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Privilegi e demagogia

Riceviamo da Giorgio Peli e molto volentieri pubblichiamo

  17/01/2022

Di Redazione

Privilegi+e+demagogia

Caro Eco, segnalo che da qualche giorno imperversa sui social una delle tante campagne per una petizione popolare contro gli “abusi” degli “eletti”. “Il tempo per la modifica della Costituzione e` ORA. Solo così si potranno correggere gli abusi di deputati e senatori!”, proclamano i proponenti di una riforma di *LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE*. Così attivando la solita catena di S. Antonio, col semplice preannuncio di una delle tante campagne populistiche a base manichea. I perni della proposta di legge sono sinteticamente: 1. I deputati saranno retribuiti solo durante il loro mandato.2. I deputati contribuiranno al regime generale di Previdenza Sociale come il resto dei cittadini. 3. I deputati non potranno votare i propri aumenti di stipendio. 4. I deputati devono rispettare le stesse Leggi del resto degli italiani. Dalla lettura del decalogo è facile dedurre nella mente la presenza di un misto tra demagogia e scarsa conoscenza della realtà. 

Non farò circolare come richiesto l'avviso e chiedo qual è la posizione della testata socialista in merito alla vexata quaestio degli “abusi degli eletti”. 

Grazie e cordiali saluti. 

Giorgio Peli - Manerbio 15 gennaio 2022 

Caro lettore, ho letto, ma non procedo per l'implicito intento fuorviante di una inconsiderata iniziativa, incompatibile con una visione austera delle prerogative in capo agli eletti. Nonostante che i medesimi non si siano fatti mancare niente in materia di comportamenti non esattamente austeri. Riassumo la mia posizione. Esercitare il mandato elettivo non è un "obbligo" (in conseguenza del quale si acquisiscono prerogative satrapiche). Bensì un diritto-dovere, cui lo Stato deve corrispondere un equo ristoro di costi e di tempo. Non può diventare un pretesto per configurare la fattispecie di un mestiere. A parte ovviamente i ruoli totalmente assorbenti. Che vanno remunerati ragionevolmente e che non devono prevedere una garanzia di eternità.  All'inizio del Parlamento dell'unificazione nazionale, agli eletti veniva riconosciuta la molto ambita "medaglietta", come simbolo identificativo del ruolo e come parzialissimo riconoscimento materiale. Vero che il rango elettivo era quasi esclusivamente prerogativa dei ceti aristocratici ed abbienti. Cui non interessavano né stipendi né vitalizi. Essendo prevalente il risultato della non remunerazione; vale a dire l'esclusione degli ultimi dalla vita pubblica. A quanto mi risulta, il primo "stipendio" fu riconosciuto ad un deputato socialista parmense che di mestiere era fornaio. Dovendo partecipare alle sedute legislative, era costretto a rinunciare al salario. Fu in forza di ciò che si cominciò a riconoscere l'istituto del gettone. Che in quella temperie doveva essere molto esiguo. E, soprattutto, non prevedeva altri benefits, come i "vitalizi" e la bouvette. Si racconta che il Sindaco di Cremona Vacchelli avesse avuto un appuntamento alla Camera dei Deputati (per concordare il percorso in vista dell'unificazione di Due Miglia con il Comune Capoluogo) con il Deputato socialista Leonida Bissolati (di professione avvocato). All'ora concordata il Deputato era introvabile. Fu trovato in un anfratto della location parlamentare intento a cucinarsi il cremonesissimo "cereghino" (il suo piatto unico della pausa pranzo confezionato autogestionariamente e a costo zero per lo Stato). Ritengo giusto un percorso di rientro in un ambito di decenza per quanto si riferisce alle prerogative riconosciute ai titolari di mandato elettivo. Ma, ripeto, partendo non già da preconcetti qualunquistico-populistici, bensì dal fermo convincimento della piena autonomia, indipendenza, dignità degli eletti.  Diversamente, come dimostra la deriva del populismo grillino, la giusta richiesta di rientro nell'alveo della sobrietà della funzione elettiva, diventa un pretesto per diversivi di lotta politica degenerante. (e.v.)

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