Diciamoci la verità: se il numero dei contagi, reso noto quotidianamente, trova la propria origine nel contesto esistente due settimane addietro, significa che le misure intercorse per ridimensionarlo non hanno significativamente inciso nel contrasto al Covid-19.
Di parere diverso restano gli esperti componenti dei comitati scientifici, così come i ministri del Governo Conte, inoppugnabilmente contraddetti anche dai ripetuti decreti emessi al riguardo.
Il monitoraggio del contagio, attraverso i 21 controversi indicatori tecnico scientifici, rincorre il virus più che anticiparne la sua diffusione. Attraverso una straordinaria campagna di test sulla popolazione, l'attivazione della medicina di base e dell'assistenza domiciliare si sarebbe ridotto il ricorso alle strutture ospedaliere (nuovamente in affanno) da parte dei cittadini.
Il potenziamento di questi aspetti, nei mesi scorsi, è stato invocato da tutte le parti sanitarie e politiche, senza significative e coerenti decisioni operative nella riorganizzazione territoriale dei servizi e delle cure alle persone in stato di bisogno, compromettendo gravemente il diritto alla salute di chi è affetto da patologie diverse dal Covid-19.
Ancora una volta si è persa l'occasione di ristrutturare la sanità territoriale nonostante le eclatanti falle messe in evidenza dal coronavirus. Gli effetti delle riforme “federaliste” si sono palesati in sterili antagonismi fra Stato e Regioni, nonché in surreali balletti di responsabilità.
Governo e Regioni, stanno accumulando colpevoli ritardi nella correzione delle lacune gestionali sperimentate nella prima fase del contagio da coronavirus, sempre più incomprensibili ed ingiustificati dai cittadini.
Se ciascuno avesse fatto tesoro della esperienza passata, oggi, non saremmo certo nella situazione che stiamo vivendo.
La gente sarebbe meno preoccupata di essere abbandonata nelle corsie del pronto soccorso, se non addirittura fuori dagli ospedali HUB Covid (a causa del blocco di interi reparti), così come gli operatori economici, meno angustiati per il rischio di altri possibili blocchi delle attività.
Per quanto sopra, occorre sollecitamente riguadagnare il tempo perduto da parte, principalmente, della politica, in fortissima perdita di credibilità a tutti i livelli, anche nella nostra Regione e Provincia.
Francamente riteniamo insopportabile l'atteggiamento dilatorio della Regione Lombardia nei confronti delle istanze a più riprese avanzate dalle ASST e dagli Enti Locali del territorio, tese soprattutto alla apertura di un confronto su diverse questioni socio - sanitarie ed infrastrutturali.
Medici e infermieri, amministratori e rappresentanti di diverse categorie economiche e sociali, con ripetute missive, hanno dettagliatamente rappresentato proposte e aspettativa della realtà cremonese.
Alla indifferenza finora mostrata dall'Ente regionale, suggeriamo alle forze di maggioranza ma anche di opposizione, di programmare insieme delle iniziative, anche eclatanti, affinché le comunità cremonesi e cremasche ottengano l'interlocuzione richiesta, essenziale per l'assetto futuro del nostro territorio.
Più che di altre parole, abbiamo bisogno di un sussulto di responsabilità, da parte di tutti.