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Rinnovo dei Consigli di Quartiere: Non si fanno nozze coi fichi secchi

Occasione mancata o solita melina della politica liquida?

  21/05/2022

Di Redazione

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Già …bella domanda (retorica). Nella cui risposta ci stanno in parte i due termini contrapposti della domanda. 

Solo qualche giorno fa, mostrando come effetto di reminiscenza di pregresse stagioni meno stagnanti di quella corrente se non proprio entusiasmo, ma aspettative confidanti, avevamo attivato un focus sul rinnovo del mandato nei Consigli di Quartiere della Città. Solo il combinato della nostra macchina editoriale, sempre asincrono rispetto agli inputs, ci ha imposto di postare con leggero ritardo la testimonianza di Paola Tacchini, nota testimone di molte battaglie civili per la preservazione ambientale e per la difesa della sanità pubblica. Poco male (con le scuse alla nostra corrispondente). Lo facciamo ora e con un senso di incremento di opportunità. 

Che deriva dalla consapevolezza di rendere pubblico un contributo, in cui traspare volontà di mettere in gioco fecondi propositi e di agganciare gli ultimissimi sviluppi del rinnovo della rappresentanza. 

Potenziato dalla circostanza che, nel frattempo, si è aperto un confronto sull'indotto della tornata dei rinnovi. 

Che sta riservando una gragnuola di malumori, imbarazzi critiche, non solo per il “poca cosa” rappresentato dall'afflusso ai seggi, ma, soprattutto, ed è più importante, per un obbligo di esercizio dell'autocoscienza sul significato di questo minimo sindacale di risorse mobilitate. 

Ça va sans dire, è sempre l'ora (come si diceva un tempo non dei pavesini, ma del gioco “dialettico”. In cui l'opposizione fa ciò che deve e la governance gioca di rimessa per auto scagionarsi di responsabilità. Di cui i maggiori indiziati sono le nomenclature che più a lungo hanno detenuto lo scettro del comando e, proporzionalmente, le alleanze che lo hanno detenuto di meno. 

In realtà, se si devono cercare ed attribuire responsabilità, bisognerebbe non procedere salomonicamente, ma assumere consapevolezza che la disaffezione è una sorta di livella, che risparmia solo i boiardi dei piani superiori. 

La questione è di ordine, se non proprio planetaria, sicuramente molto ampia. 

Prima ce se ne fa contezza e meglio si procederà per la resilienza. 

Strappare le coscienze civili da una lunga disaffezione collettiva allo sforzo di percezione e consapevolezza, soprattutto di convincimento sulla condivisione dell'etica dell'appartenenza comunitaria. Di cui anche la partecipazione alla vita basica, come la vita del Quartiere, è un meccanismo correlato alla buona performance della più ampia macchina istituzionale. 

Ciò che non si deve fare è rispondere, come fa la maggioranza (che culturalmente avrebbe maggiori frecce culturali nell'arco). La quale si ripara nelle ritorsioni polemiche verso l'opposizione,argomentando che “con le attuali risorse di personale e finanziarie…” 

Rebus sic stantibus, perché …zzo mantenete in vita i Quartieri e ne fate rieleggere il Consigli!? 

Perché partecipino alla recita del tutto va ben madama la marchesa…!? 

Scrive, infatti, sul quotidiano locale, un lettore: “Le proteste meritano risposte puntuali. Vorrei capire quali siano le priorità e soprattutto perché ad ogni richiesta si risponda non ci sono soldi…possibile che il Sindaco non si domandi il perché di tutto questo e della disaffezione dei cremonesi a partecipare ai Comitati di Quartiere”. Elementary Watson… 

È giunto il momento di fare dei Quartieri, ora che sono stati rieletti, una delle questioni di sostenibilità dell'appartenenza della governance comunale al più ampio universo della rappresentanza e dell'esercizio delle prerogative dell'appartenenza comunitaria. Ok, talvolta la visuale degli watcher di ballatoio e di giardinetti è petulante. 

Ma il principale problema non è questo. Il problema è l'interpretazione e la metodica del rapporto tra istituzione e cittadinanza che non si esaurisce solo nell'election day ogni cinque anni. 

