La vicenda dello spostamento alla Fiera di Montichiari della Mostra Internazionale del Bovino da Latte ci ha fatto prendere atto dell'intrinseca debolezza del nostro territorio. Per molti attori economici e istituzionali, la situazione era ed è chiara da tempo, mancava però quella consapevolezza diffusa e condivisa che serve, purtroppo quasi sempre, per innescare una reazione di risposta.
Non credo serva rimarcare, ancora una volta, quali siano i responsabili e le ragioni che hanno portato allo scippo della manifestazione. Con quote parti diverse lo siamo un po' tutti.
Concordo sulla necessità di esprimere, nei confronti anche di Regione Lombardia, una netta disapprovazione per quanto successo ma lo sforzo maggiore credo vada rivolto ad un'azione che eviti l'ulteriore acuirsi del nostro isolamento: intanto che impegniamo il nostro tempo a batterci il petto, a sbattere i pugni su qualche tavolo istituzionale o in qualche seduta collettiva di auto-mutuo-aiuto, qualcun altro, sta pensando a come mettere a sistema nuove competenze e aumentare la competitività dei propri punti di forza e anche delle fragilità proprie e altrui.
Servirebbe piuttosto capire come provare ad invertire la tendenza perché spero sia chiaro a tutti che la debolezza della nostra Provincia sta nei numeri che non sono così da “ieri”. Se a questa esiguità dei nostri numeri si aggiunge anche una mancata unità d'intenti tra gli attori e le diverse leadership del territorio, non è difficile capire come si possano venire a creare quelle “occasioni” che fanno sì che qualcuno approfitti delle nostre debolezze per mettersi in sicurezza e ripartire prima di tutti gli altri.
Partire dalle nostre fragilità ci aiuterebbe a capire se e come a trasformarle in punti di forza. Le organizzazioni sindacali sono partite così: da categoria, quella dei lavoratori, intesa come la più debole ed esposta rispetto all'economia e ai processi produttivi, ci si è uniti e si sono raggiunte quelle conquiste che hanno contribuito non solo ad aumentare la qualità di vità ma anche la qualità del lavoro e delle produzioni.
Al nostro territorio serve un patto di sindacato o un patto di territorio, che dir si voglia, tra tutte le forze in campo: tra istituzioni, associazioni di categoria, enti di formazione, Fondazioni, Sindacati e forze politiche. Servono alleanze strategiche con altri territori. Serve un nuovo modo di interpretare il rapporto tra pubblico e privato. Serve il pieno coinvolgimento delle istituzioni scolastiche e di formazione presenti sul territorio per affrontare le sfide che ci aspettano.
Le situazione della Fiera e della manifestazione del Bovino da Latte dovrebbe farci capire che se non si agisce in modo corale e se un territorio non si muove insieme, in modo coordinato, queste cose succedono senza che nessuno si sia sentito in dovere di provare ad evitare che ciò avvenisse.
Ripartire da qui si può e si deve ma serve la volontà di tutti per prendere atto dei numeri che possiamo spendere in un contesto che, in ogni settore, è diventato di portata internazionale, globale e proprio per questo estremamente selettivo e che ci chiede di produrre sapendo che ogni nostra produzione, se è esigua nei numeri, non può esserlo nel livello qualitativo e che sempre di più dovrà essere accompagnato dai “grandi numeri” che dovranno caratterizzare anche ciascuna piccola produzione.
Per rilanciare il nostro territorio serve serve trovare luoghi e momenti in cui tenere aperto un confronto serrato e rigoroso tra tutti gli attori economici e istituzionali della provincia di Cremona e in cui provare a superare quei limiti che ci sono stati imposti dalla geografia e dalle vicende storiche passate. Serve un momento in cui tracciare ed esplicitare le risultanti dei tavoli messi in campo dalla Provincia di Cremona su Infrastrutture, Competitività e Sanità.
Per fare questo serve un appuntamento a cui decideremo che frequenza dare ma che deve rappresentare l'inizio di un percorso di creazione di una strategia condivisa di sviluppo di territorio e di consapevolezza reciproca. Serve un evento che qualcuno degli interlocutori con cui ci siamo confrontati, ha chiamato gli “Stati generali” della provincia di Cremona.
Questa non è una mia o una nostra intuizione ma è frutto del confronto e di una frequentazione, seppur limitata da quest'ultimo anno di pandemia. con molti degli attori di questo nostro territorio e con gli attori istituzionali. Si consideri inoltre che partiamo con un'analisi ed una parte importante di lavoro già svolto grazie al documento messo a disposizione e condiviso dall'associazione Industriali, il Masterplan 3C. Abbiamo, quindi, un'analisi già svolta, magari servirà aggiornarla alle conseguenza che si porterà dietro questa crisi sanitaria ma poi servirà un luogo e dei momenti in cui si dovrà provare a cercare, auspicabilmente quella piena convergenza sulle soluzioni da mettere in campo e che potrebbe trasformare i nostri punti deboli, in punti di forza.