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Puntuale…buggeratura!

Prendiamo spunto dalla lettera di Clara Rossini per rimettere al centro due questioni di attualità

  03/07/2021

Di Redazione

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Caro direttore, senza dover sottolineare la mia propensione per la raccolta differenziata in quanto essenziale e doverosa, mi ritrovo piuttosto perplessa nel cogliere nelle informazioni rilasciate dall'assessore dottor Maurizio Manzi indicazioni poco chiare o almeno esposte in modo ingarbugliato per noi famiglie. Che vorremmo seguire un programma ben stilato per i vari ritiri. Naturalmente non si possono sempre evitare variazioni o successivi suggerimenti, ma nemmeno provocare un possibile disamore per norme entrate ormai nella nostra normalità. La ringrazio per la cortese ospitalità.

Un cordiale saluto 

Clara Rossini 

Tale era la lettera-riflessione della nostra affezionata e (volendo essere precisi) cooperatrice, Clara Rossini. Con essa riprende una riflessione tematica che L'Eco del Popolo aveva, come si suol dire, mandato in onda in prima assoluta. 

Con un certo compiacimento percepiamo di aver bucato. La pertinenza della riflessione e l'aderenza del sollecito al sentiment dei lettori. 

Che non tutti magari leggono L'Eco e interloquiscono direttamente (fatto che non ci fa perdere il sonno). E, noi tanto per essere chiari, non siamo assillati dall'ansia né della “concorrenza” né dalla rincorsa dell'audience. Siamo padroni di noi stessi. Non dobbiamo compiacere “poteri” più o meno occulti. Per di più i nostri conti pareggiano sempre. Al punto che ci siamo messi in proprio. Per rimarcare la nostra indipendenza, da ogni punto di vista. Siamo una macchinina piccola. Ma usciamo ogni giorno. Ospitiamo, anche grazie a questa rubrica “lettori”, contributi di riflessione e proposta. Per di più risparmiando a chi legge il raccapriccio di incocciare ogni quattro cinque righe “consigli” commerciali. 

Abbiamo premesso ciò per affermare che la confluenza dell'argomento da noi sollevato in anteprima ed in solitaria su altre testate non solo non ci affligge, ma addirittura, ampliando la circolazione delle idee, ci incoraggia. 

Oddio, se i role giver (vale a dire gli investiti di mandato elettivo e o di nomina) ogni tanto incaricassero i bulimici apparati comunicativi comunali di correlare l'oggetto ed i destinatari del loro lavoro di operare erga omnes, il nostro lavoro sarebbe facilitato. 

Ed è questo il motivo per cui siamo quasi sempre costretti a fare la parte di Gambacorta (notoriamente ultimo ad arrivare). 

Insomma, per confidare che il materiale oggetto di questa controdeduzione (che è anche risposta alla lettera di Rossini) l'abbiamo letto sul benamato quotidiano cremonese (cui siamo abbonati sia nella versione cartacea sia in quella digitale). 

L'interpretazione di Gambacorta non cambia di una virgola la materia del contendere. Con il che ci riferiamo al pronunciamento da parte dei vertici dei gruppi di maggioranza che reggono la giunta e che, da quanto ci pare di cogliere, sembrano impermalositi dal fatto che “il cavallo non beve”. Vale a dire che, dopo la critica di prammatica dell'opposizione (che fa il suo dovere), il profluvio di esternazioni popolari contras non cessa e, secondo noi, non cesserà. 

A punzonare e a pilotare la campagna “puntuale” (aggettivo che più o meno tarato rappresenta un ossimoro universale per le abitudini italiane e, soprattutto, per il timing delle prestazioni del Comune di Cremona). 

