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Sempre riguardo campagna vax

Pubblichiamo un contributo di Clara Rossini

  16/05/2021

Di Redazione

Sempre+riguardo+campagna+vax

Deduciamo dagli indici di accesso alla nostra testata che la riflessione (Tutto perfetto...ci piacerebbe affermarlo) di alcuni giorni fa sull'episodio di un richiamo/passerella ha incontrato interesse nei lettori. 

Una volta, irreversibilmente si spera, doppiata la boa dei picchi infettivi, il riflettore tende a mettere a fuoco, della questione pandemica, il profilo che sprizza ottimismo: la salvifica vaccinazione. Una possibilità che solo qualche settimana fa era percepita un po' come chimera dalla dubbia efficacia e un po' come pretesto per tenere in sospensione, secondo l'italico impulso, la coesione comunitaria (su un argomento che, invece, pretenderebbe la massima convergenza tra popolo e filiera dirigente). 

Poi, di fronte all'inoppugnabilità delle conferme scientifiche e degli indici epidemiologici in regressione, l'opinione pubblica (non sempre beneficamente influenzata dal chiacchiericcio) se ne sta facendo una ragione. Del che sembra essersene resa conto la classe dirigente istituzionale.  

“Un vaccino a tutti entro l'estate”, gongola l'establishment lombardo con un recente curriculum reso traballante dalle prestazioni antipandemiche 

Crollati contagi e ricoveri. Un nesso di causalità e un combinato disposto virtuoso (più vaccini inoculi meno virus gira meno contagi, ricoveri e decessi), che, tra l'altro, aiuta il sistema sanitario ad uscire dal suo Vietnam. 

Anche se appare incessante l'impulso regionale a regolare una questione, che esigerebbe il massimo della programmazione, secondo mani libere. 

Il che dimostra, ove ce ne fosse ancora bisogno (perché la gestione pandemica ha detto tutto in materia), l'ineludibile necessità di interrogarci non si sa più se sull'inutilità ovvero sulla dannosità di questo istituto. 

Si è, quindi, arrivati al punto che, anziché cooperare, questa tendenza ad andare ognuno per sé si sta esprimendo come una guerra per bande sul non esattamente facile problema delle assegnazioni dei contingenti delle dosi. 

Ma sul punto ci fermiamo qui; perché, per quanto di scorza dura, più di tanto non reggiamo di fronte alle prestazioni/esternazioni di certi Governatori. 

Fermo restando, ovviamente, che la materia non è esattamente un pranzo di gala e che, proprio per questo, dovrebbe essere trattata with care. 

Fin tanto, infatti, che la pratica vaccinale di massa non rappresenterà risposta costante e non sarà andata a regime una filiera esecutiva, che richiede cooperazione e senso dell'ottimizzazione delle metodiche e degli impieghi, non dovranno essere consentite né sbavature né comportamenti diversivi. 

Insomma, in assenza delle condizioni sia di un collaudato sistema somministrativo sia di una adeguata offerta di materiale vaccinale, non sono consentite, come abbiamo premesso, pratiche che non conseguano la totale efficienza delle procedure e dell'impiego. 

In tale fattispecie rientrano anche le variabili, apparentemente marginali, del timing della seconda inoculazione e della location sostitutiva. 

Fortunatamente la carovana del Paese si sta mettendo in movimento; anche se fin qui i perni di questa dinamicità sono stati ipnotizzati dalle pretese ludiche. 

Torna il pendolarismo per lavoro e, si spera se si crede seriamente che la mobilità di svago comporti un positivo indotto economico, per soggiorno climatico e vacanziero. 

Che, pure potrebbe comportare benefici soprattutto per i soggetti fragili. 

Ecco, e noi, si parva licet…, vi abbiamo contribuito con la denuncia di alcuni giorni fa, prendere consistenza l'ipotesi di praticare almeno la seconda dose “fuori sede”. Non in modo generalizzato (come succede in alcuni Stati degli USA, dove basta presentarsi agli hub); ma considerando alcuni requisiti: il domicilio temporaneo per ragioni di lavoro o per soggiorno climatico. Si era anche affacciata (ne abbiamo dato conto) l'ipotesi della liberalizzazione dell'inoculazione presso le farmacie. Ma la “sciura” Moratti nelle ultime ore ha, con toni perentori e non esattamente rivelatori di realismo, ha sentenziato che “è praticamente impossibile spostare le somministrazioni nelle mete di vacanza. Come compensazione sarà possibile fare il richiamo ai residenti inoculati la prima volta fuori regione.” 

Il cui senso (molto prossimo alla fattispecie della classica cazzata a colori) è assolutamente non percepibile almeno dal punto di vista dei presupposti e della convenienza.

Bisognerà che l'Assessora lombarda al Welfare se ne faccia una ragione, perché l'argomento è serio ed arrischia di provocare un non trascurabile default nello sforzo di massimizzazione della gittata della pratica vaccinale. 

Che, a lungo andare non potrà contare solo sull'apporto determinante della fascia basica degli operatori e del volontariato civile, ma dovrà poter contare sulla totale riconversione del sevizio in capo alle ATS e ASST. 

Sull'argomento abbiamo ricevuto un contributo, che pubblichiamo, da parte di Clara Rossini. 

Caro Direttore, vivo in persona di madre il problema delle difficoltà incontrate nelle regole imposte per la assegnazione e distribuzione dei vaccini. Difficoltà familiari che sono necessariamente presenti nei problemi di tutta la gente comune, che non può approfittare di conoscenze, appoggi importanti, ma solo seguire le disposizioni calate dall'alto. Il tutto però poi si riflette sull'andamento economico della nazione, nei campi economici più colpiti, come il turismo e la ristorazione. Mia figlia ( come tanti ) da due anni ha dovuto rinunciare alle vacanze, essendo ancora giovane non sa quando le verrà inoculato il vaccino. Illudendosi di poterlo ottenere entro giugno, poi dovrebbe attendere...quanto? Per la seconda dose fine luglio o agosto...col consiglio di ritenersi ancora vulnerabile per circa 15 giorni. Il nostro Predidente del Consiglio giustamente raccomanda di scegliere per le vacanze la nostra bella Italia...perché allora non considerare il nostro Bel Paese una nazione unita, dove si possa accedere alla seconda dose in qualsiasi regione o località!? Il centro vaccinale di Cremona lavora sin dall'inizio egregiamente, senza la pubblicità di chi vuol renderle plauso con l'evidente intenzione di mettere all'attenzione se stesso. Medici, infermieri, volontari e personale tutto sono da ringraziare e applaudire...perché non permettere l'alleggerimento del loro incessabile lavoro delegando ad altre strutture italiane le ultime fasi del vaccino. In altre regioni istituiscono l'open day per sensibilizzarne l'accettazione, non dovrebbero nascere difficoltà per ospitare i “nostri turisti “ Vogliamo tutti respirare aria diversa, aumenta il bonus vacanze, ma che senso ha se poi non se ne può godere?? Grazie per la gentile ospitalità, mi sono dilungata, ma la condivisione del contenuto del vostro articolo ha stimolato alcune mie semplici riflessioni.

Clara Rossini

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