Se non fosse stato per Rosita Viola, i Quartieri languirebbero. Ora bisogna dare la spallata, affinché svolgano effettivamente la loro mission. Che non può non appartenere ad una visuale strategica. Azzardiamo, ad esempio, l'opportunità che di tanto in tanto l'Assessore alla partita convochi gli Stati Generali di tutti i Consiglieri eletti; in modo da fornire un quadro complessivo del rapporto tra governo comunale e “trincea” periferica. 

In ogni caso, tanto per essere chiari, non si fanno nozze coi fichi secchi. 

Ed ecco il contributo fattoci pervenire da Paola Tacchini, neoeletta nell'importante Quartiere (“dormitorio”, si diceva un tempo) del Cambonino. 

Lo pubblichiamo come segnale verso l'opinione pubblica e come sostegno ai volonterosi che si mettono in gioco per il bene pubblico. Per di più in un quartiere marginalizzato. Oggi come in passato. Si ricordo un'assemblea stracolma a fine 1989 organizzata dalla sezione socialista (100 iscritti). In merito ad un fatto di sangue inquietante. Partecipò anche il parroco. E tutte le forze politiche. L'avevamo organizzata come capogruppo in Consiglio Comunale. Per dire del rapporto di allora tra istituzioni e cittadini. (e.v.

Contributo di Paola Tacchini (a sinistra nella foto sotto - ndr), neo eletta al Quartiere 4 

Il Cambonino non è solo un quartiere periferico di Cremona, è il mio quartiere, dove vivo da 30 anni, dove sono arrivata "sposina" nel 92, dove ho avuto da subito una splendida accoglienza da quella che è più di una amica, una sorella maggiore per me, Viviana e tutta la sua famiglia. Poi sono arrivati i figli, due maschi e ho scoperto uno dei più belli asili di Cremona, la Scuola per l'infanzia Lacchini. Da qui sono iniziate le amicizie in quartiere con tante altre mamme, italiane, marocchine, tunisine, albanesi, macedoni, cossovare, rumene, ivoriane. Sì perché questo quartiere è multietnico, e pur avendo i suoi problemi anche di integrazione, come in tanti altri, da sempre ho trovato tanta affinità e solidarietà tra noi mamme. Poi c'è la parrocchia di San Giuseppe, e in questi anni diversi parroci si sono avvicendati.  

Il mio primo impiego è stato accettare di diventare catechista. Mio figlio maggiore iniziava la scuola elementare Miglioli, è il don di quel periodo, Don Mario, mi disse semplicemente, vista la mia esitazione per timore di non essere all'altezza dell'incarico: "Insegna loro il Padre Nostro, l'Ave Maria e il Gloria e siamo già a buon punto" (me lo disse in cremonese tipo "suntum a post"). 

Finiva sempre che tra i genitori, quando si cercava un rappresentante di classe, nessuno si offrisse, quindi accettavo e di conseguenza venivo votata...  

I problemi c'erano, ma ho sempre amato il dialogo e cerco sempre di empatizzare anche quando faccio da tramite. I bulli a scuola, i bambini più in difficoltà, le maestre che talvolta contribuivano di tasca loro davanti a delle carenze di materiale, e noi genitori organizzavamo mercatini in base alle nostre capacità.  

Tutto questo ha creato una trama che ancora oggi, pur passati tanti anni e cambiate tante persone, resta il punto di forza di un quartiere.  

Conoscere, ascoltarsi, aiutarsi, aggregare. Queste per me sono le parole chiave che intendo provare a mettere in pratica anche con questo nuovo incarico di "Comitato di Quartiere" 

C'è anche a disposizione, in piazza Aldo Moro 18 un ambiente chiamato Punto Salute (dove si trovava la vecchia Farmacia Comunale) e la nostra idea è di alternarci per essere sempre, almeno una volta alla settimana, un paio d'ore presenti per raccogliere le segnalazioni dei residenti e fare da ponte tra le loro richieste e il comune.  

Sono ottimista. Amo il mio quartiere, è uno dei più verdi che ci sono a Cremona (uno dei motivi per cui lo avevo scelto) e confido che saremo una bella squadra, grazie anche all'altra mia "amica del cuore" che considero la mia seconda sorella, Katia, che con lo stesso mio spirito propositivo si è messa a disposizione.

Nella gallery i risultati delle elezioni avvenute il 14 maggio scorso.

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