Non conosciamo (tranne il capogruppo di Sinistra per Cremona, che stimiamo professionalmente e personalmente) nessuno dei players (di maggioranza e di minoranza). Per cui è escluso, in quanto abbiamo già esternato e continueremo ad analizzare, nessun retro pensiero “mirato”. Già l'Assessore Manzi si era fatto conoscere qualche anno fa, quando costrinse (a poche settimane dalle elezioni) code bibliche di utenti a presentarsi allo sportello per ribadire (stessa tassa, stesso beneficiario, stesso appaltatore, stesso IBAN erogante) la domiciliazione. Ma, evidentemente, tali circostanze devono essere state percepite dal diretto interessato e dall'intera macchina comunale esattrice qualcosa come une bagatelle o addirittura un divertissement. Se, come plasticamente appare nei prosiegui, il taglio della relazionalità tra potere comunale e cittadini sembra essere ispirato dall'aforisma del marchese Onofrio.  

Qui non intendiamo riferirci ai “contenuti” sempre opinabili nel collegato percezione-consapevolezza dell'amministratore ed amministrato (finché si resta nel range della legittimità). 

Bensì a quel profilo da “grande fratello”, per di più molto sbrigativo, in forza del quale l'assessore alla partita e, dopo l'endorsement della troika maggioritaria, pretendono dall'opinione pubblica una metabolizzazione fiduciaria, forse addirittura fideistica, nei confronti del “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”. 

Perché, diciamolo francamente, è un po' questo il timbro relazionale tra comunità e amministrati da parte di coloro che volevano “fare nuova la città” all'insegna di un rapporto aperto, di un laboratorio civico, di un aggregato di ascolto. Cui non è corrisposto in questi anni il livello di comportamento. 

Riconosciuto che il più delle volte la scalcinata opposizione ha dato il meglio di se su un versante di contestazione per principio sull'operato e sulle intenzioni del governo comunale, onestamente andrebbe aggiunto che sulle questioni strategiche la giunta quasi mai si è mostrata disponibile a percorsi inclusivi e a mediazioni di contenuto. 

Il centro-sinistra di Galimberti va, sulle grandi come sulle secondarie questioni per la propria strada. Sul tema dei rifiuti, peraltro, come abbiamo (ad nauseam) segnalato, pende un irrisolto combinato-disposto tra una sorta di non possumus derivante dal fatto che “chi vende non è più suo” (come osserverebbe il sensale Nardoni), a mente del fatto che al Comune, avendo venduto-svenduto la municipalizzata, non spetta né l'ultima né la penultima parola nelle materie strategiche, e l'irrisolta diatriba tra i propugnatori dell'ambientalismo dogmatico e i “realisti”. 

Nelle more dei confronti e dei compromessi, i padroni del vapore (in cui non includiamo l'ormai evaporato partito di maggioranza relativa, che pure dovrebbe parteggiare per una visione realistica) vanno per tentativi e, soprattutto, per esternazioni ingannevoli. 

Com'è la serie di affidavit messi in campo per accreditare sia la convenienza (del cittadino utente) sia la stretta correlazione tra l'applicazione della tariffa “puntuale” e la “riduzione della quantità di rifiuti prodotti”. 

Di sicuro non solo non ci sarà una convenienza numeraria della tariffa, che anzi risulterà tendenzialmente più gravosa in termini monetari (“i risparmi per il cittadino potranno esserci…. se verrà ridotta la quantità di rifiuti indifferenziati”) e di gravame operativo (del che alla nomenklatura pare fregare assolutamente niente); mentre mancano totalmente dati di riferimento inoppugnabili circa la riduzione del conferito e del totale monte rifiuti, prodotti e trattati dalla utility. Ciò che più offende è l'impermeabilità al dovere di narrazioni veritiere e di confronti fecondi (si comportano in materia di evidenze come farebbe Cristiano/Verdone figlio di Armando/Sordi, che si rifiutava sistematicamente di ascoltare tappandosi gli orecchi e andando sopra gli altri bla-bla-blando)  

La smettano i “rassicuratori” di rassicurare (e di prendere per il culo). Il fatto che “l'applicazione della tariffa era presente nel programma elettorale e nelle linee di mandato del Sindaco Galimberti” non costituisce né esimente dall'etica della responsabilità civile né scusante per cambiare rotta in corso d'opera. Ci sia concessa una digressione di natura assolutamente soggettiva: tre anni fa avevamo deciso al 59' minuto della 24° ora per chi votare al ballottaggio. Un po' per disperazione scandita dalla limitata offerta feconda un po' fiduciariamente, per quell'incomprimibile impronta illuministica che ci portiamo dietro. 

