che era nata in Germania nel 1881 ed era venuta a Cremona nel 1936, ed a suo figlio Alfred Lewin di 33 anni. Qui essi avevano gestito una panetteria.
Incarcerati dai nazifascisti morirono nell'eccidio del carcere di Forlì del settembre 1944.
All' inizio di via Brescia, al n 2, è posata una pietra d'inciampo dedicata ad Enrico Ugoni. Nato a Duemiglia nel 1888 egli era un ferroviere che lavorò a Cremona fino al 1936 e poi a Milano, dove fu membro del CLN clandestino dei ferrovieri. Arrestato il 3 marzo 1944 venne deportato a Mauthausen Gusen. Ivi morì dopo feroci torture il 24 agosto 1944.
Percorrendo via Dante al numero 143 c'è la pietra che ricorda il partigiano Mario Duchi, nato nel 1902, oste della nota locanda “Croce bianca” appena di là del Po, combattente nella 62°Brigata Garibaldi nel piacentino, catturato e deportato a Mauthausen ove morì il 12.1.1945.
In via Palestro al numero civico 57 ci si imbatte nel “sampietrino” ricoperto di ottone col nome di Bruno Ardigò. Egli morì nel lager di Zeithain nel luglio del 1944, aveva 22 anni ed era studente universitario in servizio militare nell'Artiglieria.
In via Bertesi al numero 8 una pietra è dedicata a Federico Ferrari che morì in un lager della Sassonia vicino a Dresda (Weinbohla). Nato nel 1919, era figlio dell'importante esponente dell'antifascismo cattolico cremonese Ubaldo Ferrari. Ufficiale degli Alpini, Federico rifiutò di passare nella Repubblica di Salò e venne internato nel campo di concentramento di Weinbohla ove morì nell'aprile 1945. (Pietra ancora da posare al momento in cui scriviamo)
In via Volturno 43 era nato Davide Bastoni nel 1897, egli morì a Mauthausen il 25 febbraio 1945.
In corso Garibaldi 151 la pietra ricorda Franco Finetti, vittima ventenne nel lager Dachau Uberlingen il 12 marzo 1945. Egli era stato attivo nella Resistenza.
Verso il centro città, in via Anguissola 3 la pietra ricordo è intitolata al Generale Giuseppe Robolotti che nacque a Cremona nel 1885 ed abitò in quella via fino al 1926. Pluridecorato, subito dopo l'8 settembre 1943 passò alla Resistenza e fu il comandante militare del CLN Alta Italia a Milano. Catturato dai nazifascisti venne fucilato a Fossoli nel luglio 1944.
In via Plasio 11 si ricorda Bruno Gregori, rappresentante di commercio che aveva 38 anni quando morì in una camera a gas di Mauthausen Ebensee il 15 febbraio 1945. Anche lui era partigiano, operava nella IV Brigata garibaldina “Ghinaglia” in città.
In via Ala Ponzone al numero 27 abitava Carlo Concari, aveva 41 anni quando morì a Buchenwald Dora il 25 settembre 1944.
All'inizio di via Del Sale, al numero 7 vediamo la pietra intestata a Mario Galli. Egli lavorava in una tintoria ed aveva 33 anni quando morì prigioniero a Zeithain il 1° aprile 1944.
Rientrando verso il centro, in via Melone all'edificio col n 35 (all'epoca Istituto Infanzia abbandonata) è posta una pietra per Ernesto Frasca: nato nell'agosto 1924, era meccanico ed aveva solo 21 anni quando morì il 22 febbraio 1945 a Dachau.
La pietra posata in via Aporti 3 reca il nome di Martino Magri. Nato nel 1918 era un artigiano e continuava gli studi. Militare come “Aviere scelto” passò alla Resistenza nelle file di Giustizia e Libertà combattendo in provincia di Brescia. Fu catturato nell'ottobre 1944 a Sulzano e morì nel lager di Mauthausen Ebensee il 2 maggio 1945.
