Egr. Direttore,
leggendo il suo editoriale di martedì scorso, “Piccoli Brancaleone crescono”, vorrei chiederle: cosa ne pensa dei turisti che incuranti delle indicazioni della Farnesina fanno viaggi nei paesi a rischio, o ancor più degli intrepidi alpinisti che fanno escursioni al di sopra delle loro possibilità, anche sconsigliati a farlo, o a quelli che si avventurano in mare, "allegramente", sprezzanti del pericolo (solo per citarne alcuni)? Non ci prodighiamo forse per salvarli tutti? E i costi?
Personalmente ho trovato il suo articolo rancoroso a senso unico e pure meschino nelle argomentazioni, proprio perché volutamente limitato ad un solo campo di osservazione.
Gentile Lettrice,
accetto tutto tranne l'aggettivo meschino. Usato non so se per non congrua conoscenza lessicale o per un intento offensivo. Sugli “irresponsabili no limits” sono assolutamente d'accordo. E, tanto per stoppare l'abitudine, configurerei una nuova fattispecie di reato, mettendo a loro carico le spese di soccorso.
I casi cui ho riferito la mia riflessione rappresentano alcune delle (purtroppo) numerose varianti della connaturata assenza dell'etica della responsabilità. Questi "idealisti", non sai se sono più irresponsabili, o decerebrati. Più di loro, poi, coloro che tirano le fila di “scombiccherate ong” (vedi quella che ha ingaggiato la sequestrata).
Se uno afferma ciò, viene iscritto d'ufficio nell'elenco dei cinici che girano la testa dall'altra parte.
Ognuno ha un proprio modo di testimoniare. Lei con petizioni e censure; io con gesti concreti di sostegno. Di cui, per ragioni di stile, non me ne vanto (essendo le cifre non risibili ma dimostrabili).
Il cinismo, paludato da narrazioni subliminali ed ingannevoli, con cui viene gestito il gettito del fundrasing e della fidelizzazione degli adottanti, fatica a venire in emersione. A cominciare dal trattenimento dell'80% per spese generali. In aggiunta, come abbiamo considerato nel precedente articolo, a sconcertanti comportamenti che violano la più elementare etica comportamentale.
Da due anni mi sono stancato e aiuto gli ultimi del mio Paese.
Posso comprendere che, per quanto si finga il contrario e si continui ad inneggiare all'eroismo degli operatori e di certe ong di appartenenza, l'imbarazzo di fronte alla constituency di questo opaco ambiente. Noi non vogliamo assolutamente, come si dice, “gufare”. Ma l'emersione dei profili personali e dei comportamenti istituzionali non lascia molti spazi all'immaginazione. Dicono i “cari” della rimpatriata che a questo punto devono entrare in scena rispetto e silenzio. Parole nelle quali non si avverte un minimo di rispetto nei confronti dell'opinione pubblica (“Basta, adesso, basta odio, facciano silenzio”).
Quanto alla “fragilità” soggettiva, non riusciamo proprio, gentile lettrice, a non fare menzione della massima toscana “Figli e grulli, chi li fa se li trastulli”
Quanto all'inqualificabile performance dei vertici governativi che hanno gestito l'intera vicenda (nata, tanto per essere chiari, già nel ciclo giallo-verde e planata in quello giallo-rosso) nell'evidente presunzione, non di fare una cosa, umanamente ed istituzionalmente, giusta, bensì di compiacere “la pancia” dell'italiano medio, notoriamente incline al core de mamma, non si può mettere la mordacchia.
A nessun statista, anche con un rating modesto, verrebbe in mente di violare il patto internazionale di soggiacere al ricatto estorsivo del terrorismo. Men che meno di gestire il ritorno come se si trattasse di un epilogo edificante e degno di essere simbolicamente esibito (il che, volenti o nolenti, attiverà inevitabilmente impulsi emulativi). Fermo restando che lo scivolamento del Sud del mondo verso una irreparabile deriva è questione in carico a tutti i paesi cosiddetti sviluppati. In quanto tale non può essere affidato alle improbabili mani di volonterosi.
E.V.