Look at my mask: non succederà più.  

Dato che ci siamo, prima che ci sollecitino i lettori, mettiamo le mani avanti in materia di splendori della gestione comunale. 

Ci riferiamo al preannuncio dell'avvio della manutenzione del verde cittadino, calendariato, a quanto pare dall'esternazione dell'assessora competente a fine luglio. Avete compreso: fine luglio! Un periodo che, per la cura del verde, è sconcertante sul terreno sia delle evidenze della fruibilità e del decoro (anche visivo) sia della incompatibilità di sfalci e potature nel picco del periodo estivo. 

Diciamo che su questo aspetto la neghittosità del governo comunale ha superato i limiti di guardia; perché ha travalicato dal fancazzismo al potenziale danno al patrimonio in verde. 

L'ultima chicca è riservata alle spiegazioni-non-spiegazioni fornite dall'Assessora Pasquali allo stato del civico cimitero. Ne avevamo già parlato? Vero. Ma si dà il caso che il sottoscritto sia un frequent visitor/lover del culto degli scomparsi e della correlata allocation. 

Non è certamente in omaggio alle immagini fotografiche che abbiamo pubblicato in un recente passato che la Giunta afferma di voler intervenire. A principiare dalla scalinata della “chiesa” il cui degrado è percepibile anche dagli ipovedenti. Alla buonora! Si tratterebbe della classica “trave”, segnalatrice di uno stato di degrado che offende la sensibilità civile. 

Ma se l'assessora volesse allungare lo sguardo sulle “pagliuzze” del più generale decadimento del civico camposanto ne trarrebbe conclusioni inquietanti. Su trent'anni di performances comunali da far rabbrividire (a fronte delle quali farebbe un figurone l'assessore leghista della Giunta Perri) pesa l'opzione “strategica” di considerare la “bianca città dopo il fascio ferroviario” (come la chiamava Emilio Zanoni) un'entità trascurabile. Riconosce l'assessore il valore monumentale (ma dubitiamo della sincerità, perché i comportamenti concreti sarebbero diversi), che comporterebbe… bla..bla…bla.  

Siamo giunti al punto che la capienza per l'assolvimento del servizio d'istituto è praticamente satura. Uno dei motivi accampati sarebbe il blocco del turnover dell'occupazione di tombe romane, colombari, cellette, cappelle. Dovuto sia alla sproporzione della domanda/offerta determinata dalle conseguenze pandemiche sia, confessa l'esponente della giunta, all'inesecuzione dell'estumulazione per cessata concessione. Che, ci permetta l'Assessora, non è problema dell'oggi; bensì di qualche decade fa (quando per risolvere lo stesso problema dovemmo prima chiedere ospitalità temporanea ad una tomba di parenti e poi acquistare, a prezzo non esattamente popolare, una cappella). 

D'altro lato, basta affidarsi all'occhiometro per capire (dalle targhette in plastica blu annuncianti i provvedimenti di estumulazione affissi su centinaia di sepolture) la vastità e la vetustà del problema. In cui è di tutta evidenza che, essendo il servizio comunale dotato di un accreditato apparato amministrativo, la questione risieda nell'input politico. Non vogliamo allarmare la signora Pasquali, ma siamo costretti ad avvertirla che la fattispecie inerziale della non esecuzione dei provvedimenti potrebbe configurare il peculato d'uso. 

Concludiamo con una presa d'atto ed una proposta. 

La presa d'atto riguarda il fatto che negli ultimi anni gli assessorati attivi (e lungimiranti) per l'efficienza ed il decoro risalgono all'inizio degli anni 70 (assessore Bruno Barbieri) e a metà anni 80 (Assessore Beppe Carletti). 

La proposta è che il Consiglio Comunale, nella sua totalità, si faccia carico, non partisan, delle due questioni. (e.v.

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