Due sono le pietre al numero 14 di via XI Febbraio: la prima ricorda Fernando Quaini, nato nel 1922 era pilota civile indi Ufficiale nella Areonautica. Comandante partigiano in Piemonte (nella Divisione Valtoce “Fratelli Di Dio”) venne catturato dai tedeschi, per due volte riuscì a fuggire unendosi ai partigiani in Val d'Ossola. Cadde infine in una imboscata e venne deportato a Mauthausen Gusen ove morì in seguito a feroci torture l'8 marzo 1945. La seconda pietra di via XI Febbraio 14 è per Ernesto Frosi, studente universitario ed allievo Ufficiale, era nato nel 1922 e morì prigioniero a Zeithain il 12 giugno 1944.
Concludiamo il percorso nel Cortile Municipale; vi si trovano tre pietre (qui perché difficili da collocare presso le rispettive vecchie dimore). Una è dedicata a Renzo Pedroni, che abitava in via Ossalengo ed era un ferroviere in servizio militare nell'Artiglieria, partigiano della 100° Brigata Garibaldi “Vignale” in Piemonte. Catturato in battaglia e deportato a Mauthausen vi morì il 26 aprile 1945. La seconda è per Mario Ferrari (residente in via Passirano 19) che era nato nel 1917 e che morì prigioniero a Borgo S. Dalmazzo di Cuneo il 11.4.1945. La terza reca il nome di Ernesto Tessaroli, classe 1919, che abitò in cascina Biraga di via S. Bernardo, dove faceva il cavallante. Combattè a Cefalonia ove fu catturato dai tedeschi e deportato nel lager di Borisov (zona russa occupata) e vi morì il 4.6.1944.
A Spazio Comune, Sergio Giuntini
Martedì 25 aprile ore 17.30 a Spazio Comune, Sergio Giuntini presenta la sua ultima ricerca sull'antifascismo nello sport in Italia e in Europa. Corredata da centinaia di biografie di tanti campioni dello sport che, andando "oltre la vittoria agonistica", combatterono il nazifascismo da membri della Resistenza europea.
Bonemerse, Capergnanica, Crema, Pizzighettone
Contributi e testimonianze
Ringraziamo i nostri due interlocutori che, sia pure da una diversa visuale correlata a ruoli comunitari diversificati, sono, col loro contributo, pervenuti ad una testimonianza ideale comune. Mantovani, animatore del più antico sodalizio privato, impegnato nella cultura e nell'arte, propone, con una soirée di musica e di canto classici, un forte accostamento nei comuni aneliti di pace e di autodeterminazione tra le due Patrie gemellate dalle medesime aspirazioni. Curci col suo pronunciamento a favore della mobilitazione popolare a sostegno delle due giornate, rinverdisce un modulo di mobilitazione democratica, che, fino a qualche anno fa costituiva un classico del calendario della democrazia, politica e sociale. In forza della correlazione ideale tra la festa della rinascita democratica e quella del lavoro.
Gli scioperi del 1943, come ricorda oggi un lettore della Provincia, furono, a dimostrazione del nesso tra liberaldemocrazia e socialità, il salto di qualità dell'antifascismo resistenziale e per molti versi clandestino e l'innesco della concreta attività sociale, politica e militare in vista della liberazione.
Elena Curci – Segretaria Camera Territoriale del Lavoro
25 aprile e 1° maggio, due feste mai così significative: l'antifascismo è valore fondante della CGIL e della Costituzione
Il 25 aprile si avvicina, una giornata dedicata alla celebrazione della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo e della Resistenza. In questo momento difficile della vita del Paese, è fondamentale ripartire nel segno dell'unità, della responsabilità e della coesione sociale. La CGIL ribadisce il valore della centralità del lavoro per ricostruire il nostro Paese su nuove basi.
Senza il sacrificio delle lavoratrici e dei lavoratori Partigiani nella difesa delle fabbriche durante la guerra, il Lavoro, la Democrazia e la Pace come li conosciamo oggi, avrebbero avuto un epilogo differente. Questa scelta consapevole, lungimirante e centrata sulla difesa dei luoghi di lavoro è stata l'elemento centrale per costruire la nostra Repubblica fondata sul Lavoro, come sancito dall'articolo 1 della Costituzione Italiana.
Oggi, un altro 25 aprile è davanti a noi, tutto da conquistare. Dobbiamo liberarci dalla guerra, dalla violenza del potere e dal dominio dei più forti. Le democrazie in tutto il mondo sono sotto pressione e indebolite, soprattutto in Occidente. Solo attraverso la resistenza e la continua conquista della democrazia, pur con tutte le sue fragilità, possiamo costruire processi di pace globali e duraturi. Questo significa conquistare sempre più libertà, uguaglianza, rispetto della dignità umana, dei diritti umani fondamentali e giustizia per tutti.
Esprimiamo preoccupazione per dichiarazioni, decisioni e comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in vari casi, sono apparsi divisivi e del tutto inadeguati rispetto al loro ruolo, talvolta non senza cadere in un revisionismo che non dona giustizia alla memoria. La storia ci impone una netta condanna del fascismo, mentre - al contrario - si moltiplicano episodi di violenza e di apologia del fascismo stesso di cui si rendono protagonisti gruppi che si ispirano a quella ideologia e a quelle politiche. In questo giorno che unisce tutti gli italiani, è importante ribadire il significato più profondo della Liberazione.
Siamo allarmati di fronte alla grave situazione economica e sociale in cui versa l'intero Paese a causa degli effetti perversi di tante crisi che si sono sovrapposte e intrecciate. È urgente spingere il governo italiano e l'Unione europea a dare vita a una iniziativa diplomatica per aprire uno spiraglio di trattativa che crei le condizioni per una pace giusta e duratura. Sosteniamo lo spirito e i valori - spesso disattesi - della Costituzione, che disegna una Repubblica parlamentare, antifascista, una e indivisibile, dando forma alle speranze e ai sogni di futuro di quanti combatterono e diedero la vita per un mondo giusto, solidale.
L'antifascismo unisce il 25 Aprile e il Primo Maggio. La CGIL ha scelto di dedicare la festa del 1° maggio 2023 ai 75 anni della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione dal fascismo e dal nazismo. Questo per ottenere riforme capaci di applicare e attuare i valori e i principi della Carta Costituzionale, a partire dalla centralità del lavoro, della giustizia sociale e dell'unità del Paese. Oggi, Resistenza significa lottare contro l'indifferenza e le diseguaglianze. Per la CGIL, significa anche sostenere il diritto alla sanità e all'istruzione pubblica, il diritto al lavoro e alla pace.
Il 2 maggio 2023 (2 maggio 1893/2 maggio 2023), la Camera del Lavoro di Cremona celebrerà il suo 130° anniversario. Siamo tra le organizzazioni più longeve di questo Paese proprio perché facciamo della Confederalità uno dei valori fondanti. Siamo convinti che nessuno si salva da solo, ancor di più in un momento come questo.
Per questi obiettivi e su questi valori fondanti, chiamiamo tutti i cittadini ad unirsi in una grande festa unitaria, pacifica, antifascista e popolare il 25 aprile e il 1° maggio di quest'anno, a sostegno della democrazia e a difesa della Costituzione della Repubblica Italiana,
Giorgio Mantovani – Presidente Società Filodrammatica
La Società Filodrammatica Cremonese, consapevole della sua tradizione di testimonianza storico-culturale, partecipa anche quest'anno alle iniziative di rievocazione e celebrazione dell'anniversario della Liberazione. Nella consapevolezza che il 25 aprile, vero snodo per la nuova Italia repubblicana e liberaldemocratica, deve rappresentare per tutti gli italiani il riferimento permanente dei valori civici e di coesione comunitaria. L'evento artistico curato nell'occasione dalla Società Filodrammatica intende sottolineare simbolicamente la correlazione ideale la Liberazione dell'Italia avvenuta 78 anni addietro e la convinta, totale solidarietà al popolo Ucraino. Nell'auspicio che cessi al più presto l'aggressione militare della Russia, di cui è vittima da oltre un anno, nella prospettiva di concedersi finalmente una giornata di festa della Liberazione dall'aggressore.
L'evento sarà propizio per ricordare anche una figura nobile, per la Città di Cremona e la sua storia contemporanea e per la Società Filodrammatica Cremonese, di cui fu in vita e continua ad essere punto di riferimento. Trattasi dello scultore Mario Coppetti di cui il 26 aprile ricorrerà il quinto anniversario della scomparsa.